Ho accarezzato a lungo l'idea che potesse succedere. Ho immaginato che succedesse un milione di volte ed era sempre diverso, sempre uguale, un turbinio di emozioni senza principio nè fine.
Averla a pochi centimetri da me, annusarne il profumo, sentirne il respiro, percepire il battito del suo cuore accelerare. Osservare il suo corpo con calma, quasi con metodo, come un pittore che cerca di fissare nella mente l'immagine della modella che sarà tutto il suo mondo finchè il dipinto non sarà finito.
Accorgermi con stupore ogni volta rinnovato della sua bellezza, non appariscente ma decisa... e scoprire che la desidero ancora, oggi come allora.
Studiarne il viso apparentemente sereno e con un mezzo sorriso accorgermi che per un attimo l'ha attraversato un velo di tensione quando ci siamo sfiorati, casualmente, forse no. Soffermarmi sulle labbra increspate in un sorriso appena percettibile e sentire le ultime difese della ragione cedere il passo a forze superiori. Accarezzarne il naso, le guance e cadere davanti ai suoi occhi, di nuovo, come se ogni residuo di prudenza venisse spazzato via da venti di tempesta. Ad un tratto provare timore per quello che potrebbero vedere quegli occhi che sanno dove guardare... e d'improvviso dimenticare tutto e cercarla, giocare con lei, avvicinarmi quel tanto che basta per farle sentire il calore di una passione assopita forse, dimenticata mai, e allontanarmi ancora per vedere se ha il coraggio di avvicinarsi tanto da bruciarsi.
Infine toccarla, lasciare che il desiderio avvolga entrambi e abbandonarcisi, senza pensare a ciò che è giusto e a ciò che non lo è, senza chiedersi perché, come se non esistesse domani, per un attimo che vale una vita intera.
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