Era una bella serata. L'aria era fredda ma serena e avevano deciso di uscire a fare quattro passi. Impegni, responsabilità, da tempo non uscivano. Stavano crescendo e la voglia di fare baldoria diventava sempre meno, sostituita dalle preoccupazioni di una stressante quotidianità.
L'occasione di una esibizione di un quartetto Jazz si era rivelata un'occasione troppo ghiotta per mancarla ancora una volta, così si erano preparati di tutto punto ed erano usciti. Aspettavano l'arrivo di fidanzate e amicizie e (mis)conoscenze varie chiacchierando di quel che era stato e di quello che sarà.
Uno dei ragazzi però, il protagonista di questo racconto per l'esattezza, non era del tutto tranquillo: in fondo il paese era piccolo ed era quindi grande la probabilità che incontrasse proprio lei.
Sperava che succedesse?
Certo che si!
Ciononostante una piccola parte di lui era turbata dall'idea di vederla. Era passato molto tempo dall'ultima volta che erano usciti insieme e temeva che troppe istantanee del passato tornassero a scorrergli sotto gli occhi.
Il locale iniziava a riempirsi, i musicisti terminavano di preparare gli strumenti mentre cameriere indaffarate ronzavano tra i tavoli raccogliendo le ordinazioni dei ritardatari. Le luci soffuse, il calore, i suoni, gli odori, tutto contribuiva a creare un'atmosfera particolare, sospesa, come se fuori da quella sala il mondo si fosse fermato aspettando l'ultima nota, segnale convenuto, per riprendere a muoversi.
La musica era iniziata e il nostro giovane ne era stato rapito quasi immediatamente, ora non solo il mondo fuori bensì tutto, compreso le persone che gli stavano attorno, era diventato uno sfondo per le melodie che lo avvolgevano. Aveva dimenticato il pensiero di lei, il tempo passava e credeva che avesse infine deciso di non uscire, o di andare da qualche altra parte. Era ormai immerso nelle suggestioni che ritmi e melodie creavano nella sua testa.
Un ritmo dolce, malinconico, quello di un uomo innamorato che sussurra parole colme d'amore alla donna che gli dorme affianco, consapevole che lei non le ascolterà, che può confessare tutto ciò che non riesce a dire quando lei lo guarda con quegli occhi grandi e profondi. Il suono che una carezza farebbe se fosse musica, questo ascoltava quando finalmente si accorse che lei era appena entrata. Subito un tuffo al cuore, ogni volta si chiedeva come fosse possibile che a dispetto delle innumerevoli volte in cui si erano incontrati ancora non riuscisse a trattenere la sorpresa, l'ansia, la gioia di vederla.
Era tanto bella, come sempre, e faceva fatica a toglierle gli occhi di dosso. Pensava tra sè, "sono felice che sia venuta... mi manca così tanto...". Ora le note erano come macchie di colore che si sovrapponevano, si fondevano per creare ritratti di scene passate, un volto sorridente, spensierato, deciso a vivere il momento senza pensare a quel che sarebbe stato.
Quella sera però il suo viso non era sereno e lui credeva di conoscerla abbastanza da capire che c'era qualcosa che non andava. Rigida, impacciata, stranamente silenziosa quando lui era abituato a vederla vivace, continuamente in movimento... non era a proprio agio e il ragazzo sapeva di esserne il responsabile.
Le voleva bene, per lui era diventata una delle persone più importanti... e doveva evitarla, costringersi a non pensarci, a non pensarla, per evitarle di star male ancora. Averla davanti quella sera, poterla guardare ancora una volta, era stato il più bel regalo che potesse fargli. Lei non lo sapeva ma era tanto tempo che il giovanotto non si sentiva così bene ed il merito era anche e soprattutto suo.
La serata ormai era finita, stavano rientrando a casa e il ragazzo aveva perso un po' di baldanza, "ancora un addio" pensava. La guardava allontanarsi, avrebbe voluto chiederle perché era stata così distante, scusarsi, pensava fosse colpa sua; avrebbe voluto rassicurarla, dirle di non ascoltare le voci di tanti presunti amici, di dar retta solo al proprio cuore, a quello di lui... ma non disse niente. Era una bella serata e allontanando i fantasmi del passato tornò a camminare verso casa.
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