Ho qualcosa dentro che scalpita per venire fuori. Rabbie confinate nei più remoti recessi dell'animo, sigillate perché ne sono io stesso spaventato. Ho voglia di essere cattivo con chi mi ha fatto del male, con chi pensa di farmi del bene, con chi mi guarda con sufficienza, con chi non ha la capacità di comprendere o le capacità per comprendere. Ho voglia di colpire, mordere, straziare... eppure non lo faccio. Combatto una sorta di guerra fredda tra me e me, strategia del terrore, se trovassi il coraggio di farmi esplodere come un ordigno atomico chi può dire quali sarebbero i risultati?
Perché anche le parole feriscono, tagliano come i famigerati coltelli dello Chef Tony. Sono armi affilate e nelle mani, nelle bocche, sbagliate possono fare danni inimmaginabili, io lo so.
Fondamentalmente sono un impulsivo, quando sono a contatto con situazioni che mi coinvolgono profondamente non riesco ad applicare i filtri che di solito sovrappongo alla vita. In queste circostanze parlo, d'impeto, ed ho, purtroppo, il "dono" di saper far male. Per questo da sempre preferisco rimanere in silenzio, evitare i diverbi. Nessuno capirebbe.
Avrei tante cose da sputare in faccia a troppa gente, ciononostante continuo a farmi i cazzi miei, del resto... cui prodest?
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