giovedì 6 settembre 2007

Uno sguardo vale più di mille parole

Mi piacciono le parole, tutte, il loro suono, le sfaccettature, il delicato equilibrio tra significati e significanti. Fossi nato un paio di migliaia di anni fa probabilmente avrei fatto l'oratore, oggi no, oggi sento discorsi senza capo nè coda, ragazzini che parlano come se stessero scrivendo un sms (a proposito, fatemi una cortesia, tornate ad usare tutte quelle belle lettere tanto care alla lingua dei vostri padri, basta acronimi, ve ne prego!), usi quantomeno opinabili di congiuntivi e consecutio temporum.
Mi piacciono le parole eppure, quando conta davvero, loro si rifiutano di uscire...
I discorsi restano sospesi ed è così strano, perché tu sai cosa vorresti dire, ogni frase l'hai ripetuta nella testa migliaia di volte, l'hai lavorata, ripulita, smontata e ricostruita per far si che il messaggio venisse compreso, però la lingua non è più sotto il tuo controllo, timida, non ha la forza di pronunciare altro che monosillabi.
Allora capisci che probabilmente le parole non contano poi molto, e che tutto quello che avresti voluto dire ce  l'hai scritto a chiare lettere negli occhi e loro non mentono, non si ingarbugliano, non farfugliano parole smozzicate... possono essere sfuggenti, timorosi, magari anche un po' spaventati ma alla fine capitolano e tornano a posarsi su quello che hanno desiderato vedere per così tanto tempo, alla ricerca di altri occhi, e labbra, naso, e mani e corpo, e poi di risposte a domande mai fatte e di cure per dolori indimenticati.
Avresti voluto abbracciarla forte, avresti voluto parlarle, raccontarle mille cose ed invece non sei riuscito quasi neppure ad avvicinarti... ma non importa, ciò che conta è averla potuta guardare ancora una volta negli occhi.

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