giovedì 12 maggio 2011

Sai che c'è?

C'è che a me a volte la primavera fa venire un po' di tristezza anche quando c'è un sole grande grande fuori.
Capiamoci, non che mi manchino gli ormoni. Quelli ci sono e non hanno neppure bisogno delle belle stagioni per risvegliarsi. Però in alcuni momenti è più forte il senso di incompletezza. Che magari stai passeggiando distratto, ti pare di vedere una faccia conosciuta e resti per un istante sorpreso perché è impossibile che sia li. E quando realizzi che no, non è lei, è impossibile che lo sia, allora torna a salire quella sensazione amara che pensavi il tempo avesse cancellato.

Continuo a cercare gli occhi che ho perso, e a sperare che nuovi sguardi li sostituiscano. E intanto il sole è alto in cielo ed io devo uscire anche se non mi va.

Ti aspetto, trovami.

ON AIR : Jovanotti - Io ti cercherò

sabato 16 aprile 2011

Dei dubbi

Uno dei primi ricordi di quando ero bambino è legato a un campo di papaveri.

Era il primo giorno di scuola. L'estate era quasi finita e ricordo il giardino sotto casa, sembrava un mare rosso. Ricordo il grembiule e lo zainetto a tracolla. E ricordo l'ansia, la preoccupazione mista a timore per quello che sarebbe successo, la novità che rappresentava separarmi da casa. Quell'ansia non sarebbe più andata via ma allora non lo sapevo ancora.

Ho avuto una infanzia felice. Ci penso, a volte. Penso ai pomeriggi d'agosto che sembravano non finire mai, ai giochi, alle corse in bici, al tempo speso ad inseguire un pallone e con lui i sogni di ciò che sarebbe stato il futuro.

E poi il futuro è arrivato, ed è diventato presente prima e poi passato. E' strano come quello che immaginavo si sia rivelato diverso da ciò che è stato davvero. Ma forse non è poi così strano, forse il senso della vita è che per quanto tu possa immaginarla, per quanto si possano sognare milioni di possibilità, lei riesce sempre a sorprenderti.

Ho sempre desiderato fare mille cose diverse e forse questo mi ha condotto a non farne nessuna davvero bene. Tra così tanti interessi non sono riuscito a trovare la mia strada. Così, in alcuni giorni che vorresti finissero in un lampo, mi attanaglia la vecchia ansia. L'incertezza su cosa sarà, su cosa farò, su cosa sarò, e mi domando chi sono davvero.

Chi sono?
E il tempo passa, non si ferma, non ti lascia il tempo di capire. Chi sono e cosa voglio, cosa cerco, cosa aspetto, chi, e perché. E allora l'ansia diventa magone, un peso che opprime la bocca dello stomaco e avvolge i pensieri in una spirale di dubbio e rimpianto. Come è possibile che sia così semplice dimenticarsi di sè?

ON AIR: Explosions In The Sky - Six days at the bottom of the Ocean

venerdì 28 gennaio 2011

Di esperimenti di scrittura creativa a otto mani

SALLY

L: "Quando ero piccolo credevo a tutto ciò che mi dicevano, ora non ceredo più neanche a ciò che vedo..."

E: ...certo, ci sono stati , a sprazzi, periodi in cui sentivo di potermi fidare, per lo meno del vecchio e della sua Sally, ma poi ho capito che mi stavo solo ingannando.

V: Mi piaceva Sally. Il vecchio la teneva in perfetto stato, con una cura quasi maniacale. Sempre pulita, lucida, gli interni in pelle e il profumo di arbre magique ogni volta che entravo. Sembrava un salotto, mi sentivo a casa.

S: Già, la cara vecchia Sally. Mi dispiacque quando per errore tolsi il freo a mano e la feci scivolare dolcemente verso la scarpata. Quel bastardo, in un modo o nell'altro, avrebbe dovuto pagare ciò che mi aveva fatto.

L: Tornando a casa avevo ancora il suo odore addosso, stavo impazzendo, avrei voluto dissolvermi nell'acido, ma ero certa che non sarebbe bastato... chiudevo gli occhi e vedevo le sue parole e sentivo le sue mani, annusavo i suoi gesti.

E: Tutto era cominciato quella sera, credo fossero all'incirca le 6, perchè ho ancora in mente che il sole mi feriva lo sguardo attraverso il parabrezza di Sally. Ero seduto di fianco al vecchio, mi aveva promesso che mi avrebbe accompagnata alla festa di primavera....sapete, agiocare con gli altri bambini, sulla giostra.

V: Ero elettrizzato, non vedevo l'ora di arrivare. Ero corso incontro alla macchina quasi volando. La mamma mi aveva vestito a festa, avevo passato almeno mezz'ora a cercare di pettinarmi e lei, dopo avermi guardato per un po' divertita, mi aveva tolto il pettine dalle mani riavviandomi i capelli e facendomi una carezza affettuosa. A quel punto avevo sentito il clacson e mi ero precipitato fuori.

S: La brezza della sera, io, Sally e il vecchio sfrecciavamo come il vento sulla 635, ma ancora non era perfetto. Come mi leggesse nel pensiero chiese alla rossa di appoggiarsi dolcemente a lato strada e lei senza esitare ubbidì. Scendemmo insieme e recuperammo il borsone dal baule. Insignificante e vitale, la collanina di perle che il vecchio mi aveva comprato al mercatino due settimane prima. Jenny, il vecchio conosceva Jenny.

E: Come se niente fosse il vecchio torno verso Sally, quasi dimenticandosi della mia presenza. Poi, all'improvviso, si fermò a metà strada pensando a capo chino, come se ad un tratto si fosse ricordato qualcosa di importante. A quel punto volse lo sguardo verso di me, che ero ancora in piedi vicino al baule, e mi accorsi che i suoi occhi erano cambiati... non un cambiamento fondamentale, si erano adombrati di un misto di malinconia e rancore. Il tutto durò un lampo, poi il vecchio ritorno su Sally e mi disse "sali, o ci perderemo quella dannata festa". Penso che fu allora che iniziai a capire.

L: Entrai nel vortice... Io, Sally, il vecchio e Jenny.. Povera piccola Jenny. Per me era tutto, sapeva starti accanto, ti guardava dentro e profumava di buono. No, non era come per gli altri, non la vedevo come una stupida barboncina. Jenny profumava di libertà. Mi ha liberato dal mondo, dal vecchio, da Selly, ed è ancora qua con me. Ora tocca a me liberarmi di lei. Aiutatemi. La amo troppo, ho bisogno di distruggerla

V: Ora ho voglia di fumare ma non riesco a ricordare dove diavolo ho messo le sigarette. Frugo nella borsa e cosa ci trovo? La collana, quella stessa collana di perle di tanti anni fa. E' strano venga fuori proprio adesso, davvero strano.

E: Non ci voleva in questo momento, non proprio ora. Sono già abbastanza sottosopra con il rinnovo del personale, con le circolari sempre più minacciose e poi... beh, e poi non mi arrivano. proprio ora che avrei bisogno di uno slancio per non vedere tutto nero, mi sento trattenuta, anzi, trascinata verso ricordi che speravo di aver rimosso. Vecchio del cazzo.

L: E' stato mentre guardavo quelle carte che ho avuto paura. I conti non tornavano e nel frattempo è arrivata la risposta del medico. Jenny, colei che ho amato e ho cercato di distruggere per troppo amore, senza riuscirci, proprio lei, con la sua rabbia, mi ha ucciso.

ON AIR: Nick Cave & The Bad Seeds - Where the Wild Roses Grow

sabato 1 gennaio 2011


Tantissimi auguri di buon anno
da Patrizia
e da tutti i suoi amici!

lunedì 20 settembre 2010

Del ricordo dell'amore e dell'amore tra i ricordi

Credevo che l'avrei superato, che un giorno mi sarei lasciato tutto alle spalle, che mi sarei svegliato e con stupore avrei scoperto di aver finalmente smesso di chiedermi quando tutto aveva iniziato ad andare storto, quali erano stati i miei sbagli e come avrei potuto evitarli, come saremmo stati, cosa saremmo stati.

Lo credevo davvero, e per davvero ci stavo riuscendo, allontanando lentamente i pensieri dal dolore di una decisione che ero stato costretto ad accettare dopo aver compreso che non avrei potuto fare altro. Tutto questo lottare, provarci, distrarsi, solo per scoprire che il ricordo del tuo volto, dei tuoi gesti, è nascosto così in evidenza.

E bastano le parole levigate di un libro sfogliato un po' per curiosità e un po' per noia, essenziali, cancellate e riscritte fino a renderle perfette nella loro semplicità, a riaverti qui davanti, mentre parli ed eviti gli sguardi. E bastano le note di una canzone quando sembra che tra i solchi sia inciso il suono delle tue parole, la dolcezza tranquilla del tuo respiro.

Così decido di andare avanti, di scegliere una nuova strada sapendo che si allontana da te e sperando che basti, nonostante sappia che continuerò di tanto in tanto a voltarmi indietro nella speranza, i nostri ruoli per una volta invertiti, di vederti corrermi incontro tentando di raggiungermi.

ON AIR: Arctic Plateau - In Time

venerdì 2 luglio 2010

Di allontanamenti e strade che conducono a casa

Dio, era una vita che non passavo da queste parti... come stai, vecchio blog? Raccontami, cosa hai fatto in tutto questo tempo? Sei stato letto da molte persone? Hai ripensato alle cose che ci siamo detti? No, sul serio, come te la passi?

Io sto bene, ho pensato spesso di passare a salutarti ma ogni volta saltava fuori qualcosa di più urgente e meno impegnativo. Ho fatto i conti con il mio passato e sai, il saldo non è esattamente positivo, ma va bene così, sono contento.

Ora come ora mi riesce difficile fermarmi a scrivere, forse perché sono uno di quelli che pensa a lungo a quello che gli succede ma che poi tira fuori tutto d'istinto, senza preoccuparsi troppo di quello che accadrà dopo.

Eppure mi sei mancato, mi è mancato fermarmi qui per un po' a chiacchierare, cercando di trovare la corretta messa a fuoco che nella confusione del vivere è così difficile trovare.

Spesso la sera mi chiedo chi sono davvero. Si, lo faccio ancora e probabilmente non smetterò mai di farlo. A volte mi rispondo che sono io, niente altro, e che in fondo sono più che sufficiente. Altre volte avrei bisogno che qualcuno mi rassicurasse, che mi sussurrasse gentilmente che sono qualcuno, che valgo qualcosa. Quando mi sento così cerco di non soffermarmi sui miei pensieri, mi ripeto che è un momento e che passerà presto. Quando mi sento così mi ricordo del perché tu esisti e sapere che sei qui, perfettamente immobile, fermo dove ti ho lasciato, è consolante.

Quando ho scelto l'immagine che mi avrebbe rappresentato ai tuoi occhi l'ho fatto perché mi aveva colpito, mi era piaciuta da subito. Un uomo sotto la pioggia, solo con il suo ombrello. Una sagoma nera su cui spicca un cuore rosso acceso. Non pensavo che anche a distanza di tempo l'avrei sentita così mia. Mi rappresenta meglio di quanto potrebbe fare qualunque foto.

Sei stato paziente e questo io lo apprezzo, credimi. Hai assecondato i miei sbalzi d'umore senza mai farmi pesare gli innumerevoli difetti di cui pure sei stato testimone, e in cambio io ti ho aperto il mio cuore, raccontandoti e raccontandomi nella speranza di capire e di capirmi.

E adesso sto pensando a quello che ho appena scritto rendendomi conto che, come al solito, ho parlato di niente. Ma a te non dispiace, e io sono contento perché era tempo che ti ritrovassi. A presto, vecchio blog... a presto.

ON AIR: Tim Hanauer - Dream a Better Way

venerdì 28 maggio 2010

Per te che non hai volto eppure sei così presente

Per le tutte le parole che abbiamo detto, che sono solo parole eppure a volte sono tanto concrete che le puoi toccare.
Per i sentimenti che non puoi ignorare.
Perché, soprattutto quando non ci credi, sei speciale.

Perché tu non smetta di credere in te finché c'è qualcuno che ha fiducia, ed io in te ci credo.

ON AIR: Depeche Mode - Precious