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giovedì 28 giugno 2012

Come se pensassi a te


Ti ho amata con l'appassionata intensità dei miei vent'anni.
Ti ho amata mentre mi chiedevo cosa significasse amare, ed i tuoi occhi erano lì ad insegnarmelo.
Ti ho amata tra parole e baci, ti ho amata sulla punta delle dita.
Ti ho amata di nascosto, come un segreto che non vuoi raccontare per timore di accorgerti che non è reale. Ti ho amata nei sussurri.
Ti ho amata quando ti ho vista andare via, e le spalle di una sconosciuta erano le tue, tua era la sua risata, tuoi i suoi passi svelti.
Ti ho amata con speranza, ti ho amata con rassegnazione.
Ti ho amata.


ON AIR: EPO - Luce Propria

giovedì 1 marzo 2012

Non capisci?

Non lo capisci quando parlo con te? Quando parlo di te? Non lo vedi?
Ci sei dentro, in queste parole. Sei tu. Sono tue.
Sono mie, finché non corrono via, si allontanano, scappano.

 Ti sto parlando ora, ascoltami, ascolta. Non te ne accorgi?
La rabbia, è tua anche quella. Il risentimento.
Ciò che si direbbe, che diventa ciò che non si dice.

Mi senti? Mi vedi? Lo vedi, quest'odio che è dentro?
Preferiresti essere indifferente? Non lo preferiremmo tutti?
Non è poi così bello, il silenzio. Il tuo silenzio.

Non comprendi quanto è difficile, a volte? Proprio tu?
Sbagli, impulsività.
Eppure non capisci.

ON AIR: Amor Fou - La convinzione

giovedì 12 maggio 2011

Sai che c'è?

C'è che a me a volte la primavera fa venire un po' di tristezza anche quando c'è un sole grande grande fuori.
Capiamoci, non che mi manchino gli ormoni. Quelli ci sono e non hanno neppure bisogno delle belle stagioni per risvegliarsi. Però in alcuni momenti è più forte il senso di incompletezza. Che magari stai passeggiando distratto, ti pare di vedere una faccia conosciuta e resti per un istante sorpreso perché è impossibile che sia li. E quando realizzi che no, non è lei, è impossibile che lo sia, allora torna a salire quella sensazione amara che pensavi il tempo avesse cancellato.

Continuo a cercare gli occhi che ho perso, e a sperare che nuovi sguardi li sostituiscano. E intanto il sole è alto in cielo ed io devo uscire anche se non mi va.

Ti aspetto, trovami.

ON AIR : Jovanotti - Io ti cercherò

sabato 16 aprile 2011

Dei dubbi

Uno dei primi ricordi di quando ero bambino è legato a un campo di papaveri.

Era il primo giorno di scuola. L'estate era quasi finita e ricordo il giardino sotto casa, sembrava un mare rosso. Ricordo il grembiule e lo zainetto a tracolla. E ricordo l'ansia, la preoccupazione mista a timore per quello che sarebbe successo, la novità che rappresentava separarmi da casa. Quell'ansia non sarebbe più andata via ma allora non lo sapevo ancora.

Ho avuto una infanzia felice. Ci penso, a volte. Penso ai pomeriggi d'agosto che sembravano non finire mai, ai giochi, alle corse in bici, al tempo speso ad inseguire un pallone e con lui i sogni di ciò che sarebbe stato il futuro.

E poi il futuro è arrivato, ed è diventato presente prima e poi passato. E' strano come quello che immaginavo si sia rivelato diverso da ciò che è stato davvero. Ma forse non è poi così strano, forse il senso della vita è che per quanto tu possa immaginarla, per quanto si possano sognare milioni di possibilità, lei riesce sempre a sorprenderti.

Ho sempre desiderato fare mille cose diverse e forse questo mi ha condotto a non farne nessuna davvero bene. Tra così tanti interessi non sono riuscito a trovare la mia strada. Così, in alcuni giorni che vorresti finissero in un lampo, mi attanaglia la vecchia ansia. L'incertezza su cosa sarà, su cosa farò, su cosa sarò, e mi domando chi sono davvero.

Chi sono?
E il tempo passa, non si ferma, non ti lascia il tempo di capire. Chi sono e cosa voglio, cosa cerco, cosa aspetto, chi, e perché. E allora l'ansia diventa magone, un peso che opprime la bocca dello stomaco e avvolge i pensieri in una spirale di dubbio e rimpianto. Come è possibile che sia così semplice dimenticarsi di sè?

ON AIR: Explosions In The Sky - Six days at the bottom of the Ocean

lunedì 20 settembre 2010

Del ricordo dell'amore e dell'amore tra i ricordi

Credevo che l'avrei superato, che un giorno mi sarei lasciato tutto alle spalle, che mi sarei svegliato e con stupore avrei scoperto di aver finalmente smesso di chiedermi quando tutto aveva iniziato ad andare storto, quali erano stati i miei sbagli e come avrei potuto evitarli, come saremmo stati, cosa saremmo stati.

Lo credevo davvero, e per davvero ci stavo riuscendo, allontanando lentamente i pensieri dal dolore di una decisione che ero stato costretto ad accettare dopo aver compreso che non avrei potuto fare altro. Tutto questo lottare, provarci, distrarsi, solo per scoprire che il ricordo del tuo volto, dei tuoi gesti, è nascosto così in evidenza.

E bastano le parole levigate di un libro sfogliato un po' per curiosità e un po' per noia, essenziali, cancellate e riscritte fino a renderle perfette nella loro semplicità, a riaverti qui davanti, mentre parli ed eviti gli sguardi. E bastano le note di una canzone quando sembra che tra i solchi sia inciso il suono delle tue parole, la dolcezza tranquilla del tuo respiro.

Così decido di andare avanti, di scegliere una nuova strada sapendo che si allontana da te e sperando che basti, nonostante sappia che continuerò di tanto in tanto a voltarmi indietro nella speranza, i nostri ruoli per una volta invertiti, di vederti corrermi incontro tentando di raggiungermi.

ON AIR: Arctic Plateau - In Time

venerdì 2 luglio 2010

Di allontanamenti e strade che conducono a casa

Dio, era una vita che non passavo da queste parti... come stai, vecchio blog? Raccontami, cosa hai fatto in tutto questo tempo? Sei stato letto da molte persone? Hai ripensato alle cose che ci siamo detti? No, sul serio, come te la passi?

Io sto bene, ho pensato spesso di passare a salutarti ma ogni volta saltava fuori qualcosa di più urgente e meno impegnativo. Ho fatto i conti con il mio passato e sai, il saldo non è esattamente positivo, ma va bene così, sono contento.

Ora come ora mi riesce difficile fermarmi a scrivere, forse perché sono uno di quelli che pensa a lungo a quello che gli succede ma che poi tira fuori tutto d'istinto, senza preoccuparsi troppo di quello che accadrà dopo.

Eppure mi sei mancato, mi è mancato fermarmi qui per un po' a chiacchierare, cercando di trovare la corretta messa a fuoco che nella confusione del vivere è così difficile trovare.

Spesso la sera mi chiedo chi sono davvero. Si, lo faccio ancora e probabilmente non smetterò mai di farlo. A volte mi rispondo che sono io, niente altro, e che in fondo sono più che sufficiente. Altre volte avrei bisogno che qualcuno mi rassicurasse, che mi sussurrasse gentilmente che sono qualcuno, che valgo qualcosa. Quando mi sento così cerco di non soffermarmi sui miei pensieri, mi ripeto che è un momento e che passerà presto. Quando mi sento così mi ricordo del perché tu esisti e sapere che sei qui, perfettamente immobile, fermo dove ti ho lasciato, è consolante.

Quando ho scelto l'immagine che mi avrebbe rappresentato ai tuoi occhi l'ho fatto perché mi aveva colpito, mi era piaciuta da subito. Un uomo sotto la pioggia, solo con il suo ombrello. Una sagoma nera su cui spicca un cuore rosso acceso. Non pensavo che anche a distanza di tempo l'avrei sentita così mia. Mi rappresenta meglio di quanto potrebbe fare qualunque foto.

Sei stato paziente e questo io lo apprezzo, credimi. Hai assecondato i miei sbalzi d'umore senza mai farmi pesare gli innumerevoli difetti di cui pure sei stato testimone, e in cambio io ti ho aperto il mio cuore, raccontandoti e raccontandomi nella speranza di capire e di capirmi.

E adesso sto pensando a quello che ho appena scritto rendendomi conto che, come al solito, ho parlato di niente. Ma a te non dispiace, e io sono contento perché era tempo che ti ritrovassi. A presto, vecchio blog... a presto.

ON AIR: Tim Hanauer - Dream a Better Way

domenica 1 novembre 2009

Certi momenti un po' così...

Per le volte in cui faccio fatica ad addormentarmi, perché non è così che ci vedevo.

Per le volte che vorrei gridare quanto sembri tutto sbagliato.

Per le volte in cui un gesto o uno sguardo non bastano.

Per le volte in cui ciò che hai dentro è così chiaro mentre fuori è confusione.

Per le volte in cui ti viene da piangere e ti chiedi il motivo qual è.

Per tentare di spiegarti perché a volte posso sembrare incomprensibile... ecco, è così che mi sento:

...You're the one, yeah,
I've put all my trust in your hands.
C'mon and look in my eyes,
here I am, here I am.
...
Tell me why
it gets harder to know
where I stand.
I guess loneliness found
a new friend, here I am.


You don't understand me, my baby.You don't seem to know that I need you so much.
You don't understand me, my feelings,
the reason I'm breathin', my love
You don't seem to get me, my baby.


You don't really see that I live for your touch.
You don't understand me, my dreams or the things I believe in, my love.
You don't understand me. You don't understand me. Understand me.

ON AIR: Roxette - You don't understand me

mercoledì 17 giugno 2009

Di cio' che era e che non sarà più

Sbagli, solo tanti sbagli.
Non sono perfetto, mi dispiace. Avrei tanto voluto esserlo, per te, per lei, per altri, per tutti. Non per me che non ne sento il bisogno.

Solo punti interrogativi in una testa che non ce la fa... su un corpo che non ce la fa.

Stanco da morire, di tutti, di me. Di quello che non sono più. Ditemi come si fa a tornare indietro, a dimenticare, a perdonare e farsi perdonare. Dove è nascosto l'entusiasmo, la voglia, la VOGLIA di un tempo che è stato e che ora a malapena ricordo.

Spento e sconfitto dal mio desiderare intenso e dal frapporgli ragioni che ora non so più considerare valide.

Quante cose ho perso? E chi posso biasimare se non me stesso?
Mai avrei pensato di poter camminare a spalle curve, mai ho considerato neppure lontanamente l'idea che un giorno mi sarei sentito sconfitto... oggi pero' è così e rialzarsi stavolta è duro, come se la pressione di passato, presente e futuro frullati assieme mi tenesse schiacciato al terreno.

Cerco di liberarmi di me, delle mie manchevolezze in nome di pregi che mi sono illuso di avere. Neppure io farei affidamento su di me.

Diventa tutto così inutile quando cio' che ritieni importante si allontana fino a perdersi all'orizzonte, là dove lo sguardo non puo' arrivare.

mercoledì 6 maggio 2009

Delle assenze (s)forzate

Mi mancavi, sai?

Mi mancavano le tue mani che non mi hanno mai accarezzato. Mi mancava immaginarle muoversi sui tasti a comporre parole come riflessi di pensieri e desideri, di ansie e paure e gioie, di pentimenti e turbamenti.

Mi mancavano i tuoi occhi in cui non ha mai guardato. Mi mancava sentirmi scrutato, analizzato, a volte compreso ed altre un po' meno, mi mancava il tuo sguardo curioso che conosco d'istinto.

Mi mancava il tuo sorriso. Il suono di una risata che non ho udito e che pure riecheggia tra le nude pareti del mio cuore in affitto.

Mi mancavano la tua malizia e la tua innocenza, il tuo essere così ed anche diversa.

Perchè aldilà dello strano modo in cui ci siamo trovati "ormai ci sei, e quando non ci sei si sente".

ON AIR: Afterhours - Baby Fiducia

lunedì 16 marzo 2009

Ma 'ndo vai (se la banana non ce l'hai): cronaca di una morte annunciata (e di una resurrezione prospettata)

E' un attimo.

Inevitabilmente succede quando non te lo aspetti. Sei lì che ti godi il calore del sole pensando che forse si, forse finalmente sta arrivando la primavera e i prati stanno tornando a colorarsi di chiassose macchie di gente e forse il peggio è passato.


Poi però succede.

Ti fermi, i piedi inchiodati a terra, le gambe che sembrano pesare tonnellate, neanche fossero di piombo. Sciopero dei muscoli che non vogliono accondiscendere al desiderio di un cervello stanco e disperato, stressato e fin troppo stretchato, di allontanarsi il prima possibile, il più in fretta possibile.

In un attimo.

Il tempo di rendersi conto di chi sei e dove sei. Fare mente locale, focalizzare, vedo quel che vedo o è lo scherzo poco divertente di una mente sull'orlo di una crisi di nervi? Gli occhi saettano a destra e a sinistra cercando una via d'uscita alternativa che non c'è. Ormai ci sei dentro, una volta attraversate le forche caudine non c'è modo di voltarsi e tornare indietro. "E' una trappola, ragazzo, e tu ci sei cascato con tutte le scarpe!". E tu vorresti essere invisibile, al diavolo i sogni e le speranze di una vita, ora desideri unicamente essere Harry Potter, ti basterebbe anche essere solo un suo amico, perché se gli amici si vedono nel momento del bisogno ora hai un fottuto bisogno di quel fottuto mantello magico e di far finta di nulla;  invece invisibile non sei, occupi spazio, sei materia che si muove, carne, ossa, muscoli e nervi, cuore che batte così forte da pensare che chi ti sta intorno, sentendo il rumore di rullante, si giri a fissarti quando passi.

Farsi coraggio, che ci vuole?

Più semplice a dirsi che a farsi, ormai però sei stato individuato e agganciato, bersaglio (im)mobile, così facile da colpire che dopo un po' non dà neanche più soddisfazione. "Ormai è andata" pensi, "sii più indifferente che puoi, fai finta che non ci siano tutte queste persone... ma perchè non vanno a fare quello che devono fare?!?".

Un passo alla volta.

Senza fretta, e respira, accidenti! Tra i mille pensieri confusi ne spunta fuori uno, il più improbabile, e ti vedi mascherato come a Carnevale, uno schiaccianoci gigante capace di rompere una noce senza difficoltà tanto forte stai stringendo i denti. Assurdo? Si, ma almeno hai deviato l'attenzione e la tensione dalla situazione, mica poco!


E sorridi, santo Dio! Non sei mica a un funerale!!!

Vero, inserire tra le cose da fare nel prossimo secondo "stamparsi in faccia un bel sorriso". Ecco, così va bene... piuttosto forzato ma vista la situazione non ti si può certo chiedere di più. Vai ora, da bravo, saluta, sempre educato, pensa cosa direbbe mamma se sapesse che non ti comporti come ti ha insegnato.

Cammina, continua a camminare.

E stacca quegli occhi altrimenti tutta questa messinscena a cosa serve? Non guardare così, ti si legge come un romanzo giallo di seconda categoria, di quelli che sai già chi è l'assassino prima di leggerlo, a volte prima ancora di aprirlo! Dì qualcosa ma tieniti sul vago, anche se per la testa ti passa un'unica frase come se avessi attaccato alla fronte un display a led a scorrimento, "voglioandareviavoglioandareviavoglioandarevia!". Biascichi qualcosa del cui significato non sei del tutto convinto, che figura da cioccolataio!

Prima regola, non voltarsi indietro.

Anche se vorresti farlo, anche se le cose intelligenti da dire e quelle eclatanti da fare saltano su giusto un attimo dopo quello giusto. Non si torna indietro, stavolta no. Chiudi tutto a chiave, almeno due mandate grazie. Libera il pensiero, se oggi fà male domani ne farà meno. Torna fuori, lo vedi? Il sole è ancora lì.

mercoledì 17 dicembre 2008

Strani giorni

Ci sono giorni in cui ti viene da riflettere...

Sono quei giorni in cui ti alzi ed è come se sapessi già tutto quello che ti succederà. Non c'è una spiegazione, semplicemente qualunque cosa ti capiti il primo pensiero è sempre lo stesso: "me l'aspettavo". In giorni del genere anche un evento che in altre circostanze avrebbe avuto ripercussioni ben più significative sembra avere un impatto "soft". E badate bene che ciò non significa che lo scoppio non si sia sentito, solo che avendo le mani sulle orecchie il rumore è arrivato attutito.

Oggi è uno di quei giorni, il classico giorno in cui pensi che forse sarebbe meglio non uscire di casa ma, non trovando argomentazioni valide neppure ai tuoi stessi occhi a sostegno della tesi ed avendo impegni improrogabili, sei costretto ad alzare il culo e farlo muovere. E così può capitare che qualcuno ti si avvicini mentre sei distratto per salutarti e che tu resti sorpreso e che tu perda il dono della parola, facendo tra l'altro una pessima figura.

Ora chi mi conosce avrà immaginato come "resti sorpreso" rappresenti un simpatico eufemismo. La verità è che l'effetto è stato devastante come sempre. La verità è che mi sono sentito letteralmente il cuore in gola e ricacciarlo al suo posto è stato difficile. La verità è che avrei voluto avere più tempo per fare almeno qualche domanda nonostante mi sia quasi costantemente guardato le scarpe (che sono sì fighe ma non fino a questo punto). La verità è che ho pensato che c'erano troppe persone e che tutti meno due avrebbero dovuto sparire. La verità è che ti ho vista un po' stanca ma sempre così bella.

Mentre scrivo mi rendo conto che ormai non è più oggi... è già ieri, e allora vi dico che ieri era un giorno strano, oggi non so come sarà, e domani è ancora troppo lontano per preoccuparsene.

ON AIR: Verdena - Trovami un modo semplice per uscirne (live)

[...]
e non ho più rocce leggere ormai
e non c’è più luce, per guardarci ormai
[...]

lunedì 1 dicembre 2008

A parte il fatto che (mi manchi)

Delle volte è una foto a ricordarmi di te... scattata mentre eri distratta e per questo ancora più bella.

Delle volte è un profumo a ricordarmi di te... come un ricordo d'infanzia, sei odore di buono.

Delle volte è un pensiero a ricordarmi di te... ritorna dal passato e mi travolge, pesante di sentimenti che ancora si agitano confusi, mentre cerco il modo di liberarmi dai nodi che stringono il cuore.

Delle volte è una parola a ricordarmi di te... il tuo modo di esprimerti, la paura di renderti vulnerabile, le lunghe chiacchierate per il semplice piacere di stare assieme.

Delle volte è un viso a ricordarmi di te... finchè non lo scopro sconosciuto, con il cuore che intanto sembra voler sfondare il petto e correre a nascondersi lontano, spaventato dall'idea di soffrire ancora.

Ma più spesso sono io a ricordarmi di te, la sera quando non riesco a prendere sonno o al mattino quando non vorrei svegliarmi perchè in un sogno ti ho ritrovata. E ti ricordo bella com'eri la prima volta che ti ho vista, bella come quando ti ho detto addio, ed è un'immagine che non va via.

Delle volte vorrei dimenticarmi di te...

ON AIR: Cristina Donà - Niente di particolare

giovedì 20 novembre 2008

Una storia...

Un uomo cammina solo per la strada, il passo stanco e pesante. Si ferma un attimo, il tempo di accendere una sigaretta, dare il primo tiro, espirare nicotina mista a vapore nella notte fredda. Alza lo sguardo per seguire le spire di fumo che si intrecciano e si perdono in un silenzio irreale. Stranamente nel bagliore alogeno delle infinite luci della città un angolo di cielo resta limpido, dal punto in cui si trova può vedere le stelle, suggestione di un mare di fiammelle accese nel concerto del buio... e si ritrova a pensare alla donna che ha amato. Da quanto non ha sue notizie? Un mese forse, forse un anno, a volte ha l'impressione di percepire l'arrivo di ricordi che cercano di fare breccia nel muro della quotidianità come se venissero da un passato remoto.

Si sono allontanati di comune accordo, stavano cercando di tenere vivo un sentimento nato morto per metà e vissuto all'ombra di bugie e tradimenti. Nonostante le voci che erano circolate quando alcune mezze verità erano infine venute a galla l'uomo sa che il suo amore era stato puro, scevro di ogni malizia, ma non per questo meno intenso o appassionato. Le aveva donato l'anima, ed era stato come prendere un grosso respiro e fare un salto nel vuoto senza sapere se la corda che ci si è legati alla vita si tenderà prima di schiantarsi al suolo. Ora che tutto è così diverso ripensa con un brivido al rischio che ha corso investendo tutto sè stesso in una storia priva di qualsiasi garanzia e si stupisce di avere trovato il coraggio di lasciarsi trasportare lasciando da parte ogni ritrosia, ogni prudenza, simile a vela gonfiata da un vento tanto forte quanto passeggero.

Lei però non lo ha mai amato davvero e lui in fondo questo lo ha sempre saputo. Ha sperato fino all'ultimo di riuscire a farle cambiare idea, ha sperato di strapparla al passato nonostante il futuro fosse nebuloso, insicuro. Ma lei è scappata per tornare tra le braccia di chi ha avuto la fortuna di rubarle il cuore. L'uomo ha sacrificato tanto di sè per lei, per amor suo è stato in silenzio quando gli ha chiesto di stare lontano, chè equilibri fragili come lacrime di cristallo correvano il rischio di essere spezzati. Con un sorriso amaro ripensa al detto che sua madre gli ripeteva spesso quando era piccolo... "chi ha il pane non ha i denti". Ogni rinuncia l'ha accettata per non vederla soffrire e perché era stanco di soffrire, ed anche se le botte che ha preso sono state tante e forti non ha rimpianti.

I rintocchi di una campana distante lo scuotono, la sigaretta accesa si offre ai timidi refoli di vento della sera, il fumo continua a salire alto in ampie volute, è stato solo un attimo, un attimo lungo una vita.

ON AIR: Simone Patrizi - Se poi mi chiami

domenica 2 novembre 2008

Scrivere Libero II - cose che non ho e che vorrei

Non ho un campetto polveroso per andare a giocare quando sono nervoso, o pensieroso, o semplicemente ne ho voglia.
Non ho la giusta percezione di me, di quello che sono, di quello che vorrei essere, so solo quello che non sono.
Non ho più tanta voglia di combattere e credo che forse sarebbe il caso di arrendermi, deporre le armi finalmente.
Non ho voglia di uscire, di conoscere persone (ma forse queste non le vorrei neppure).
Non ho una lavatrice, il che mi obbliga a lavaggi manuali che alla mia schiena non vanno molto a genio.
Non ho una macchina in cui rifugiarmi quando ho voglia di andarmene via, lontano, senza stare a pensarci su, perchè a volte quello che conta davvero è muoversi, sentire il paesaggio scivolare via, afferrare solo macchie indistinte.
Non ho accanto la persona che vorrei, ed è il vuoto più grande, quello che pesa di più, quello che ogni giorno mi allontana da tutto ciò che di buono avrei potuto essere.
Non ho un ombrello, e fuori piove fitto... ma forse bagnarmi è ciò di cui ho bisogno, gocce fredde come il ghiaccio per scrollarmi di dosso questo maledetto torpore.
Non ho più voce per urlare la mia rabbia e il mio dolore.

Per Scrivere Libero - II Edizione

ON AIR: Andy McKee - Rylynn

giovedì 24 luglio 2008

Occhi

Ogni volta che ti penso quel che vedo sono i tuoi occhi...

I tuoi occhi, che guardano ciò che hanno attorno con curiosità, incessantemente in movimento. I tuoi occhi nonostante tutto ancora ingenui.
I tuoi occhi dolci, di una dolcezza che fa male al cuore. I tuoi occhi che sanno accarezzare, lievi e gentili.
I tuoi occhi, che osservano cercando di cogliere segnali appena percettibili, che esaminano con garbo, senza invadenza.
I tuoi occhi, che sembrano brillare quando sei felice, che si fanno più grandi.
I tuoi occhi, che sono stati il mio orizzonte, che mi hanno guidato in luoghi sicuri quando le certezze si sgretolavano ed io ero semplicemente io, privo davanti a loro di qualunque difesa.
I tuoi occhi sfuggenti, timorosi di esprimere le cose che non si possono nascondere.
I tuoi occhi scuri, e profondi, di cui a volte ho avuto paura io, preoccupato che sapessero dove guardare, cosa guardare.
I tuoi occhi, che restano appena socchiusi quando stai per addormentarti, avidi di luci e colori, anche quando la stanchezza vince ogni resistenza.
I tuoi occhi, che sono stati la prima cosa di cui mi sono innamorato. I tuoi occhi che continuo a cercare nei volti  sconosciuti che mi passano accanto.
I tuoi occhi affilati come lame di rasoio, e fermi, decisi, sicuri, forse più di quanto io sarò mai.
I tuoi occhi, che a volte ti fanno sembrare una bambina, che per qualche assurdo motivo danno vita ogni volta ad un sorriso e al desiderio di stringerti così forte da farti male.
I tuoi occhi, che non sono altro che te. I tuoi occhi in cui tempo fa mi sono perso, e Dio se è dura ritrovare la strada!
I tuoi occhi che continuano a voltarsi per guardare altrove, il male che fanno, come lance che trapassano la carne.
I tuoi occhi, che si addolciscono per qualcun'altro, e le gelosie di cui non riesco a liberarmi.
I tuoi occhi, che riescono ancora a confondermi, che piegano la mia volontà senza neppure rendersene conto.

I tuoi occhi, perchè per trovarvi quello che desidero sarei disposto a rinunciare a tutto.

sabato 12 luglio 2008

Sui sogni e loro assenza

Avevo un sogno. Nonostante non lo avessi mai rivelato a nessuno tutti ne erano a conoscenza. Ho lasciato che si radicasse, che crescesse, pensavo che avrei potuto coglierlo quando sarebbe stato maturo.
Poi è arrivato il maltempo, e ha distrutto tutto quello che avevo lentamente e faticosamente coltivato.

Adesso non ho più un sogno, e mi sento vuoto. Ho tanti ricordi, roba che a volte mi trovo con i lucciconi agli occhi; ho affetto e tanta, tanta stima... ma non ho più il mio sogno. Neppure il tempo di accorgermi che ero sveglio e lui era già sparito.

Lentamente anche il ricordo diventa meno vivido, sto lasciando che scivoli via anche se non vorrei. Inseguirlo ancora? E fino a quando? Soprattutto con quali prospettive?

Un nero profondo mi circonda mentre aspetto che un nuovo sogno faccia breccia in questa coltre scura vincendo le mie resistenze. Perché in fondo non vorrei che succedesse, perché ci sono cose che non vanno mai via, mai.

Ho bisogno di ritrovarmi per tornare a perdermi.