mercoledì 21 gennaio 2009

Music from the past

Ho ascoltato per la prima volta questa canzone tanto tempo fa, quando ero ancora un ragazzino. Ricordo il senso di malinconia che non riuscivo a spiegarmi e che pure mi lasciò dentro.

L'ho sentita di nuovo oggi che ho sulle spalle qualche anno in più, nuove esperienze negli occhi e nell'animo cicatrici che a volte fanno ancora male... e l'ho sentita mia come all'epoca non avrei potuto, ed ho sentito il calore delle lacrime che ho smesso di versare e che a volte ancora offuscano la vista.

ON AIR: The Beatles - The long and winding road

The long and winding road
(La strada lunga e tortuosa)
That leads to your door
(Che conduce alla tua porta)
Will never disappear
(Non scomparirà mai)
I've seen that road before
(Ho già visto questa strada)
It always leads me here
(Mi conduce sempre qui)
Lead me to you door
(Mi conduce alla tua porta)

The wild and windy night
(La notte selvaggia e ventosa)
That the rain washed away
(Che la pioggia ha lavato via)
Has left a pool of tears
(Ha lasciato una pozza di lacrime)
Crying for the day
(mentre piangeva per il giorno)
Why leave me standing here
(Perchè mi lasci qui ad aspettare)
Let me know the way
(Indicami la strada)

Many times I've been alone
(Sono rimasto solo molte volte)
And many times I've cried
(E molte volte ho pianto)
Anyway you'll never know
(Ad ogni modo non saprai mai)
The many ways I've tried
(I molti modi in cui ho tentato)

But still they lead me back
(Ma mi riportano ancora indietro)
To the long and winding road
(Alla strada lunga e tortuosa)
You left me standing here
(Mi hai lasciato qui ad aspettare)
A long long time ago
(Tanto tanto tempo fa)
Don't leave me waiting here
(Non farmi aspettare)
Lead me to your door
(Conducimi alla tua porta)

venerdì 16 gennaio 2009

L'imprevisto

Mi fai male, lo sai?

Anche così, anche a distanza di tempo.

Perché se quando ci sei la tua presenza si avverte, quando sei lontana resta la tua assenza... e PESA.

Se è vero che niente di quello che potresti dire avrebbe più senso perchè sono ancora qui ad aspettare che tu lo dica... ad ascoltare un silenzio che vale più di miliardi di parole?

"Mi dispiace" --- [ Anche a me ]
"Non volevo finisse così" --- [ Pensa quanto lo volessi io! ]
"Sei importante" --- [ Ma non abbastanza ]
"Ti voglio bene" --- [ ... ]


Frasi di circostanza? O solo la giusta conclusione di circostanze sbagliate?

Sei sempre stata la domanda, mai la risposta...

lunedì 12 gennaio 2009

Per ogni andata c'è un ritorno

Così alla fine sono di nuovo qui.
Un nuovo anno come tanti altri anni, un nuovo inizio come tanti altri inizi.
Questa volta però non avevo nessuna voglia di rientrare, ho sentito forte la sensazione di non appartenere più a questo posto. O forse no, forse volevo semplicemente continuare a tenere una considerevole distanza di sicurezza, a farmi proteggere da qualche centinaio di chilometri d'Italia.

Ho sviluppato una teoria.
Il pensiero viaggia in direzione di ciò che ha più vicino. Tralasciando le contingenze che devono per forza di cose avere la priorità, per me cambiare regione equivale a cambiare modo di pensare. E' come se l'attraversamento dell'immaginario confine geografico mi facesse scattare uno switch nel cervello. Inizio a pensare, finalmente, ad altro, e in un certo senso ciò mi fa sentire libero.

Anche per questo tornare non è stato troppo piacevole.
Aldilà della casa, degli amici, delle strade calpestate per una vita, dei suoni e dei rumori familiari, della terra in cui le mie radici si fanno sempre più profonde, aldilà di tutto c'era il timore di ritrovare i vecchi pensieri. E dal momento che non so come fronteggiare quello che mi circonda, che da me fuoriesce, ho deciso di smettere di obbedire alla legge di azione e reazione, senza sovrastrutture inutilmente fastidiose.

Sono tornato e, visto che non avrei potuto fare altrimenti, va bene così.

lunedì 22 dicembre 2008

Buon Natale (eccetera eccetera)

Parto.

Iniziano le vacanze anche per me. Cambiamento d'aria in attesa di trovare la forza per cambiare anche tutto il resto.

Intanto faccio gli auguri a tutti:
   - A chi condivide con me gioie e dolori quotidiani.
   - A chi lavorerà mentre gli altri si danno al cazzeggio.
   - A chi non vedo da tempo ma so che comunque c'è, perchè è così da quando eravamo ragazzini.
   - A chi è andato via senza salutare, forse perché ha detto addio fin troppe volte.
   - A chi ha fatto del male senza volerlo.
   - A chi ne ha fatto con intenzione.
   - A chi soffre e a chi è felice.

Un augurio particolare però và ad una certa vagabonda. Spero che tu stia bene e che sia felice, oggi, domani... sempre.

Sono stato rapido ma la pre-partenza mi costringe a sistemare in fretta e furia le ultime cose (e poi chi conta davvero per me sa già cosa penso)... per cui saluto tutti e vò. Ci vediamo nel 2009!

mercoledì 17 dicembre 2008

Strani giorni

Ci sono giorni in cui ti viene da riflettere...

Sono quei giorni in cui ti alzi ed è come se sapessi già tutto quello che ti succederà. Non c'è una spiegazione, semplicemente qualunque cosa ti capiti il primo pensiero è sempre lo stesso: "me l'aspettavo". In giorni del genere anche un evento che in altre circostanze avrebbe avuto ripercussioni ben più significative sembra avere un impatto "soft". E badate bene che ciò non significa che lo scoppio non si sia sentito, solo che avendo le mani sulle orecchie il rumore è arrivato attutito.

Oggi è uno di quei giorni, il classico giorno in cui pensi che forse sarebbe meglio non uscire di casa ma, non trovando argomentazioni valide neppure ai tuoi stessi occhi a sostegno della tesi ed avendo impegni improrogabili, sei costretto ad alzare il culo e farlo muovere. E così può capitare che qualcuno ti si avvicini mentre sei distratto per salutarti e che tu resti sorpreso e che tu perda il dono della parola, facendo tra l'altro una pessima figura.

Ora chi mi conosce avrà immaginato come "resti sorpreso" rappresenti un simpatico eufemismo. La verità è che l'effetto è stato devastante come sempre. La verità è che mi sono sentito letteralmente il cuore in gola e ricacciarlo al suo posto è stato difficile. La verità è che avrei voluto avere più tempo per fare almeno qualche domanda nonostante mi sia quasi costantemente guardato le scarpe (che sono sì fighe ma non fino a questo punto). La verità è che ho pensato che c'erano troppe persone e che tutti meno due avrebbero dovuto sparire. La verità è che ti ho vista un po' stanca ma sempre così bella.

Mentre scrivo mi rendo conto che ormai non è più oggi... è già ieri, e allora vi dico che ieri era un giorno strano, oggi non so come sarà, e domani è ancora troppo lontano per preoccuparsene.

ON AIR: Verdena - Trovami un modo semplice per uscirne (live)

[...]
e non ho più rocce leggere ormai
e non c’è più luce, per guardarci ormai
[...]

giovedì 11 dicembre 2008

Sonni improvvis(ati)

Ti ho sognata, di nuovo. Ero stanco così ho deciso di stendermi sul letto per qualche minuto. Davo un'occhiata distratta alla televisione accesa a fare da sottofondo senza prestarle eccessiva attenzione e lentamente, complice il torpore che si era creato sotto le coperte, sono scivolato in un tiepido sonno. Così ti ho sognata, di nuovo, ed eravamo io e te e nessun altro, ed era così reale.

Eravamo all'aperto, nel sogno, e l'aria era fredda. Raffiche di vento affilate come rasoi mi tagliavano la faccia ma non lo sentivo. Ti guardavo, i capelli corvini scompigliati, gli occhi profondi fissi su di me, un sorriso dolce e immensamente triste sulle labbra.

Cercavo di parlarti ma i suoni che uscivano dalla mia bocca si perdevano nella notte, non riuscivi a sentirmi, non potevi, forse non volevi mentre ostentavi indifferenza di fronte ai miei sforzi. Urlavo, sempre più forte, la gola graffiata dallo sforzo e una vena di disperazione a farsi strada su per le corde vocali.

"Ascoltami!"... e tu imperturbabile.
"Parlami!"... e solo silenzio a ferirmi le orecchie.


Volevo correre verso di te, afferrarti per le braccia e scuoterti, svegliarti dalla malìa che ti teneva lì, impassibile, a pochi passi di distanza e nonostante questo ad anni luce da me. Mi accorgevo di non riuscire a muovere un solo passo ed avevo paura, paura che andassi via senza che fossi riuscito a dirti ciò che provavo, paura che non ricordassi più chi io fossi.

Tutt'intorno era buio, lentamente ciò che mi circondava era sparito e d'improvviso avevi iniziato a sbiadire anche tu. Stavi andando via, di nuovo, inghiottita dall'oscurità più opprimente che avessi mai visto, e non potevo fermarti, di nuovo, come se il passato non passasse mai...

...poi un rumore, mi sono svegliato di soprassalto, con l'assurda convinzione che girandomi ti avrei trovata lì, ma tu lì non ci sei più.

ON AIR: U2 - The ground beneath her feet (Acoustic)

venerdì 5 dicembre 2008

Magari le frasi di circostanza a volte non sono solo frasi di circostanza.

Magari quando si è combattuto tanto contro i mulini a vento si perde davvero il contatto con la realtà e Sancho sembra solo un grottesco buffone.

Magari "nessuno sarà mai come" è il fottuto, angosciante, perverso, sbagliato pensiero ricorrente anche di qualcun'altro.

Magari lo so che ad ogni rifiuto, ad ogni gesto indifferente, ad ogni sms senza risposta è come se ti stringessero il cuore così forte da mandare il sangue dritto al cervello come un colpo di pistola, però magari continuare ad insistere e a sperare non ha davvero più senso.

Magari un muro non è un muro, magari è il frangiflutti di chi per troppe volte ha lasciato che mari in tempesta lo annegassero ed ora vorrebbe navigare tranquillo per un po', per ritrovare la forza, per ritrovare la voglia.

Magari qualcuno non è così stupido da non capire che ne varrebbe la pena e ciononostante semplicemente non ci riesce. Magari ne avrebbe voglia ma non riesce a fingere, non vuole fingere. Magari è stupido e sbagliato ma cerca solo di essere se stesso. Magari non trattiene nulla, semplicemente qualcosa manca.

O magari non ho mai capito nulla... e continuo a non capire.