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giovedì 1 marzo 2012

Non capisci?

Non lo capisci quando parlo con te? Quando parlo di te? Non lo vedi?
Ci sei dentro, in queste parole. Sei tu. Sono tue.
Sono mie, finché non corrono via, si allontanano, scappano.

 Ti sto parlando ora, ascoltami, ascolta. Non te ne accorgi?
La rabbia, è tua anche quella. Il risentimento.
Ciò che si direbbe, che diventa ciò che non si dice.

Mi senti? Mi vedi? Lo vedi, quest'odio che è dentro?
Preferiresti essere indifferente? Non lo preferiremmo tutti?
Non è poi così bello, il silenzio. Il tuo silenzio.

Non comprendi quanto è difficile, a volte? Proprio tu?
Sbagli, impulsività.
Eppure non capisci.

ON AIR: Amor Fou - La convinzione

mercoledì 8 febbraio 2012

Strisce bianche

E' una di quelle sere in cui dai la colpa al destino. Alle strade che si incrociano.
Scopri che non puoi far altro che spingere forte sull'acceleratore, rallentare come morire, e mentre il paesaggio si sfoca e si confonde il passato è una macchia sullo sfondo che cerchi di non guardare per non provare ancora dolore.

Di notte le domande vengono su da sole, come fari in cerca di orizzonti, illuminando strisce bianche di pensieri.

E ogni risposta è la sbarra di un casello che si apre su una nuova strada.

ON AIR: Radiohead - Karma Police

giovedì 3 dicembre 2009

Di insonnie invernali

Momento no.
Da qualche giorno ho difficoltà a prendere sonno. La sera, quando finalmente la confusione che riempie la giornata si placa, resto solo e nel silenzio iniziano a prendere forma mille pensieri confusi. Sembra che le domande senza risposta, le questioni irrisolte, tornino a chiedere udienza pretendendo che ascolti le arringhe di ognuna.

Mi trovo così a valutare i vecchi sbagli e quelli nuovi, con la sensazione di aver capito sempre troppo tardi cosa andava fatto, cosa andava detto. Fare (e dire) la cosa giusta al momento giusto... sembra facile! Spesso mi chiedo se da parte mia non sia mancato, in alcune circostanze, il coraggio di osare.

C'è stato un tempo in cui mi buttavo a capofitto nelle cose, ritenendo le conseguenze un male necessario in una ricerca che sentivo come un bisogno impellente. C'è stato un tempo in cui "ardevo" e questo calore (lo capisco solo adesso) era visibile anche dall'esterno, lo si percepiva chiaramente; un tempo in cui cio' che ero mi preoccupava, cosciente dei rischi a cui, data la mia natura, mi esponevo.

Ora mi chiedo quando esattamente ho smesso di credermi, quando ho iniziato a gettare acqua sul fuoco. Da un po' vivo sottotraccia, combattuto tra il desiderio di tirare fuori tutto il vecchio che è rimasto dentro per fare posto al nuovo e la preoccupazione che un comportamento simile possa dare la piccola spinta necessaria a farmi cadere di nuovo, proprio ora che ho ricominciato a muovere qualche misurato passo in equilibrio sulla vita.

Parlare apertamente, mettere un punto. La verità è che non so dove.

[Dove dovrebbe stare? Dove dovrei stare io?]

Parlare apertamente, anche se è scomodo, anche se fa male, anche se è egoista. Ricominciare a pensare a me, smettere di inseguire; l'ho fatto e ancora lo faccio perché probabilmente è il mio modo di dimostrare, di (di)mostrarmi... smettere, lasciare che ogni cosa segua il suo corso e se devono crollare muri e palazzi, che succeda pure.

Momento no... anche se continuo a far cenno di si con il capo.

ON AIR: Saitone - Lotus

mercoledì 17 giugno 2009

Di cio' che era e che non sarà più

Sbagli, solo tanti sbagli.
Non sono perfetto, mi dispiace. Avrei tanto voluto esserlo, per te, per lei, per altri, per tutti. Non per me che non ne sento il bisogno.

Solo punti interrogativi in una testa che non ce la fa... su un corpo che non ce la fa.

Stanco da morire, di tutti, di me. Di quello che non sono più. Ditemi come si fa a tornare indietro, a dimenticare, a perdonare e farsi perdonare. Dove è nascosto l'entusiasmo, la voglia, la VOGLIA di un tempo che è stato e che ora a malapena ricordo.

Spento e sconfitto dal mio desiderare intenso e dal frapporgli ragioni che ora non so più considerare valide.

Quante cose ho perso? E chi posso biasimare se non me stesso?
Mai avrei pensato di poter camminare a spalle curve, mai ho considerato neppure lontanamente l'idea che un giorno mi sarei sentito sconfitto... oggi pero' è così e rialzarsi stavolta è duro, come se la pressione di passato, presente e futuro frullati assieme mi tenesse schiacciato al terreno.

Cerco di liberarmi di me, delle mie manchevolezze in nome di pregi che mi sono illuso di avere. Neppure io farei affidamento su di me.

Diventa tutto così inutile quando cio' che ritieni importante si allontana fino a perdersi all'orizzonte, là dove lo sguardo non puo' arrivare.

lunedì 16 marzo 2009

Ma 'ndo vai (se la banana non ce l'hai): cronaca di una morte annunciata (e di una resurrezione prospettata)

E' un attimo.

Inevitabilmente succede quando non te lo aspetti. Sei lì che ti godi il calore del sole pensando che forse si, forse finalmente sta arrivando la primavera e i prati stanno tornando a colorarsi di chiassose macchie di gente e forse il peggio è passato.


Poi però succede.

Ti fermi, i piedi inchiodati a terra, le gambe che sembrano pesare tonnellate, neanche fossero di piombo. Sciopero dei muscoli che non vogliono accondiscendere al desiderio di un cervello stanco e disperato, stressato e fin troppo stretchato, di allontanarsi il prima possibile, il più in fretta possibile.

In un attimo.

Il tempo di rendersi conto di chi sei e dove sei. Fare mente locale, focalizzare, vedo quel che vedo o è lo scherzo poco divertente di una mente sull'orlo di una crisi di nervi? Gli occhi saettano a destra e a sinistra cercando una via d'uscita alternativa che non c'è. Ormai ci sei dentro, una volta attraversate le forche caudine non c'è modo di voltarsi e tornare indietro. "E' una trappola, ragazzo, e tu ci sei cascato con tutte le scarpe!". E tu vorresti essere invisibile, al diavolo i sogni e le speranze di una vita, ora desideri unicamente essere Harry Potter, ti basterebbe anche essere solo un suo amico, perché se gli amici si vedono nel momento del bisogno ora hai un fottuto bisogno di quel fottuto mantello magico e di far finta di nulla;  invece invisibile non sei, occupi spazio, sei materia che si muove, carne, ossa, muscoli e nervi, cuore che batte così forte da pensare che chi ti sta intorno, sentendo il rumore di rullante, si giri a fissarti quando passi.

Farsi coraggio, che ci vuole?

Più semplice a dirsi che a farsi, ormai però sei stato individuato e agganciato, bersaglio (im)mobile, così facile da colpire che dopo un po' non dà neanche più soddisfazione. "Ormai è andata" pensi, "sii più indifferente che puoi, fai finta che non ci siano tutte queste persone... ma perchè non vanno a fare quello che devono fare?!?".

Un passo alla volta.

Senza fretta, e respira, accidenti! Tra i mille pensieri confusi ne spunta fuori uno, il più improbabile, e ti vedi mascherato come a Carnevale, uno schiaccianoci gigante capace di rompere una noce senza difficoltà tanto forte stai stringendo i denti. Assurdo? Si, ma almeno hai deviato l'attenzione e la tensione dalla situazione, mica poco!


E sorridi, santo Dio! Non sei mica a un funerale!!!

Vero, inserire tra le cose da fare nel prossimo secondo "stamparsi in faccia un bel sorriso". Ecco, così va bene... piuttosto forzato ma vista la situazione non ti si può certo chiedere di più. Vai ora, da bravo, saluta, sempre educato, pensa cosa direbbe mamma se sapesse che non ti comporti come ti ha insegnato.

Cammina, continua a camminare.

E stacca quegli occhi altrimenti tutta questa messinscena a cosa serve? Non guardare così, ti si legge come un romanzo giallo di seconda categoria, di quelli che sai già chi è l'assassino prima di leggerlo, a volte prima ancora di aprirlo! Dì qualcosa ma tieniti sul vago, anche se per la testa ti passa un'unica frase come se avessi attaccato alla fronte un display a led a scorrimento, "voglioandareviavoglioandareviavoglioandarevia!". Biascichi qualcosa del cui significato non sei del tutto convinto, che figura da cioccolataio!

Prima regola, non voltarsi indietro.

Anche se vorresti farlo, anche se le cose intelligenti da dire e quelle eclatanti da fare saltano su giusto un attimo dopo quello giusto. Non si torna indietro, stavolta no. Chiudi tutto a chiave, almeno due mandate grazie. Libera il pensiero, se oggi fà male domani ne farà meno. Torna fuori, lo vedi? Il sole è ancora lì.

mercoledì 17 dicembre 2008

Strani giorni

Ci sono giorni in cui ti viene da riflettere...

Sono quei giorni in cui ti alzi ed è come se sapessi già tutto quello che ti succederà. Non c'è una spiegazione, semplicemente qualunque cosa ti capiti il primo pensiero è sempre lo stesso: "me l'aspettavo". In giorni del genere anche un evento che in altre circostanze avrebbe avuto ripercussioni ben più significative sembra avere un impatto "soft". E badate bene che ciò non significa che lo scoppio non si sia sentito, solo che avendo le mani sulle orecchie il rumore è arrivato attutito.

Oggi è uno di quei giorni, il classico giorno in cui pensi che forse sarebbe meglio non uscire di casa ma, non trovando argomentazioni valide neppure ai tuoi stessi occhi a sostegno della tesi ed avendo impegni improrogabili, sei costretto ad alzare il culo e farlo muovere. E così può capitare che qualcuno ti si avvicini mentre sei distratto per salutarti e che tu resti sorpreso e che tu perda il dono della parola, facendo tra l'altro una pessima figura.

Ora chi mi conosce avrà immaginato come "resti sorpreso" rappresenti un simpatico eufemismo. La verità è che l'effetto è stato devastante come sempre. La verità è che mi sono sentito letteralmente il cuore in gola e ricacciarlo al suo posto è stato difficile. La verità è che avrei voluto avere più tempo per fare almeno qualche domanda nonostante mi sia quasi costantemente guardato le scarpe (che sono sì fighe ma non fino a questo punto). La verità è che ho pensato che c'erano troppe persone e che tutti meno due avrebbero dovuto sparire. La verità è che ti ho vista un po' stanca ma sempre così bella.

Mentre scrivo mi rendo conto che ormai non è più oggi... è già ieri, e allora vi dico che ieri era un giorno strano, oggi non so come sarà, e domani è ancora troppo lontano per preoccuparsene.

ON AIR: Verdena - Trovami un modo semplice per uscirne (live)

[...]
e non ho più rocce leggere ormai
e non c’è più luce, per guardarci ormai
[...]

venerdì 5 dicembre 2008

Magari le frasi di circostanza a volte non sono solo frasi di circostanza.

Magari quando si è combattuto tanto contro i mulini a vento si perde davvero il contatto con la realtà e Sancho sembra solo un grottesco buffone.

Magari "nessuno sarà mai come" è il fottuto, angosciante, perverso, sbagliato pensiero ricorrente anche di qualcun'altro.

Magari lo so che ad ogni rifiuto, ad ogni gesto indifferente, ad ogni sms senza risposta è come se ti stringessero il cuore così forte da mandare il sangue dritto al cervello come un colpo di pistola, però magari continuare ad insistere e a sperare non ha davvero più senso.

Magari un muro non è un muro, magari è il frangiflutti di chi per troppe volte ha lasciato che mari in tempesta lo annegassero ed ora vorrebbe navigare tranquillo per un po', per ritrovare la forza, per ritrovare la voglia.

Magari qualcuno non è così stupido da non capire che ne varrebbe la pena e ciononostante semplicemente non ci riesce. Magari ne avrebbe voglia ma non riesce a fingere, non vuole fingere. Magari è stupido e sbagliato ma cerca solo di essere se stesso. Magari non trattiene nulla, semplicemente qualcosa manca.

O magari non ho mai capito nulla... e continuo a non capire.

lunedì 10 novembre 2008

Come un fiume in piena

Un altro giorno cercando di fare finta di niente e un'altra sera a fare i conti con la mancanza del niente che quasi vorresti che non ci fosse rimasto niente di niente e fare terra bruciata intorno e in un falò lasciare che si consumino i ricordi sperando che trascinino via con se, intrecciati indissolubilmente come sono, anche i desideri e le attese puntualmente disattese e le illusioni che bastasse un gioco di prestigio per cambiare il presente passandoci sopra il mantello e recitando la formula magica... ma io non la conosco la formula e le ho provate tutte ma non sono mica riuscito a trovarla. Nonostante tutto ho continuato a cercare e a cercare anche quando mi dicevano "lascia perdere" e "stai sbagliando" e  "ma non ti accorgi che?". Di cosa dovevo accorgermi? no perchè questa cosa io non l'ho mica mai capita, e tutti lì a dire che non mi rendevo conto eccetera mentre io mi rendevo conto benissimo e proprio per quello insistevo e non volevo lasciarla andare e cercavo di farle capire che l'amore c'era ed era Amore ed era lì, come la canzone... "Love is in the air" e magari non era proprio nell'aria ma era dentro di me e tutto intorno a me e se ne rendeva conto chiunque, io ne ero contento perchè non pensavo che fosse qualcosa da nascondere ma forse a qualcuno poteva dar fastidio e così nascondiamolo, che tanto l'importante è che c'è l'amore. E ora invece? l'amore dov'è? andato via? o magari si è solo nascosto perchè era stanco di sentirsi deriso e umiliato e messo da parte? Amore e amare e amarti e odiarti perchè non ci sei, e se non ci sei è perchè non hai voluto esserci. La vita decide sceglie fa e disfa ma una bella mano gliela si dà noi comunque e io le ho dato prima un dito e siccome non le bastava ho lasciato che si prendesse la mano e poi il braccio e poi anche tutto il resto. Rinunce fatte con un sorriso a denti stretti perchè c'era un fine superiore che però era superiore solo per la metà che sta aldiquà della barricata e che si è stancata di tutto e di tutti e manda a fare in culo tutto e tutti che sarà una cosa brutta ma dà una gran soddisfazione. Alla fine questo rimane, niente di niente di niente di niente e neppure la consolazione di poter domandare "come stai?", "cosa fai?", "a cosa stai pensando?", per sapere o per parlare o forse solo per sentire la tua voce... chissà... e chissà se...

venerdì 10 ottobre 2008

Ingranaggi

Sono un meccanismo complesso, facile che un qualsiasi insignificante intoppo mandi a puttane tutto il meccanismo. Mi sento come se avessero portato via di nascosto una ruota dentata, ed ora il resto degli ingranaggi gira a vuoto. Se almeno sapessi qual è il pezzo mancante potrei tentare di sostituirlo, ed invece mi hanno mandato per il mondo senza libretto di istruzioni.

Forse mento a me stesso e in realtà so perfettamente dove sia il problema, forse me lo tengo dentro perché altrimenti si innescherebbe una serie di reazioni a catena che porterebbero chissà dove. Quel che so è che ogni maledetto giorno mi sveglio nonostante tutto quel che desidero sia continuare a dormire, per non pensare.

Non riesco a decidere se ho pagato troppo o troppo poco, resta la sensazione di essere caduto in mare con un blocco di cemento per scarpe. Sgomitare, agitarsi furiosamente, non serve a nulla se non a stancarmi ancora di più. Gridare è inutile, sott'acqua nessuno potrebbe sentire. E se anche riuscissi a riemerge, siamo sicuri che qualcuno avrebbe voglia di ascoltare?

Perché tutto ruota invariabilmente attorno allo stesso baricentro, come se un filo invisibile mi tenesse legato a ciò che sono stato, come se non trovassi il coraggio di tagliarlo... o come se in realtà fosse già stato spezzato ed io rimanessi testardamente convinto che il sacrificio di cercare di riannodare i capi possa servire a qualcosa, o a qualcuno.

A volare troppo alti si corre il rischio di sfiorare il sole, di bruciarsi e ricadere al suolo, con violenza, senza possibilità di attutire il colpo. Frammenti di quel che si era si spargono così dapperttutto e per quanta attenzione si possa fare tentando di recuperarli inevitabilmente qualcosa andrà perduto. Resta solo da rialzarsi e ricominciare a camminare, ma non è semplice tornare nell'ombra quando, anche solo per pochi attimi, la luce più calda e dolce ha irradiato corpo e anima.

Così mi allontano, dai rimorsi, dai ricordi, convinto che presto la nebbia impenetrabile attraverso la quale procedo a stento si diraderà. Ma in quella nebbia continuo a cercare un volto, occhi familiari che non ci sono più, sostituiti da risate beffarde e sguardi di scherno.

Volevo essere importante, ma se non posso neppure chiamarti per paura di chi si volterebbe sentendo pronunciare il tuo nome cosa mi rimane?

ON AIR: System Of A Down - Lonely Day

domenica 1 giugno 2008

Lavoro da cuore

La mia vita è faticosa. Sono un cuore e lavoro ventiquattro ore su ventiquattro, mai un giorno di ferie o una mezz'ora per prendere un aperitivo assieme agli amici reni. E' un lavoro impegnativo, oserei direi che ho un ruolo vitale nell'organigramma aziendale ma non vorrei peccare di presunzione. E' dura ma, come sempre accade a chi ha grandi responsabilità, a volte ottengo anche grandi soddisfazioni.
Ad esempio, prendiamo qualche giorno fa, credevo di dover trascorrere una giornata di normale amministrazione e invece c'è stato di che sudare.

Il capo si è alzato piuttosto tardi, la sera prima avevamo fatto un po' tardi, dunque buona parte della mattinata è stata piuttosto tranquilla; le cose sono iniziate a farsi complicate subito dopo le solite faccende quotidiane, colazione, abluzioni mattutine eccetera. D'improvviso ho dovuto rispondere a un accenno d'ansia accelerando un po' il battito... niente di particolare ma dopo un paio di impennate di ritmo ho iniziato a chiedermi cosa stesse succedendo, così ho chiesto un po' ai miei vicini e mettendo insieme i vari brandelli di informazione (sono un cuore molto intuitivo!) ho capito che il motivo era lei. Il capo aspettava di andarla a trovare, strano che non lo abbia capito subito, eppure in passato è successo spesso che lei moltiplicasse il mio lavoro, dovrebbe pagarmi gli straordinaridi cui è causa!

La situazione si è stabilizzata fino a che non siamo usciti di casa, e da li è stata una progressione costante lungo tutto il tragitto... passo, battito, passo battito, passo, due battiti, passo, tre battiti... ad un certo punto mi sono sentito un treno lanciato a tutta velocità ed il capo deve essersene accorto perchè ha tirato un paio di respiri profondi lasciandomi il tempo di riacquistare un'andatura più o meno regolare. Peccato che la quiete non sia durata granché!

Dovete infatti sapere che ogni volta che il capo la vede non riesce più a controllarsi e a controllarmi... cerca di fare lo spavaldo o l'indifferente ma so io che succede qui dentro!!! I muscoli entrano tutti in tensione, lo stomaco sobbalza, i polmoni cercano di inspirare quanta più aria possibile e io, povero cuore costretto a pompare sangue dapperttutto con tutta la forza di cui sono capace per evitare che il capo svenga come una femminuccia.

Non so davvero cosa il capo veda in lei, fino a non molto tempo fa erano problematiche per me tanto la sua presenza quanto la sua assenza; oggi per fortuna sembra che il boss abbia trovato una certa capacità di autocontrollo; cionostante ogni volta che sta vicino a lei il mio lavoro aumenta, e non sempre per agitazione o nervosismo. Un sentimento molto forte lega il mio capo a questa ragazza, si capisce da come batto per lei, diversamente da come batto per chiunque altro.

A volte mi chiedo cosa fa il suo cuore e mi sorprendo a desiderare che almeno per una volta pulsi all'unisono con me.

mercoledì 7 maggio 2008

Rage against the *********

Da un po' di notti dormo poco e male, colpa di una tosse che a quanto pare mi considera il suo migliore amico e forse anche di qualche pensiero che incurante della regola per cui "il passato è passato" continua a ronzarmi in testa. In tutto ciò non ci sarebbe nulla di male, non fosse che sono troppe le volte in cui non riesco a controllare il mio "stream of consciousness" e mi ritrovo idee e immagini che attraverso secanti e/o tangenti si allontanano sempre più dal loro punto di origine.
In questo modo mi ritrovo a costruire milioni di storie senza capo nè coda, perso in investigazioni del mio privato e del suo pubblico interfacciarsi col mondo.

In un ansia da ragionamento deduttivo mi chiedo il perché di tutto ciò che vedo e il risultato è che ogni risposta si trascina dietro altre domande; come in una spirale, solo che anziché raggiungerne il fuoco la percorro allargando sempre di più la traiettoria.
Anche ora mi rendo conto di avere iniziato a sragionare, non era questo il discorso che avevo in mente di fare, però sono in balia delle scelte di percorso prese da tutte quelle parti di me su cui non riesco ad esercitare pieno controllo.

Ecco, forse il problema consiste proprio in questo, nel controllo, nella sua assenza oppure nella sua esasperata presenza; è una vita intera che cerco di disciplinare il mio modo di fare, riuscendoci a volte, altre volte no. Quello che mi fa rabbia è che scopro di essere capace di mandare giù fin troppe cose, mascelle serrate, pugni chiusi, un tremendo desiderio di colpire, per far male, per farmi male... mentre poi tutto quello che faccio è voltarmi per non essere costretto a guardare.

Non sono mai stato tipo da covare rabbia in silenzio, preferisco lasciare che le situazioni mi attraversino perché so che se esplodessi gli effetti sarebbero devastanti... eppure in certi momenti l'odore della violenza mi attrae terribilmente....

venerdì 25 aprile 2008

Tutte scuse...

Buonasera a tutti, il proprietario del blog che state leggendo si profonde nelle sue più sentite scuse per le assenze e i ritorni intermittenti. Purtroppo, non potendo essere qui questa sera, ha mandato una persona di fiducia, cioè me, a fare le sue veci ed io farò del mio meglio per rispondere alle vostre domande e non deludere la fiducia dell'autore.

Innanzitutto vi informo che lui sta bene, ha accumulato un po' di tempo lontano dagli affanni per cercare di fare -farsi- chiarezza ma l'ultima volta che l'ho sentito ha detto che stava rientrando. La sua voce sembrava più o meno la solita, forse un po' meno triste e un po' più stanca e rassegnata; mi chiedo, e sicuramente ve lo starete chiedendo anche voi, dove questo allontamento lo abbia condotto... ma sono certo che sarà lui a raccontarvelo direttamente non appena potrà.

In secondo luogo, e con questo veniamo al motivo principale per cui sono stato mandato qui, lui vorrebbe scusarsi. Mi ha raccontato, io penso di aver capito cosa prova ed ora cercherò di spiegarlo anche a voi: a volte si usano espressioni "crude" perché la rabbia è più forte del buonsenso e, ironia della sorte, a volte questa rabbia scaturisce proprio da altre parole usate forse male, forse bene, sicuramente in modo incisivo. A volte non sono le parole stesse, ma chi le pronuncia.
A tali espressioni è facile rispondere con frasi colme di risentimento, rabbia, malinconia, delusione. Facile si ma non giusto ed è per questo che ci scusiamo.

Infine, lui vorrebbe che vi dicessi questo: anche se al momento non ha voglia di vedere o di parlare con alcune persone, quelle stesse persone non le ha dimenticate, anzi, e il suo evitarle è stato il modo per tenerle a distanza dai posti in cui fanno più male. Nonostante tutto l'affetto resta immutato e immutabile.

Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, avrei voluto darvi ulteriori notizie ma non so davvero niente di più. Spero che ci rivedremo presto, ora non mi resta che salutare e tornare alle mie mansioni, buona serata a tutti.

lunedì 7 aprile 2008

Come tante altre volte

Ho deciso, metto su un bel disco, sento il desiderio di distrarmi... "on air" i Cream e il loro blues psichedelico figlio degli anni '60. Ribellione, droghe, amore libero, se fossi nato qualche decennio fa sarei stato molto diverso. Purtroppo ci sono cose che non si possono scegliere, tutto quello che si può fare è cercare di vivere al meglio delle proprie possibilità.
Accendo una sigaretta... "perché no" penso, "non sarà una canna ma a darmi qualche aria vintage non ho che da guadagnare!". La musica è a tratti ipnotica, chitarra e basso che si alternano e si inseguono, tutta la mia attenzione è rapita dalle volute di fumo che intrecciano strani ghirigori nell'aria.

La voce di Eric Clapton mi scuote con la forza di emozioni già provate... "one summer day, she went away. Gone and left me, she's gone to stay". Cerco di ricordare cosa ho fatto nel week-end ma ho un vuoto totale che parte dalla notte di giovedì ed arriva a domenica sera. Ricordo solo di aver completamente staccato il cervello, di essermi imposto, con una forza di volontà che non sapevo mi appartenesse, di escludermi dal mondo.

Vederla così bella è stato un duro colpo, o forse a fare male è stato solo il suo inaspettato comparirmi davanti. Lei era in compagnia, come me del resto, avrei voluto parlarle ma sapevo che insieme a lei pochi secondi sarebbero diventati minuti e poi ore, così ho preferito uscire a prendere un po' d'aria. Sentivo la testa girare, incapace di soffermarsi su una delle tante immagini che erano improvvisamente riaffiorate da ricordi tenuti fino ad allora da parte a costo di grandi sacrifici.

Quella sera non sono riuscito a guardarla negli occhi, vorrei riuscire a trovare una spiegazione diversa da quella che ho in testa che suoni convincente ma non ci riesco. Non ce l'ho fatta perché sarebbe stato straziante vederla voltare lo sguardo per andare via.

Le casse continuano a vomitare note, nonostante sia presto mi sento stanco ma ho ancora così tante cose da fare... e poi oggi c'è il sole.

sabato 15 marzo 2008

Contradditorio

Credo che la contradditorietà sia il nostro naturale modo d'essere. Spiazzare, lasciare interdetto chi si ha di fronte come tecnica di difesa, scudo contro le ansie e i timori connaturati all'esistenza stessa? Si, immagino che sia così...

Per conto mio posso affermare di cadere spesso in contraddizione, purtroppo capita quando si deve combattere quotidianamente con mille pensieri divergenti e paure e ambizioni e desideri infranti. Eppure anche nella mia entropia caratteriale (nonchè caratteristica) conservo una coerenza di fondo che può forse sfuggire ad un'occhiata superficiale ma che è sempre lì a spiegare ogni gesto (spero solo di riuscire un giorno a trovare anche le parole che chiariscano i motivi di alcuni miei atteggiamenti... anche le "forzature" alle volte hanno una ragione d'essere).

Ecco perché poi resto perplesso quando mi trovo di fronte a comportamenti che definire incoerenti è troppo ma che non posso non considerare quantomeno "ambigui" (anche questa definizione non è del tutto esatta ma tant'è... non riesco a trovare niente di meglio quindi accontentiamoci). Se parole e gesti, dichiarazioni d'intenti e intenzionali avvicinameni rivelano dicotomie tra dire e fare, se si lascia intendere quello che pochi attimi dopo viene assolutamente escluso dalla categoria del possibile cosa resta?
...
Solo un ragazzo con una infinità di dubbi e un disperato bisogno di chiarezza.