martedì 26 maggio 2009

Del farsi trovare senza cercare

Sono a disposizione, raggiungibile attraverso svariati (fin troppi!) mezzi di comunicazione.

Ma non ho più voglia di cercare, nè di cedere, nè di preoccuparmi (quasi sempre inutilmente)


Chiamatemi e "sarete risposti"


ON AIR: The Clash - Should I stay or should I go

lunedì 18 maggio 2009

Del desiderio di avere sangue blu e altre fantasie

Salve a tutti, mi presento, sono V. [ogni riferimento a nomi o proprietari di blog realmente esistenti è puramente casuale] e sono un Principe Azzurro.

O meglio, lo ero. Si, perchè da ragazzo avevo un sogno, volevo una favola che parlasse di me, una favola che i papà avrebbero raccontato alle loro figlie prima di lasciarle addormentate a sognare un mondo di cui avrebbero potuto essere regine. Soprattutto, volevo una principessa da salvare e con cui poter vivere "per sempre felici e contenti". Per questo anni fa mi iscrissi all'Università delle Nobili Gesta, facoltà di principismo (nome stupido, pensavo, ma quel che importava era il risultato). A dispetto delle difficoltà mi laureai col massimo dei voti, corsi di galanteria, portamento, dizione, bacio romantico, tutti superati brillantemente.

All'epoca pensavo che il futuro sarebbe stato radioso, ma una volta fuori ho dovuto fare i conti con la realtà. Il mondo era pieno di principi di ogni colore (rossi, neri, verdi e chissà quanti altri), tutti con qualche potente santo in paradiso più di me. Le principesse sembravano essere tutte già prese ed io che sognavo un paese in cui splendesse sempre il sole e gli uccellini cinguettassero tutto l'anno ero riuscito a ottenere soltanto un impiego come principe CO.CO.CO. in un regno così piccolo che sembrava cercasse di soffocarmi.

Ciononostante non persi la speranza, ricordavo bene il mio sogno ed ero ancora ingenuo da credere che con costanza e buona volontà sarei riuscito a vederlo concretizzarsi. Così continuai a cercare, fino a trovare una principessa che sembrava in difficoltà. Ancora oggi mi chiedo come ho fatto ad essere così stupido, così cieco, saranno stati i suoi occhi dolci e profondi, chissà... sta di fatto che lei non aveva alcun bisogno di essere salvata ed io non me ne resi conto. Insistei, fui paziente, ci misi tutto me stesso, con l'unico risultato di rendere un mucchio di persone "infelici e scontente".

Il mio fallimento non passò inosservato; difatti al termine del mandato il mio contratto non fu rinnovato e mi ritrovai senza più un lavoro ma soprattutto senza quello che avevo da sempre voluto fare. Probabilmente avevo sopravvalutato le mie capacità, forse non era destino che diventassi un principe azzurro. Mi sentivo sconfortato, e solo... e più di tutto rimpiangevo la principessa che credevo mi avrebbe completato e reso felice. La sera, prima di addormentarmi, lasciavo che a cullarmi fossero i bei ricordi dei tempi andati, consapevole che durante la notte quelli brutti mi avrebbero svegliato di soprassalto.

Ma sapete come si dice, vero? Il passato è passato, e di sogni non si vive. Così ho venduto il mio cavallo per comprare un'incudine e ho deciso di diventare fabbro. E' un lavoro noioso, faticoso ma mi dà di che vivere e questo è più che sufficiente.

Questa è la mia storia, io sono V. e sono un ex-principe azzurro...



...ma nonostante tutto conservo ancora con immensa cura un vecchio baule, dentro c'è un vestito color turchese. A volte apro il baule e resto per un po' a fissarlo, con la speranza che un giorno tornerò a indossarlo...

ON AIR: Hammock - I can almost see you

mercoledì 6 maggio 2009

Delle assenze (s)forzate

Mi mancavi, sai?

Mi mancavano le tue mani che non mi hanno mai accarezzato. Mi mancava immaginarle muoversi sui tasti a comporre parole come riflessi di pensieri e desideri, di ansie e paure e gioie, di pentimenti e turbamenti.

Mi mancavano i tuoi occhi in cui non ha mai guardato. Mi mancava sentirmi scrutato, analizzato, a volte compreso ed altre un po' meno, mi mancava il tuo sguardo curioso che conosco d'istinto.

Mi mancava il tuo sorriso. Il suono di una risata che non ho udito e che pure riecheggia tra le nude pareti del mio cuore in affitto.

Mi mancavano la tua malizia e la tua innocenza, il tuo essere così ed anche diversa.

Perchè aldilà dello strano modo in cui ci siamo trovati "ormai ci sei, e quando non ci sei si sente".

ON AIR: Afterhours - Baby Fiducia

lunedì 4 maggio 2009

Del profondo io e di altre disfunzioni percettive

Una sedia.

Sola.

Al centro di una stanza.

Vuota.

E una lampada appesa giusto aldisopra.

Spenta.

Silenzio che si riposa.

Improvvisa, inattesa, una mano gira il pomello, spinge, apre e indaga il muro, sfiora le pareti candide in cerca dell'interruttore. Lo trova, e lo fa scattare.

Luce.

E una stanza vuota, e una sedia. Un corpo segue la mano, e una testa segue il corpo. La testa, e il corpo, e la mano, pensano "che strano, una stanza vuota... ed una sedia". Al centro esatto, che sembra messa lì a bella posta, che quasi non ci si crede, che ti fa venir voglia di partire dai quattro angoli e muovere un passo dopol'altro, tacco e punta, e contarli per vedere se davvero quella sedia è al centro, se è IL centro.

Un po' di timore, ma quel corpo è stanco e la testa lo spinge ad avanzare, per riposare, un momento solo.

"Siedi"


Solo. Su una sedia. Strana banale coppia.

Il corpo è immobile. Le mani immobili. La testa immobile. Se qualcuno entrasse ora potrebbe pensare che sia una statua di cera messa lì a bella posta per spaventare i visitatori. Ma la luce proietta il suo cono e a guardare bene si coglie il battito delle ciglia, inconsapevole contrazione. Se poi riesci a far silenzio, ma silenzio davvero, star muto, immobile, puoi sentire lieve il respiro e scorgere impercettibile l'alzarsi e abbassarsi del torace.

Solo. Su una sedia. Ma vivo. E al tempo stesso morto.

In una stanza. Vuota. Eppure familiare.

Guarda dritto davanti e a sè, guarda fuori da una finestra.

"Ma prima c'era già?"
"E se anche non c'era cosa importa?"


Fuori scorrono scene che conosce, ricordi di ciò che era, mentre il cielo ha il colore delle sensazioni di ciò che sarà. Mille sfumature di rosso, e viola, e sprazzi di verde e blu. Oro di sole caldo, lontano, e ancor più lontano un punto, nero di un nero che non è colore, nero di paura e sofferenza.

Le mani tornano a muoversi, scorrono lungo le gambe, si posano sulle ginocchia, fanno da puntello ed ecco, il corpo è di nuovo in piedi. La testa vuole uscire, le pareti iniziano a stringersi, l'aria pare soffocare più che recare sollievo.

Resta una luce.

Spenta.

E una porta.

Chiusa.

Prima o poi tornerà a sedersi su quella sedia, lo sa, è quello l'unico posto in cui può morire sperando di rinascere.

venerdì 1 maggio 2009

Credevo di essere diverso.
Di essere cambiato.
Di aver imparato...

Invece sono sempre [nebulosamente] io.

ON AIR: Marlene Kuntz - Sonica



...fragori e albori di guerre universali, scontri letali...

giovedì 23 aprile 2009

Del bisogno di cambiare e di altre debolezze

Un uomo di rabbia.

Che si lascia infastidire da quello che non può controllare e ancora di più da quello che egli stesso provoca.

Che crede in alcune cose e cerca di convincersi che in realtà non la pensa così.

Che ogni volta che affronta i suoi demoni ne esce irrimediabilmente sconfitto.

Che vorrebbe fare 1000 ed è così stanco e disilluso da riuscire a malapena a fare 10.

Che si domanda se c'è un senso, e quando il senso lo trova si domanda qual è il senso di quel senso.

Che prova sensazioni e non le butta fuori per paura che, e quando invece non prova nulla vorrebbe sapere dove sbaglia.

Che non è cattivo e invece dovrebbe, che non è insensibile e invece dovrebbe, che dice di lasciarsi scivolare le cose addosso e lo vorrebbe... ma all'atto pratico non ci riesce.

Che si comporta come un asociale perché è stanco della "socialità" che lo circonda.

Che scrive parole che poi non ha voglia di rileggere e che non pronuncia parole che vorrebbe urlare forte.

Che fuori cerca di essere comprensivo e presente anche quando dentro è vuoto e freddo.

Che si chiede come sta, univoco, perché un pensiero lì c'è sempre.

Che non ha più voglia di.

Che stringe i pugni troppo spesso.

Che si pente di tutti i suoi sbagli, ma di uno proprio no, non ce la fà davvero.

Che ancora immagina ciò che non sarà e si chiede cosa ne sarà... di lui... e del resto.

Che uomo è un uomo di rabbia?

ON AIR: Pino Daniele - Voglio di più


[...]
Io che ho visto un uomo

e una campana
stare insieme a gridare per ore
io che ho visto il mare
oggi sono stanco
[...
]

venerdì 10 aprile 2009

Tremiti

Un terremoto.
Un bella scossa per ricordarci che qui non siamo noi i padroni, che siamo solo affittuari e spesso neppure troppo graditi.

Un tremare e crollare per scoprire la solidarietà e il rispetto? Per rispetto non viene mandato in onda il "Grande Fratello", per rispetto nascono decine di gruppi sui siti di social network ed io mi chiedo: ci sono persone che hanno perso la casa, che hanno visto la propria vita crollare e ridursi in frammenti come i palazzi da cui sono miracolosamente riuscite a scappare, ci sono persone che hanno perso amici, familiari... qualcuno pensa davvero che si preoccupino se il "Grande Fratello" viene trasmesso o meno? O pensano che siano tutti lì a collegarsi ad internet per iscriversi ai gruppi di facebook che esprimono "solidarietà per le vittime della catastrofe" etc. etc.? Pensate davvero che le persone che ora vivono in accampamenti di fortuna si preoccupino se voi accendete delle candele e le tenete vicino alla finestra per una notte? Non vi sembra una cosa priva di senso? Serve forse ad acquietarvi l'anima e permettervi di dormire più sereni "perché vedete? io ho acceso una candela, non sono mica un insensibile!".

Io non ho ceduto, non mi sono iscritto a gruppi di sostegno virtuali, non ho listato a lutto la mia pagina, non perché non abbia a cuore quel che è successo bensì perché mi sembrano gesti così stupidi... così inutili. Ho pregato per chi non c'è più e per chi è rimasto (qualcuno potrebbe dirmi che anche questo è stupido ed inutile e forse non ha tutti i torti). Ho seguito e ammirato gli sforzi di chi si sta impegnando per dare una mano, professionisti, volontari, gente comune. Ho cercato di immedesimarmi in chi è rimasto, in chi è sopravvissuto e mentre lo facevo ho provato una sensazione di perdita tanto intensa da farmi venire le lacrime agli occhi.

Così ho realizzato che ciò che ho perso io al confronto è nulla, ma se mi ha fatto così male allora quello che provano queste persone deve essere una sorta di inferno in terra. E mi sono detto che non è giusto, è stato un grido muto che è venuto fuori dall'animo. E' questo il risultato di tanti errori? Ci saranno indagini che probabilmente non lo stabiliranno mai (siamo pur sempre in Italia, no?). Ci sono vite che sono cambiate, che non saranno mai più come prima.

C'è la mia vita che non è più come prima... rubando una frase a una canzone "non può essere mai come ieri" e non la forza con cui lo desideri non cambia certo la realtà.

Per tutti i sogni, grandi e piccoli, che la vita ha infranto...

ON AIR: XTC - Dear God



[...]
...sorry to disturb you,
but I feel that I should be heard loud and clear...
[...]