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venerdì 10 aprile 2009

Tremiti

Un terremoto.
Un bella scossa per ricordarci che qui non siamo noi i padroni, che siamo solo affittuari e spesso neppure troppo graditi.

Un tremare e crollare per scoprire la solidarietà e il rispetto? Per rispetto non viene mandato in onda il "Grande Fratello", per rispetto nascono decine di gruppi sui siti di social network ed io mi chiedo: ci sono persone che hanno perso la casa, che hanno visto la propria vita crollare e ridursi in frammenti come i palazzi da cui sono miracolosamente riuscite a scappare, ci sono persone che hanno perso amici, familiari... qualcuno pensa davvero che si preoccupino se il "Grande Fratello" viene trasmesso o meno? O pensano che siano tutti lì a collegarsi ad internet per iscriversi ai gruppi di facebook che esprimono "solidarietà per le vittime della catastrofe" etc. etc.? Pensate davvero che le persone che ora vivono in accampamenti di fortuna si preoccupino se voi accendete delle candele e le tenete vicino alla finestra per una notte? Non vi sembra una cosa priva di senso? Serve forse ad acquietarvi l'anima e permettervi di dormire più sereni "perché vedete? io ho acceso una candela, non sono mica un insensibile!".

Io non ho ceduto, non mi sono iscritto a gruppi di sostegno virtuali, non ho listato a lutto la mia pagina, non perché non abbia a cuore quel che è successo bensì perché mi sembrano gesti così stupidi... così inutili. Ho pregato per chi non c'è più e per chi è rimasto (qualcuno potrebbe dirmi che anche questo è stupido ed inutile e forse non ha tutti i torti). Ho seguito e ammirato gli sforzi di chi si sta impegnando per dare una mano, professionisti, volontari, gente comune. Ho cercato di immedesimarmi in chi è rimasto, in chi è sopravvissuto e mentre lo facevo ho provato una sensazione di perdita tanto intensa da farmi venire le lacrime agli occhi.

Così ho realizzato che ciò che ho perso io al confronto è nulla, ma se mi ha fatto così male allora quello che provano queste persone deve essere una sorta di inferno in terra. E mi sono detto che non è giusto, è stato un grido muto che è venuto fuori dall'animo. E' questo il risultato di tanti errori? Ci saranno indagini che probabilmente non lo stabiliranno mai (siamo pur sempre in Italia, no?). Ci sono vite che sono cambiate, che non saranno mai più come prima.

C'è la mia vita che non è più come prima... rubando una frase a una canzone "non può essere mai come ieri" e non la forza con cui lo desideri non cambia certo la realtà.

Per tutti i sogni, grandi e piccoli, che la vita ha infranto...

ON AIR: XTC - Dear God



[...]
...sorry to disturb you,
but I feel that I should be heard loud and clear...
[...]

giovedì 20 novembre 2008

Una storia...

Un uomo cammina solo per la strada, il passo stanco e pesante. Si ferma un attimo, il tempo di accendere una sigaretta, dare il primo tiro, espirare nicotina mista a vapore nella notte fredda. Alza lo sguardo per seguire le spire di fumo che si intrecciano e si perdono in un silenzio irreale. Stranamente nel bagliore alogeno delle infinite luci della città un angolo di cielo resta limpido, dal punto in cui si trova può vedere le stelle, suggestione di un mare di fiammelle accese nel concerto del buio... e si ritrova a pensare alla donna che ha amato. Da quanto non ha sue notizie? Un mese forse, forse un anno, a volte ha l'impressione di percepire l'arrivo di ricordi che cercano di fare breccia nel muro della quotidianità come se venissero da un passato remoto.

Si sono allontanati di comune accordo, stavano cercando di tenere vivo un sentimento nato morto per metà e vissuto all'ombra di bugie e tradimenti. Nonostante le voci che erano circolate quando alcune mezze verità erano infine venute a galla l'uomo sa che il suo amore era stato puro, scevro di ogni malizia, ma non per questo meno intenso o appassionato. Le aveva donato l'anima, ed era stato come prendere un grosso respiro e fare un salto nel vuoto senza sapere se la corda che ci si è legati alla vita si tenderà prima di schiantarsi al suolo. Ora che tutto è così diverso ripensa con un brivido al rischio che ha corso investendo tutto sè stesso in una storia priva di qualsiasi garanzia e si stupisce di avere trovato il coraggio di lasciarsi trasportare lasciando da parte ogni ritrosia, ogni prudenza, simile a vela gonfiata da un vento tanto forte quanto passeggero.

Lei però non lo ha mai amato davvero e lui in fondo questo lo ha sempre saputo. Ha sperato fino all'ultimo di riuscire a farle cambiare idea, ha sperato di strapparla al passato nonostante il futuro fosse nebuloso, insicuro. Ma lei è scappata per tornare tra le braccia di chi ha avuto la fortuna di rubarle il cuore. L'uomo ha sacrificato tanto di sè per lei, per amor suo è stato in silenzio quando gli ha chiesto di stare lontano, chè equilibri fragili come lacrime di cristallo correvano il rischio di essere spezzati. Con un sorriso amaro ripensa al detto che sua madre gli ripeteva spesso quando era piccolo... "chi ha il pane non ha i denti". Ogni rinuncia l'ha accettata per non vederla soffrire e perché era stanco di soffrire, ed anche se le botte che ha preso sono state tante e forti non ha rimpianti.

I rintocchi di una campana distante lo scuotono, la sigaretta accesa si offre ai timidi refoli di vento della sera, il fumo continua a salire alto in ampie volute, è stato solo un attimo, un attimo lungo una vita.

ON AIR: Simone Patrizi - Se poi mi chiami

martedì 7 ottobre 2008

SI

Sarebbe stata la mia risposta... se mi avessi chiesto...

 "Sei innamorato di me?"
Si... mi sono innamorato di te, di mille particolari di te. Dei tuoi occhi, del sorriso, delle mani, di quel misterioso sapere, sempre, dove accarezzarmi, del tuo accenderti improvviso, di infinite altre cose ancora.

"Vorresti baciarmi?"
Si... l'ho desiderato come niente altro prima. Non volevo che si capisse ma non riuscivo a trovare la maniera per nasconderlo. Ed ogni volta era come se il prima non fosse esistito e il dopo non avesse importanza, ogni istante era solo quell'istante, e i desideri, le preghiere, nascevano e morivano lì, sulle labbra, come farfalle, pochi splendidi battiti d'ali prima di svanire.

"Secondo te sono bella?"
Si... e l'ho sempre pensato, già da prima che divenisse scontato sentirlo pronunciare dalle mie labbra. Sei bella perché potrei guardarti all'infinito senza annoiarmi. E' bello ciò che tutti possono vedere ed ancor di più quello che tieni nascosto dentro.

"Credi davvero che dovremmo stare insieme?"
Si... ne ero (ne sono?) convinto e non so spiegarti quale sia il motivo. Ho provato a trovare giustificazioni razionali e poi a demolirle, perché alcune cose restano solo bei sogni. Nonostante tutto non ho mai avuto dubbi, sentivo che era così con una forza e una sicurezza che non avevo mai provato prima, non potevo fare a meno di credere a una sensazione così forte. Su alcune cose non ci si sbaglia.

"Pensi davvero che dovrei correre il rischio di ricominciare tutto daccapo con te?"
Si... penso che avremmo potuto provarci. Sono assolutamente certo che ne sarebbe valsa la pena. Non serve aggiungere altro, hai guardato i miei occhi, sai che non ho mai pronunciato frasi del genere con leggerezza.

"Mi ami?"
Si... sei stata la prima e l'unica a cui avrei -ho- risposto di si, anche se la reazione non è stata quella che speravo. Anche se ha significato splancare ogni porta, abbandonare qualsiasi tipo di difesa, offrirmi completamente senza più possibilità di trovare rifugio. Si, si e ancora si.

"E davvero mi hai amato così tanto da star male?"
Si... forse a voler tirare le somme sono state più le volte in cui ho sofferto per te di quelle in cui mi hai fatto sentire bene, ma quando ci sei riuscita... ti dico solo che non cambierei quei momenti per niente al mondo, e se il prezzo da pagare è stato un lungo periodo di buio in cui ho sentito il cuore lentamente spegnersi, allora voglio solo dirti che non mi importa, ne è valsa la pena!

"E' vero che il ricordo non va via?"
Si... ho cercato di cancellarlo solo per scoprire che non mi era possibile. Così a volte ritorna, con una fitta al cuore, ed è come se non fossero passati che pochi giorni. Presto o tardi la polvere coprirà i ricordi di questi anni, solo tu resterai intatta, immacolata.

"Mi hai odiato?"
Si... e no... a volte avrei desiderato esserne capace, a volte lo desidero ancora. Ho provato tanta rabbia, perché non capivo, perché avevo l'impressione che tu non volessi capire. Nonostante tutto non sono mai riuscito ad odiarti. Per l'importanza che hai avuto e che hai ancora, per tanti motivi che non so spiegarti.

"Mi avresti sposato?"
Si... del resto te l'ho chiesto, ed anche se si scherzava so che il vero me, quello che resta nascosto in un angolino nascosto per paura di essere deriso, illuso, abbandonato quando non serve più, non avrebbe desiderato altro dalla vita. Avrei portato all'altare il mio grande amore, avrei mai potuto dirle di no?

"Rinunceresti a tutto per me?"
Si... se me lo avessi chiesto lo avrei fatto, senza pentimenti, senza remore. Ogni sacrificio sarebbe stato un piacere se avesse potuto avvicinarmi a te. Perché io so qual è il tuo reale valore e niente al mondo ha più importanza.

"Rinunceresti a me?"

Si... me lo hai chiesto. Ed io l'ho fatto.

ON AIR: Anna Nalick - Breathe (2AM)

sabato 19 aprile 2008

Quando tutto sbiadisce

Cosa rimane quando dai tutto te stesso e quel che resta è una parentesi?
Quando ti rendi conto che la persona che per te contava di più al mondo non ha mai compreso davvero quello che provavi?
Quando ti dicono che ti comporti come un tredicenne e non sai come spiegare che forse è vero, le azioni e le parole sono quelle di un ragazzino, ma il cuore e i sentimenti sono quelli di un uomo?
Quando scopri che qualcun'altro ha deciso per te?
Quando ti chiedono di rinunciare all'unica che hai amato davvero e lo fai perché non farlo significherebbe farla soffrire ancora?
Quando ti senti stupido per aver rinunciato ad andare fino in fondo perché dentro di te non potevi fare a meno di pensare che "no, così non è giusto"?
Quando desideri qualcosa così intensamente da dimenticare tutto il resto?
Quando un profumo ti ricorda lei e scopri che stai trattenendo le lacrime a fatica?
Quando incontrarla per caso ti fa così male che vorresti sparire?
Quando vorresti credere a chi ti dice che tutto andrà bene sebbene tu sappia perfettamente che non sarà mai così?
Quando hai paura perché non riesci a mandarla via?
Quando soffri perché è stata la prima, temi che sia l'unica e sei certo che resterà sempre la più importante?
Quando ogni sera, prima di addormentarti, con gli occhi ormai chiusi per metà, il tuo pensiero torna ad uno di quei momenti in cui lei era perfetta... in cui lei era lei?
Quando pensi a quella sera che per gioco le hai chiesto di sposarti e per un secondo ti sei sorpreso a desiderare che ti dicesse di si?
Quando sei così arrabbiato... e confuso... e addolorato da chiederti se ne è davvero valsa la pena?
Quando fai tutto quello che puoi perché l'unica cosa che potrebbe farti stare peggio è il rimpianto di non averci provato fino in fondo?
Quando raccogli un pezzo di luna per lei e lo tieni da parte, al solo scopo di vedere la sua faccia quando te lo chiederà e tu glielo darai?
Quando un bacio è "solo un attimo"?

Cosa rimane quando vorresti non aver mai detto "ti amo"?

sabato 12 aprile 2008

Tutto ritorna

Ho ancora un grosso peso dentro, un macigno che schiaccia la mia volontà. Così involontariamente non riesco a fare a meno di tornare a pensare a lei.
Ho combattuto contro desideri che volontariamente ignoravo una battaglia che mai avrei potuto vincere.
Le ferite bruciano troppo, dolore ancora più intenso quando tenti di cicatrizzarle, a tratti insostenibile, tanto che vorresti morire... ma mi accorgo che sto già morendo, dentro, oceano di candele che il vento di ogni nuovo giorno spegne con la delicatezza di una ineluttabilitàsofferta e sofferente.

E so che solo una persona sarebbe in grado di riaccenderle... certezza che spaventa in quanto figlia di riflessioni amare. Ore con la testa tra le mani a chiedermi se tutto questo avrà mai fine, se continuare a lottare ha senso, implorando il dolce abbraccio di un oblio temuto, si, ma troppe volte altrettanto intensamente desiderato.

Ho un demone in corpo che morde e graffia, dilaniando residui di ciò che ero, bramoso di distruggere ciò che sono. Delitto e castigo ma da tempo la pena ha smesso di essere commisurata al reato...

ON AIR: Afterhours - Pelle

mercoledì 27 febbraio 2008

PUPS,PUFF(CL)

Arrivare alla fine di una storia è come leggere l'ultima pagina di un libro che per un breve periodo ti ha completamente assorbito facendoti dimenticare tutto il resto, in fondo sai fin dal primo istante che "non c'è niente che sia per sempre" ma lasci che la sospensione dell'incredulità ti trasporti in un mondo in cui tutto ciò che desideri è tutto ciò che è. Così quando l'unica parola rimasta è fine il sentimento più intenso è una malinconia profonda, la sensazione che d'ora in avanti sarà tutto diverso. E ti scopri a ripensare a immagini e sensazioni riaffioranti da un passato non troppo lontano: è come sedersi a sfogliare gli album di foto delle ultime vacanze. Ogni scatto ti riporta indietro ai momenti che hai vissuto... alcuni dei ricordi sono già sbiaditi, altri sono ancora tanto nitidi, quasi aggressivi nella loro chiarezza, come sogni già sognati mille e più volte.

Proprio ora, come se la scena si ripetesse davanti ai miei occhi, rivedo un pomeriggio di settembre, faceva ancora molto caldo. Il sole filtrava dalle persiane abbassate per metà donando una calda colorazione ambrata alla stanza. Se mi concentro un attimo riesco a sentirmi nuovamente pervaso dal senso di quiete di quel momento, nonostante la provvisorietà della situazione pareva che tutto fosse assurdamente perfetto nella sua imperfezione. Ed ho questa immagine impressa nella mente, di una ragazza seduta di un letto tanto grande rispetto a lei da sembrare che potesse inghiottirla tra le sue pieghe da un momento all'altro, e lei con le ginocchia al petto e lo sguardo curioso e intimorito. La luce metteva in risalto la sua bellezza semplice ed io cercavo di spiarla di sottecchi nel tentativo di non farmi notare, affascinato da quella presenza che sembrava emanare qualcosa di particolare. Solo col tempo avrei capito di cosa si trattava, in quel momento mi accontentavo di rubare uno sguardo apparentemente casuale ogni tanto. Ricordo anche di non essere stato particolarmente loquace, altro atteggiamento che più avanti sarebbe cambiato radicalmente.

Ecco, ormai i pensieri hanno preso il sopravvento sulla mia parte razionale, da sempre troppo debole. Ora mi rivedo in una fresca sera autunnale, non ne sono assolutamente sicuro ma credo sia una delle prime, forse addirittura la prima, in cui siamo usciti noi due soli. Non c'era malizia, nessuna premeditazione, solo due persone che piaciutesi a pelle, incuriosite l'uno dall'altra, hanno deciso di andare a bere qualcosa insieme. Nel locale non c'era troppa gente, sembrava che ormai i bei tempi delle serate universitarie affollate all'inverosimile e delgi schiamazzi che mi tenevano sveglio fino a notte fonda fossero ormai tramontati. Nonostante questo ricordo che stavo bene, c'era lei ed era l'unica presenza imprescindibile in quel momento. Era vestita di nero, capelli corvini, quegli occhi scuri che porto impressi nell'anima quasi mi avessero marchiato a fuoco, e la sua pelle pallida a creare uno strano, seducente contrasto. Bevevamo e parlavamo di niente, scherzavamo, ridevamo, credo più grazie all'alcol che alla brillantezza della mia conversazione, ed io ero felice. Assolutamente, incondizionatamente felice. E' stata una delle ultime volte che mi sono sentito così, quasi immerso nel mio personale universo parallelo, dimentico del mondo reale e di tutti i problemi che presto o tardi sarebbero tornati a bussare alla mia porta. Ricordo, e non posso fare a meno di sorridere, che lei si sentì male, ancora poco avvezza a rhum e tequila. Adesso mi sembra tutto così assurdamente comico ma allora, mentre la riaccompagnavo a casa e la guardavo salire le scale con un po' di difficoltà, mi sentii in colpa per non aver considerato che forse non era il caso di farle bere roba tanto forte.

Quel portone... l'ho riaccompagnata a casa moltre altre volte. Una volta, per gioco, proprio lì le ho chiesto di sposarmi. Purtroppo non avevo diamanti a portata di mano così mi dovetti accontentare dell'anellino del tappo di una bottiglia di plastica. Lei mi guardava a metà tra lo stupito e lo sconvolto ed io solo molto tempo dopo mi resi conto che probabilmente, se follemente mi avesse detto di si, sarei corso in chiesa a parlare con il prete non appena fosse tornato a splendere il sole.

Abbiamo parlato a lungo, conversazioni di ore, attraverso discorsi apparentemente innocui le ho rivelato parti immense di me, rincorrrendo parole, frasi, idee ho cercato di comprendere qualcosa in più di lei. E poi c'era quel piccolo gioco, così tipico di me, da sempre sospeso tra il detto e il non detto: annotavo le iniziali delle parole di alcune frasi per ridere di lei, tanto bella anche quando si arrabbiava perché mi rifiutavo di dirle cosa significavano. E La guardavo a lungo, con la paura che un giorno non avrei più potuto farlo, sapendo già, inconsciamente che il giocattolo che avevo atteso tanto a lungo di avere era troppo fragile per le mie goffe mani.

Quante volte è stata a un passo da me, pochi centimetri che in un attimo si trasformavano in chilometri perché non sono mai stato capace di accettare di non essere l'unico. Rivedo ogni suo movimento, a volte quando sono sovrappensiero mi sembra addirittura di risentirne il profumo. Si divertiva a provocarmi, le riusciva dannatamente bene e d'altronde con me sfondava una porta aperta. Ricordo che a volte l'ho desiderata così intensamente da dovermene allontanare. A volte mi sorprendo a cercare i suoi occhi tra quelli delle persone che mi passano accanto, solo per rendermi conto che lei non c'è.

Del resto la vita non è sempre rose e fiori ed io mi sono avventurato su sentieri che sapevo mi avrebbero condotto a terre aride e desolate. Ho tentato con ogni fibra del mio essere di riscrivere il nostro destino e tutti i miei sforzi mi si sono rivoltati contro; anche se cerco in ogni modo di dimenticare, di superare il vuoto che si è creato dentro me sono ancora troppo debole per riuscirci. Questo continuo senso di irrequietudine mi ha spinto ad allontanarmi, a cercare il silenzio fuori da me nella speranza di riuscire a riportarlo anche in me, consapevole però che il mio cuore avrà sempre un punto cieco in corrispondenza di lei.

Adesso che il presente torna a reclamare la mia attenzione mi sovviene una frase... beh, sappi che tengo da parte in gran segreto un frammento di luna per te, lo avevo raccolto tanto tempo fa nella speranza di poterti rendere felice nel caso in cui me lo avessi chiesto... e seppure non dovessi mai tornare a reclamarlo sarà tuo per sempre.

venerdì 22 febbraio 2008

Lettera a me

Ciao, come stai?
E' da tanto che non ci sentiamo, vero? Allora, che ne dici di raccontarmi qualcosa, cosa hai fatto in tutto questo tempo? Ma come, davvero sei stato quasi sempre chiuso in casa? Non ci posso credere! Non ti annoia rimanere intrappolato sempre tra le stesse quattro mura? Dici che non è un bel periodo eh? Ti capisco sai, il problema è che ci illudiamo di poter fuggire dall'evidenza costruendole attorno un muro di bugie; a forza di ripetersele smettono di essere stupide menzogne e diventano la nostra verità, almeno fino a quando non siamo costretti a confrontarci con la realtà... e quanto fa male vedersi sbattere in faccia la propria stupidità, vero?

Mi piacerebbe poterti consolare, dirti che domani andrà meglio, che il dolore non dura per sempre ma voglio essere del tutto sincero con te, penso che te lo meriti: non ho idea di come sarà domani o dopodomani o nelle prossime settimane, mesi, anni... non ti arrabbiare ora, lo so, non sono per nulla consolante e mi dispiace, però non me la sento di dirti che va tutto bene, che presto tutto si sistemerà.

Si, so cosa hai passato, capisco i motivi per cui ti sei sentito preso in giro, capisco che non hai capito quasi nulla e questo ti rode, però secondo me non è così, credo che ti siano solo sfuggite le cose più importanti! No no no, non fraintendermi però, non ti sto dando dell'idiota, dico solo che le domande che hai fatto erano giuste mentre probabilmente le risposte non del tutto e almeno di questo non hai tutta la colpa. Del resto ammetto che neppure io ho capito granchè in questa faccenda.

Non vuoi proprio dirmi cosa c'è che non va, vero? Sei così silenzioso, anche più del solito, e questo onestamente mi preoccupa, se prima qualche parola in una giornata la spiccicavi ora temo che spesso mi toccherà conversare da solo. E non te la prendere, lo sai che scherzo... non c'è bisogno che tu mi dica niente, ti conosco abbastanza bene e so cosa ti passa per la testa.

Ti ricordi quando eravamo piccoli? Giocavamo in quel benedetto campetto dalla mattina alla sera, c'era sempre il sole. Ricordi quando tornavamo a casa sporchi dalla testa ai piedi, tanto che tua mamma voleva farci spogliare fuori di casa? Non c'erano pensieri, niente ansie, dubbi... prendevamo dai giorni che venivano quel che capitava. Non so se capita anche a te ma spesso rimpiango quei tempi, eravamo piccoli, si, non potevamo fare quasi nulla da soli ma eravamo spensierati e con le idee molto più chiare di adesso.

Visto? Mi ci è voluto parecchio impegno ma un mezzo sorriso te l'ho strappato! Ora devo andare, si è fatto tardi e domani devo alzarmi presto, ma tu non smettere di sorridere e quando ti sentirai triste tanto da pensare di non farcela pensa a quello che sto per dirti: non darti tanta pena, rialza la testa e non chiuderti in te stesso... so che lo stai facendo quindi non dirmi che sto sparando cazzate! Continua a donare pezzi di cuore a chi ti sta intorno: molti ti deluderanno, tratteranno il tuo dono come carta straccia, ci passeranno sopra senza pensare alle tue sofferenze, qualcuno quel dono lo abbandonerà distrattamente in un mucchietto assieme a tanti altri senza neppure comprendere quanto per te sia prezioso, pochi, pochissimi ne avranno la cura che merita... e una sola un giorno accetterà di condividere il suo cuore con te. Quando questo succederà vedrai che tutto il resto non avrà più alcun senso!

Con affetto,
V.

giovedì 14 febbraio 2008

Piccoli dettagli al buio

Quando mi sono svegliato questa mattina mi ero ripromesso di non scrivere, di lasciar scivolare via questa giornata cercando di non pensarci troppo... invece mi ritrovo qui davanti a queste pagine e a tutto quello che significano per me e le dita si muovono senza obbedire alla mia volontà.

Oggi è San Valentino, fuori c'è un bellissimo sole ma non ho voglia di festeggiare, non ho una donna con cui festeggiarlo. Sapevo che questo sarebbe stato un brutto periodo ma non lo avevo immaginato così nero. Da tempo mi sento come se fossi entrato in una lunghissima galleria di cui non si vede la fine. Io corro, corro disperatamente fino a non avere più fiato mentre tutto intorno resta uguale e se mi fermo sembra che non abbia fatto un passo. Sono così stanco, a volte ho l'impressione di scorgere la luce fuori di qui e allora moltiplico i miei sforzi. E' solo un'illusione, peccato che con un inquietante gioco prospettico questo dannato tunnel torni ogni volta ad allungarsi, ad inghiottirmi.

Sapete, comprendo che dalle mie parole possa trasparire una mancanza di fiducia, forse addirittura "un pipito" (cit.) di autocommiserazione. Potrei addurre mille giustificazioni, dire che ho il difetto di drammatizzare accadimenti già di per sè abbastanza tristi o che doverla lasciare andare dopo averla amata tanto (e non potete immaginare cosa voglio intendere con "tanto") mi ha svuotato interamente, sarebbe tutto vero. Potrei parlarvi di gelosie, risentimenti, rabbia, di lacrime che ho trattenuto a fatica, di altre che non mi è riuscito di fermare, di suppliche, prese di coscienza, di invocazioni al cielo, di una mancanza di serenità che dura da così tanto che non ricordo neppure quando è iniziata. Potrei raccontarvi questo e tanto altro ancora ma la verità è che ho paura.

Sono terrorizzato all'idea di perderla, e ancor più mi atterrisce il pensiero che potrei perdere me stesso. Rimanere solo mentre continuo a inseguire un sogno che non arriverà mai è quello che più mi spaventa. Ero pronto ad impegnarmi con lei, avrei accettato per lei di cambiare qualsiasi cosa, consapevole che tante rinunce, tanti sforzi avevano avuto il fine di farmela incontrare. Adesso, e lo dico con nel cuore tutta l'angoscia che un uomo possa sopportare, non ho più nessuna certezza. Come un sacchetto di plastica soffiato via dal vento la vita mi spinge qua e la senza preoccuparsi di me... del resto chi si preoccupa di una busta come tante altre?

Ho creduto di essere diverso, speciale, ho peccato di superbia e sono stato per questo giustamente punito. Quanto più sei in alto quando cadi, tanto più l'impatto è devastante.
Chiedo scusa a tutti, perdonatemi... cercavo solo di afferrare un sogno...