mercoledì 27 gennaio 2010

Estemporaneo

Ho smesso di studiare da non molto, ho preparato una cosa da mangiare al volo e stavo per piazzarmi in panciolle davanti alla tv (stasera "In America" di Jim Sheridan, e rendiamo grazie al digitale terrestre che ancora offre qualcosa di buono, degraderà presto anche lui?) ma mi sentivo stranamente inquieto, come se ci fosse ancora qualcosa fuori posto in questa giornata.

Poi mi sono reso conto che non si tratta di questa giornata, ma di questa e molte altre prima di questa che si sono sommate una ad una come grani di un rosario e forse è solo che sto iniziando a scontare le mie pene.
Parole al vento (o dust in the wind, per dirla con i Kansas), parole che andrebbero dette, perché imbrigliarle non serve, prima o poi il modo di venir fuori lo trovano ugualmente. Quindi dico al vento che non so più cosa pensare.

Ho creduto a certi proclami, sono sicuro che fossero sinceri, almeno al momento. Invece ora penso a chissà quante cose hanno nascosto quelle parole che arrivavano sempre al momento giusto. Come se dirle fosse così scontato che non farlo sarebbe stata una mancanza troppo evidente. A me quelle parole piacevano, mi facevano sentire in qualche maniera presente. Alcune le ho conservate e confesso che ogni tanto vado a rileggerle, forse è un modo per non dimenticarmi di me.

Invece negli ultimi giorni mi hanno provocato soltanto un diadema di rughe a forma di punto interrogativo in mezzo alla fronte. Perché, penso io, "se era tutto vero, il desiderio di fare un passo prima o poi viene". E mi rispondo che "forse non era tutto rosa, forse c'erano anche il grigio e il nero, e il viola e il blu scuro scuro delle notti senza luna". Pero' io questi colori non li vedevo e avrei voluto che me li avessero fatti notare, chissà, se l'avessero fatto forse ora non mi sentirei così.

Così...
Come uno strano.
O come uno insignificante, che magari saluti con uno sguardo e un mezzo sorriso per strada perché lo incroci tutte le mattine sempre allo stesso punto, ma di cui ti dimentichi appena passato oltre.
Come uno che a volte cede troppo e a volte troppo poco al proprio orgoglio. Come uno che ha smesso di crederci.

A volte bastano cinque minuti, altre addirittura il solo tempo di un saluto.