giovedì 31 gennaio 2008

Musica è

Era una bella serata. L'aria era fredda ma serena e avevano deciso di uscire a fare quattro passi. Impegni, responsabilità, da tempo non uscivano. Stavano crescendo e la voglia di fare baldoria diventava sempre meno, sostituita dalle preoccupazioni di una stressante quotidianità.

L'occasione di una esibizione di un quartetto Jazz si era rivelata un'occasione troppo ghiotta per mancarla ancora una volta, così si erano preparati di tutto punto ed erano usciti. Aspettavano l'arrivo di fidanzate e amicizie e (mis)conoscenze varie chiacchierando di quel che era stato e di quello che sarà.

Uno dei ragazzi però, il protagonista di questo racconto per l'esattezza, non era del tutto tranquillo: in fondo il paese era piccolo ed era quindi grande la probabilità che incontrasse proprio lei.
        Sperava che succedesse?
        Certo che si!
Ciononostante una piccola parte di lui era turbata dall'idea di vederla. Era passato molto tempo dall'ultima volta che erano usciti insieme e temeva che troppe istantanee del passato tornassero a scorrergli sotto gli occhi.

Il locale iniziava a riempirsi, i musicisti terminavano di preparare gli strumenti mentre cameriere indaffarate ronzavano tra i tavoli raccogliendo le ordinazioni dei ritardatari. Le luci soffuse, il calore, i suoni, gli odori, tutto contribuiva a creare un'atmosfera particolare, sospesa, come se fuori da quella sala il mondo si fosse fermato aspettando l'ultima nota, segnale convenuto, per riprendere a muoversi.

La musica era iniziata e il nostro giovane ne era stato rapito quasi immediatamente, ora non solo il mondo fuori bensì tutto, compreso le persone che gli stavano attorno, era diventato uno sfondo per le melodie che lo avvolgevano. Aveva dimenticato il pensiero di lei, il tempo passava e credeva che avesse infine deciso di non uscire, o di andare da qualche altra parte. Era ormai immerso nelle suggestioni che ritmi e melodie creavano nella sua testa.

Un ritmo dolce, malinconico, quello di un uomo innamorato che sussurra parole colme d'amore alla donna che gli dorme affianco, consapevole che lei non le ascolterà, che può confessare tutto ciò che non riesce a dire quando lei lo guarda con quegli occhi grandi e profondi. Il suono che una carezza farebbe se fosse musica, questo ascoltava quando finalmente si accorse che lei era appena entrata. Subito un tuffo al cuore, ogni volta si chiedeva come fosse possibile che a dispetto delle innumerevoli volte in cui si erano incontrati ancora non riuscisse a trattenere la sorpresa, l'ansia, la gioia di vederla.

Era tanto bella, come sempre, e faceva fatica a toglierle gli occhi di dosso. Pensava tra sè, "sono felice che sia venuta... mi manca così tanto...". Ora le note erano come macchie di colore che si sovrapponevano, si fondevano per creare ritratti di scene passate, un volto sorridente, spensierato, deciso a vivere il momento senza pensare a quel che sarebbe stato.

Quella sera però il suo viso non era sereno e lui credeva di conoscerla abbastanza da capire che c'era qualcosa che non andava.  Rigida, impacciata, stranamente silenziosa quando lui era abituato a vederla vivace, continuamente in movimento... non era a proprio agio e il ragazzo sapeva di esserne il responsabile.

Le voleva bene, per lui era diventata una delle persone più importanti... e doveva evitarla, costringersi a non pensarci, a non pensarla, per evitarle di star male ancora. Averla davanti quella sera, poterla guardare ancora una volta, era stato il più bel regalo che potesse fargli. Lei non lo sapeva ma era tanto tempo che il giovanotto non si sentiva così bene ed il merito era anche e soprattutto suo.

La serata ormai era finita, stavano rientrando a casa e il ragazzo aveva perso un po' di baldanza, "ancora un addio" pensava. La guardava allontanarsi, avrebbe voluto chiederle perché era stata così distante, scusarsi, pensava fosse colpa sua; avrebbe voluto rassicurarla, dirle di non ascoltare le voci di tanti presunti amici, di dar retta solo al proprio cuore, a quello di lui... ma non disse niente. Era una bella serata e allontanando i fantasmi del passato tornò a camminare verso casa.

domenica 27 gennaio 2008

Memoria

"[...] Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai."

Primo Levi

venerdì 25 gennaio 2008

Spire di fumo

E' lì che continua a rimuginare su ciò che ha visto mentre si accende l'ennesima sigaretta. "Non fumare!", la voce di sua madre gli risuona nelle orecchie ad ogni primo tiro, "vuoi fare la fine di tuo nonno?". Ogni volta è sul punto di spegnere la cicca, dai sempre retta a mamma e papà, la lezione si è inculcata in lui piuttosto in profondità, lunghi discorsi su rispetto e obbedienza.

Pensava che avrebbe desiderato avere una catena ed un grosso lucchetto, di quelli che si usano per sbarrare i cancelli, ma sapeva che non era quello che lo avrebbe fatto stare meglio. Una catena per la donna che ami? Che senso avrebbe avuto? "E' lei che deve scegliere, capire", queste parole continuavano a ronzargli in testa, "lei sa cosa provo, sa chi sono... nel bene e nel male".

Provava una pesante frustrazione a non poter fare di più, eppure gli bastava girarsi e vederla, seduta al computer o china sui libri, lo sguardo assorto e l'espressione imbronciata, per dimenticare tutto il resto. La guardava cercando di non farsi notare per paura che lei leggesse nei suoi occhi storie che non voleva farle conoscere.

Dio quanto era bella, credeva di essere abituato ai suoi lineamenti, alle sue curve, agli atteggiamenti a metà tra quelli consapevoli di una donna e quelli istintivi, spontanei di una bambina. Invece ogni volta che la rivedeva era come la prima volta... un tuffo al cuore e subito dopo, quasi a rimediare agli attimi di scompenso precedenti, una accelerazione del battito; soprattutto tanta confusione però, sovraffollamento di parole in disordinati capannelli davanti alla barriera di labbra sigillate. Parlare con lei era una delle cose che preferiva nonostante la sua presenza per ignote ragioni lo faceva sempre sentire agitato.

Seguiva il movimento febbrile delle sue mani per poi risalire con lo sguardo alle spalle, al collo, alle labbra sottili, al piccolo neo che lo faceva impazzire -perfetta imperfezione- fino ad arrivare ai suoi occhi. Li adorava, erano la parte di lei che lo aveva colpito di più, tanto che a volte ancora adesso rimaneva a fissarli incantato. Attraverso loro aveva conosciuto lei, la sua forza, la determinazione, la dolcezza, il desiderio di non crescere, di continuare a vivere la favola della sua giovinezza, così come le sue fragilità, l'insicurezza, l'ingenuità. Attraverso loro col tempo aveva imparato a intuire i suoi stati d'animo: poteva dirgli che tutto andava bene, prendere in giro persone poco attente, ma a lui i suoi occhi non avevano mai mentito.

Ripensava a quando le aveva detto "ti amo" credendoci davvero, a quello che gli era costato esporsi così, al suo sguardo che gli aveva rivelato più di tutti i discorsi successivi, dolce, lusingato, imbarazzato ma soprattutto preoccupato per le implicazioni di quelle parole che lui, impulsivo come al solito, non aveva soppesato.

Intuisce una voce che lo chiama, era così sovrappensiero da aver dimenticato di non essere solo, la sigaretta è ormai consumata. In pochi minuti ha rivissuto così tante cose. Il suo sguardo ora è malinconico ma sereno. Non sa se sta guardando il suo grande amore, non sa se riuscirà ad innamorarsi di qualcuno come è successo con lei, poi i loro occhi si incrociano, lui li vede sorridenti... e non ha bisogno d'altro.

45 scrivere libero - GELOSIA

Ogni volta che penso di averti cancellata,
allontanata da me,
ti vedo
ed è ancora carne e sangue ribollenti
e cuore accelerato, impazzito.
Non sei mai stata sola,
mai siamo stati io e te e nessun'altro.
Noi, sempre, ancora e ancora
ed io geloso che il tuo sguardo di bimba
si addolcisca per lui.

Per Scrivere Libero 100...

sabato 19 gennaio 2008

Al tramonto mi sento un po' così

Nei giorni appena trascorsi affacciandomi alla finestra non vedevo altro che nubi minacciose. A volte la minaccia si compiva e piogge torrenziali piombavano giù facendomi ringraziare l'indolenza che mi sta tenendo chiuso in casa, altre volte il tamburellare delle gocce sui vetri diventava il sottofondo di malinconici giorni invernali, figli di rimorsi e ambizioni disattese, altre volte i presagi di "fulmini e tempeste" rimanevano in potenza e quei nuvoloni restavano ad osservare, eterni guardiani del tempo, gli affanni del mondo a cui fanno da tetto.

Oggi però appena alzatomi dal letto sono andato come ogni mattina ad aprire la finestra e mi ha piacevolmente sorpreso essere avvolto da un sole caldo, quasi primaverile. Ho abbozzato un sorriso mentre stringevo gli occhi per abituarli gradualmente alla luce e pensavo tra me e me "...finalmente!".

Nel momento in cui scrivo il cielo ha cominciato a colorarsi di delicate sfumature di rosso; è l'ora del tramonto, il momento in cui mi sento più calmo. Vedere le strade, i palazzi, gli alberi drappeggiati dagli ultimi raggi del sole morente mentre le prime luci delle case e dei lampioni si accendono timide mi fa sentire vicino all'essenza delle cose, piccola parte di un tutto ordinatamente disordinato.

Mi piace pensare che lassù, oltre questo cielo terso, ci sia Qualcuno che ci osserva con curiosità, che soffre dei nostri dolori (e per questo ammanta i cieli di grigio) e ride delle nostre gioie (e il suo sorriso ha lo stesso calore e colore di una mattina d'estate). Mi piace pensare che qualcosa stia cambiando.

Puoi attraversare il buio di una notte così lunga da sembrare eterna ma se hai la forza di accettare che l'universo si muova secondo le sue leggi, accantonando la presunzione di potergli mettere fretta e accettando di aspettare pazientemente, ci sarà sempre un altro giorno di sole...

venerdì 18 gennaio 2008

Scrivere Libero 100 - 44: Palcoscenico

Brusio. Le luci calano, si spengono. Silenzio in sala. Si apre il sipario.

Ogni giorno di nuovo su questo palcoscenico, vita in tre atti sotto lo sguardo critico di un pubblico annoiato.
Messinscena lunga un’esistenza. Amore, odio, gioia, sofferenza, solo l’ennesimo colpo di scena compiacente.

    "Credi che riusciremo mai a stare insieme?"
    "Ne sono sicura, non adesso però, non qui. Questo non è il nostro tempo e forse non lo sarà mai"
    "Forse… ma finché avrò fiato avrò anche speranza…"


Solo questo ci spinge a calcare ancora queste assi consumate, traballanti, la tiepida speranza di un ultimo applauso.


P.S. Questo post è stato scritto per un gioco, un simpatico passatempo tra amici che non si conoscono e non si sono mai visti ma che hanno in comune l'amore per le parole. Se siete anche solo un po' incuriositi fate un giro su SCRIVERE LIBERO 100, non costa nulla e vi garantisco che troverete tante piccole perle, pensieri ed emozioni, talento e sopra a tutto il resto passione.

P.P.S. Finora non avevo pensato a pubblicare anche qui questi piccoli "esercizi di stile" ma d'ora in avanti credo che lo farò, una iniziativa del genere ha bisogno che le venga data la più ampia visibilità e se anche una sola persona scoprirà SCRIVERE LIBERO 100 passando da qui io potrò ritenermi soddisfatto!

mercoledì 16 gennaio 2008

Ambra

Vi è mai capitato di avere la sensazione di non andare né avanti né indietro?

Oggi pensavo proprio a questo e per un attimo mi è balenata nella mente un'immagine, quella di una mosca intrappolata in un frammento d'ambra cristallizzata. Mi è sembrato che fosse il ritratto più esatto della giornata e mi sono mentalmente complimentato con me stesso.

Mi sento statico e per una volta non è una situazione che mi dispiace. Sono abituato, per mia natura, a vivere tra alti e bassi, in una lotta continua tra un estremo e il suo opposto. A causa di ciò mi lancio nelle cose a capofitto e, per quanto il rischio che possa farmi male è alto, sono convinto che il gioco, per un motivo o per un altro, valga sempre la candela.

Per questo riflettevo su come sia strana per me questa condizione di temporanea "inedia spirituale", strana e quasi appagante, sicuramente rilassante. Credo di poter dire che sto iniziando a fare ordine nella mia vita dopo un lungo periodo di caos. L'impresa non è semplice ma sono convinto di potercela fare.

Molto credo dipenda dall'avere accettato buona parte di quello contro cui ho lottato finora: tanto per dirne una, ci ho messo diversi mesi ma ho compreso che non posso escludere dalla mia vita persone per cui provo un affetto che va aldilà di quanto esprimibile attraverso questa pagina.

Tanto per farvi comprendere ciò che dicevo prima, in passato ho tentato, fedele alla filosofia del "tutto o niente", di escludere chi mi aveva ferito (prima di ricevere messaggi minatori, e sempre nel rispetto del diritto di veto, dico che lo so... niente di quello che di negativo è successo è stato cercato e voluto, quindi nessun problema) dalla mia vita, di odiarlo e conseguentemente di arrivare a cancellarlo. Col tempo ho capito che non ne sarei stato capace e questa semplice accettazione che prima mi faceva rabbia ora mi è di conforto. Sono ancora convinto che ci sia una buona dose di ingiustizia a monte degli eventi ma riesco dinalmente a dire che "non fa niente, doveva andare così".

Tirando le somme, non intendo più privarmi della presenza di chi mi fa sentire bene, ciò che pensano gli altri non mi è mai importato e non intendo certo iniziare a farmi condizionare ora, a rischio di infrangere qualche ordinanza restrittiva. Voglio prendermi quello che desidero e riprendermi quello che mi è stato sottratto, senza troppo clamore, con naturalezza e, come disse Ray Evans (no, non Cicciolina!) "Que sera, sera"...

martedì 15 gennaio 2008

Nothing else...

Così vicino non importa quanto lontano
Non può essere troppo lontano dal cuore
Abbi sempre fiducia in chi siamo
E nient'altro ha importanza


Non mi sono mai aperto così
La vita è nostra, e la viviamo a modo nostro
Tutte queste parole che non dico
E nient'altro ha importanza


Cerco fiducia e la trovo in te
Ogni giorno per noi qualcosa di nuovo
Apri la mente ad un nuovo punto di vista
E nient'altro ha importanza


Fregatene di ciò che fanno
Fregatene di ciò che sanno
Ma io lo so


Così vicino non importa quanto lontano
Non può essere troppo lontano dal cuore
Abbi sempre fiducia in chi siamo
E nient'altro ha importanza


Fregatene di ciò che fanno
Fregatene di ciò che sanno
Ma io lo so


Non mi sono mai aperto così
La vita è nostra, e la viviamo a modo nostro
Tutte queste parole che non dico
E nient'altro ha importanza


Cerco fiducia e la trovo in te
Ogni giorno per noi qualcosa di nuovo
Apri la mente ad un nuovo punto di vista
E nient'altro ha importanza


Fregatene di ciò che dicono
Fregatene dei loro giochetti
Fregatene di ciò che fanno
Fregatene di ciò che sanno
E io lo so


Così vicino non importa quanto lontano
Non può essere troppo lontano dal cuore
Abbi sempre fiducia in chi siamo
No, nient'altro ha importanza


ON AIR: Metallica - Nothing Else Matters

giovedì 10 gennaio 2008

2008

Strano inizio d'anno... ho deciso di rientrare anticipatamente perché era in programma la visita di una persona che desideravo rivedere. Tanto più è semplice abituarsi alla presenza di un ospite in casa quando questo è gradito, tanto più è triste vederlo andare via.

Per alcuni giorni non ho avuto modo e tempo di fermarmi a pensare ed è stato un bene. Sono stati giorni tranquilli, hanno lenito la tristezza legata ai ricordi, alle tante valutazioni fatte durante la pausa natalizia, mi hanno distratto e devo confessare che ne avevo più bisogno di quanto pensassi.

Niente dura per sempre però, e quel che lasci in sospeso prima o poi torna a chiedere se te ne sei dimenticato o stai solo cercando di evitare il problema più a lungo che puoi. Sfortunatamente non ho dimenticato -potrei? forse dovrei?- e di conseguenza torno ad essere disorientato. A volte mi chiedo se non c'è qualche gran figlio di allegra donna babilonese (per non dire puttana che è così poco chic) che si diverte a mescolare le mie mappe ogni qualvolta inizio a rimetterle in ordine. Da oggi chiamatemi pure "Penelopo", ogni notte disfo quel che di giorno ho fatto.

Mi è stato detto che scappare -nascondersi- è la soluzione più facile; non ha forse pensato che in alcuni casi può essere una necessità... metti che dei killer della mafia vogliono farti la pelle, non sarebbe la soluzione ideale farsi trovare seduti sul cesso a leggere il giornale... quelli sono killer, mica chierichetti!
Quindi la conclusione è: scappare può salvarti la vita, o quantomeno l'equilibrio di cui ho tanto bisogno in questo momento. Non è una scorciatoia, è tutto quel che posso fare per difendermi.

Sapete, non sono il tipo che scappa, forse a volte preferisco prendere tempo ma non corro a nascondermi dietro una colonna sperando che quello che mi insegue tiri dritto senza accorgersi di me. Uno dei buoni propositi della nuova stagione era fregarsene delle voci, delle apparenze da salvare, dei discorsi da non fare, delle chiamate da evitare, insomma fregarsene dell'85% di tutto circa. E visto che ci siamo vi dico una cosa che ("ironia mode" ON) nessuno sa ("ironia mode" OFF): non ne sono capace!

Non si tratta di me, fosse solo per la mia bella faccia potrei fregarmene anche del 98% di tutto senza troppe difficoltà. Purtroppo però "c'è tutto un mondo là fuori"...

Buon anno a (quasi) tutti!

mercoledì 9 gennaio 2008

Troppe parole

[...]
E tu spiegami adesso tutto questo silenzio dove va a finire
Se non riesco a parlarti e non so più toccarti
Mi sento morire
Spiegami questa distanza
Spiegami tu l’indifferenza
Ora non so più mentire
Ho trovato il coraggio di dire che mi sento morire
Morire come fosse l’ultima speranza di trovare una bellezza ancora intatta


ON AIR: Giorgia - Parlo con te



Ancora una lacrima, l'ultima...