venerdì 31 ottobre 2008

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Disperazione e gioia mia

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ON AIR: Lucio Battisti - Ancora tu

mercoledì 29 ottobre 2008

Rabbia. La sente dentro, montare sempre più, senza controllo. Come se gli avessero acceso un fuoco al centro del petto e l'incendio divampasse senza controllo, diffondendosi a tutto il corpo. Non agli occhi però, si rende conto che ha la vista offuscata. Gli occhi umidi, non vuole piangere ancora, si sente così debole eppure batte i pugni sul tavolo, con violenza, in un'improvviso scatto d'ira così estraneo alla sua natura e per questo ancor più volento si alza, e inizia a colpire l'aria vedendo in essa un volto, null'altro che la proiezione di tanto dolore.
Si lascia andare sul letto, sfinito, ormai non ne può più, vorrebbe solo poter abbassare le palpebre con la facilità con cui tira giù le persiane e dormire. Dormire e dimenticare. Dormire e smettere di continuare a lacerarsi il cuore. Vorrebbe spegnersi, e risvegliarsi in un mondo diverso, vivo di persone diverse, ma non ci riesce. Troppi i pensieri, i fili da annodare, troppe le parole e i gesti che esigono nuova attenzione. Sente un pulsare sordo e costante alle tempie, un dolore che si irradia fino alla mascella e si accorge che sta serrando i denti. E' la sua reazione, come se avesse paura che anche un solo spiraglio aperto possa trasformarlo nella copia mal riuscita del vaso di Pandora.
Cerca di rilassarsi, qualche respiro profondo, lascia che la tensione nei muscoli si allenti ma la Domanda, la madre di tutti i quesiti, torna a tormentarlo come un vecchio disco incantato... perché?
Si è dato almeno un milione di risposte, altrettante ne ha sentite da amici e non, eppure sembra che nessuna lo abbia mai convinto davvero.
Si sente sconfortato, deluso, amareggiato da qualcosa che pure sapeva sarebbe accaduto. Forse però la cosa che lo spaventa di più è che si sente svuotato, senza avere la minima idea di come reagire, al contrario chiedendosi se vale davvero la pena di reagire.

Ha perso tutte le sue battaglie.

sabato 25 ottobre 2008

Essere, voce del verbo -

E se fossi io ad aver sbagliato tutto?

...sempre, da sempre...


Non sono quello che volete, non posso esserlo e sono stanco di provarci.

...scortese, incostante, sarcastico, stronzo...


Tutto quello che dico non è creduto, o è male interpretato.
Tutto quello che faccio urta la sensibilità di qualcuno.

...non capisci...

Parole che feriscono, perché io ora non sono forte, non abbastanza, ed è come se chiunque passi voglia gettare uno sguardo distratto, senza fermarsi ad osservare... vedere non equivale a capire. Guardate giù, in fondo agli abissi più scuri, ma solo se non temete che una crisi di vertigini vi faccia perdere l'equilibrio.

...ossessioni, rimorsi, una fiamma che avvampa più forte quando pensi che ormai sia sopìta...

Basta, io sono questo, nel male che mi rinfacciano e nel bene che in pochi vedono, e non voglio cambiare nè continuare a smussare me stesso in funzione degli spigoli di chiunque altro.
Sono i miei pensieri, le mie parole, i miei gesti, e non permetterò a nessun altro di portarmeli via.


ON AIR : Audioslave - Be Yourself

lunedì 20 ottobre 2008

Al mattino

Si alza, facendo bene attenzione a non incontrare nessuno, "perché ad inizio giornata sono intrattabile" si giustifica, aggiungendo come corollario che "in realtà lo sono per tutto il giorno".
Un caffè, sigaretta, piccoli rituali, abluzioni mattutine, per ritrovare sè stesso in quei semplici gesti, per iniziare a mettere in moto muscoli e cervello.

Ad ogni sorgere del sole mille pensieri iniziano a sbattergli contro le tempie confusamente, arruffati come quelle cuffiette che si ripropone di avvolgere con cura ogni volta che le utilizza e che invece, puntualmente, gli fanno perdere almeno dieci minuti nel tentativo di sgrovigliarle, che gli viene quasi da gridare, col sarcasmo tipico di chi si sveglia male da giorni, e ancora più tipico di lui, "fanculo! m'è passata la voglia di ascoltare qualsiasi cosa avessi stupidamente pensato di ascoltare, e fanculo pure alla tecnologia, domani vado a comprarmi un fottutissimo grammofono a manovella!".
Dicevamo... pensieri, vanno e vengono come le onde quando sei sdraiato -distratto- sul bagnasciuga, l'acqua ti raggiunge all'improvviso e ti accorgi con un piacevole brivido di come ti si sono rinfrescate le chiappe, solo che qui la sensazione è meno piacevole. E non sono neppure così semplici da sbrogliare come le dannate cuffiette, questi suoi cavolo di pensieri. Loro scappano, rifuggono le classificazioni, si nascondono dietro fili di cotone che a lui, in uno strano gioco di prospettive irreali sembrano colonne di cemento armato costruite per tenere in piedi grattacieli; "Escher avrebbe capito come mi sento" mormora a mezza voce.

Ancora mezzo intontito accende il computer, rumore di ventole che iniziano a girare, hanno calore da dissipare, ruotano senza sosta cercando di tenere il ritmo, in una lotta serratissima contro le leggi sulla conservazione e trasformazione dell'energia. Ci sono giorni in cui non avrebbe voglia di far partire quella benedetta scatoletta, però ogni volta si ripete "e se qualcuno mi ha cercato? se avessi ricevuto una mail importantissima? se il destino del mondo dipendesse dal fatto che io mi colleghi all'internet ora?" (probabilmente quest'ultima domanda è un po' pretenziosa ma lasciamogli la piccola soddisfazione di ritenersi -virtualmente- indispensabile per pochi minuti).

La tentazione però è lì in agguato, ti aspetta dietro un angolo, ti invita a seguirla subdolamente, ti si piazza fuori dal campo visivo soffiandoti contro l'aroma di una torta appena sfornata e quando tu, troppo debole per resistere alla tentazione, segui quella scia odorosa con un filo di bavetta alla bocca e l'incapacità assoluta di formulazione di pensieri razionali -bam!- ecco che quella torta ti finisce in piena faccia. Roba da farcisi grasse risate se non fosse tuo il volto pieno di panna e crema pasticciera.
Ma stiamo divangando di nuovo, parlavamo di tentazione, si... ecco, la sua tentazione è rappresentata da un omino blu e tutto il suo allegro e colorato mondo di "instant messaging", e quasi senza volerlo, stile seduta spiritica, il mouse si muove sull'iconcina.

"Vabbè, visto che ormai ci sono tanto vale dare un'occhiata, giusto il tempo di vedere chi c'è" mente, sapendo di mentire ma ignorando il fatto per non dover fare i conti con la propria coscienza con cui ancora non riesce a scendere a patti: "In un mondo corrotto proprio a me doveva capitare un fottuto grillo parlante incorruttibile!" si dice con rabbia, confortato dal fatto che essendo solo nella stanza nessuno possa pensare che sia pazzo sentendolo insultarsi da solo. In realtà vuole controllare se c'è una persona in particolare, perché non sa dove sia finita, se stia bene o no, e per quanto abbia ripetuto almeno mille volte negli ultimi giorni "possano cascarmi mani e braccia -e pure il pistolino, cacchio!- se provo a farmi vivo io!!!" starebbe più tranquillo sapendola viva e con tutti i pezzi ancora al proprio posto.

Invece tutto quello che ottiene in cambio è silenzio, chiede al monitor "dove sei?" ed è tentato dall'idea di prenderlo a pugni quando questo non risponde ma, come si usa dire, "ambasciatore non porta pena", e soprattutto non porta i soldi necessari a ricomprarlo dopo.

E così ritorna a vivere la sua giornata, cercando di non far caso a quel pensiero fisso in un angolo della sua mente.

martedì 14 ottobre 2008

[...]
And I know when you lie
If were talking on the phone or one on one.
The truth you never hide
I don't need you to tell me there's
Something wrong
Because your eyes are unmistakable...

remember remember remember
that your heart's not unbreakable...
[...]



ON AIR : Richie Kotzen - Remember

venerdì 10 ottobre 2008

Ingranaggi

Sono un meccanismo complesso, facile che un qualsiasi insignificante intoppo mandi a puttane tutto il meccanismo. Mi sento come se avessero portato via di nascosto una ruota dentata, ed ora il resto degli ingranaggi gira a vuoto. Se almeno sapessi qual è il pezzo mancante potrei tentare di sostituirlo, ed invece mi hanno mandato per il mondo senza libretto di istruzioni.

Forse mento a me stesso e in realtà so perfettamente dove sia il problema, forse me lo tengo dentro perché altrimenti si innescherebbe una serie di reazioni a catena che porterebbero chissà dove. Quel che so è che ogni maledetto giorno mi sveglio nonostante tutto quel che desidero sia continuare a dormire, per non pensare.

Non riesco a decidere se ho pagato troppo o troppo poco, resta la sensazione di essere caduto in mare con un blocco di cemento per scarpe. Sgomitare, agitarsi furiosamente, non serve a nulla se non a stancarmi ancora di più. Gridare è inutile, sott'acqua nessuno potrebbe sentire. E se anche riuscissi a riemerge, siamo sicuri che qualcuno avrebbe voglia di ascoltare?

Perché tutto ruota invariabilmente attorno allo stesso baricentro, come se un filo invisibile mi tenesse legato a ciò che sono stato, come se non trovassi il coraggio di tagliarlo... o come se in realtà fosse già stato spezzato ed io rimanessi testardamente convinto che il sacrificio di cercare di riannodare i capi possa servire a qualcosa, o a qualcuno.

A volare troppo alti si corre il rischio di sfiorare il sole, di bruciarsi e ricadere al suolo, con violenza, senza possibilità di attutire il colpo. Frammenti di quel che si era si spargono così dapperttutto e per quanta attenzione si possa fare tentando di recuperarli inevitabilmente qualcosa andrà perduto. Resta solo da rialzarsi e ricominciare a camminare, ma non è semplice tornare nell'ombra quando, anche solo per pochi attimi, la luce più calda e dolce ha irradiato corpo e anima.

Così mi allontano, dai rimorsi, dai ricordi, convinto che presto la nebbia impenetrabile attraverso la quale procedo a stento si diraderà. Ma in quella nebbia continuo a cercare un volto, occhi familiari che non ci sono più, sostituiti da risate beffarde e sguardi di scherno.

Volevo essere importante, ma se non posso neppure chiamarti per paura di chi si volterebbe sentendo pronunciare il tuo nome cosa mi rimane?

ON AIR: System Of A Down - Lonely Day

martedì 7 ottobre 2008

SI

Sarebbe stata la mia risposta... se mi avessi chiesto...

 "Sei innamorato di me?"
Si... mi sono innamorato di te, di mille particolari di te. Dei tuoi occhi, del sorriso, delle mani, di quel misterioso sapere, sempre, dove accarezzarmi, del tuo accenderti improvviso, di infinite altre cose ancora.

"Vorresti baciarmi?"
Si... l'ho desiderato come niente altro prima. Non volevo che si capisse ma non riuscivo a trovare la maniera per nasconderlo. Ed ogni volta era come se il prima non fosse esistito e il dopo non avesse importanza, ogni istante era solo quell'istante, e i desideri, le preghiere, nascevano e morivano lì, sulle labbra, come farfalle, pochi splendidi battiti d'ali prima di svanire.

"Secondo te sono bella?"
Si... e l'ho sempre pensato, già da prima che divenisse scontato sentirlo pronunciare dalle mie labbra. Sei bella perché potrei guardarti all'infinito senza annoiarmi. E' bello ciò che tutti possono vedere ed ancor di più quello che tieni nascosto dentro.

"Credi davvero che dovremmo stare insieme?"
Si... ne ero (ne sono?) convinto e non so spiegarti quale sia il motivo. Ho provato a trovare giustificazioni razionali e poi a demolirle, perché alcune cose restano solo bei sogni. Nonostante tutto non ho mai avuto dubbi, sentivo che era così con una forza e una sicurezza che non avevo mai provato prima, non potevo fare a meno di credere a una sensazione così forte. Su alcune cose non ci si sbaglia.

"Pensi davvero che dovrei correre il rischio di ricominciare tutto daccapo con te?"
Si... penso che avremmo potuto provarci. Sono assolutamente certo che ne sarebbe valsa la pena. Non serve aggiungere altro, hai guardato i miei occhi, sai che non ho mai pronunciato frasi del genere con leggerezza.

"Mi ami?"
Si... sei stata la prima e l'unica a cui avrei -ho- risposto di si, anche se la reazione non è stata quella che speravo. Anche se ha significato splancare ogni porta, abbandonare qualsiasi tipo di difesa, offrirmi completamente senza più possibilità di trovare rifugio. Si, si e ancora si.

"E davvero mi hai amato così tanto da star male?"
Si... forse a voler tirare le somme sono state più le volte in cui ho sofferto per te di quelle in cui mi hai fatto sentire bene, ma quando ci sei riuscita... ti dico solo che non cambierei quei momenti per niente al mondo, e se il prezzo da pagare è stato un lungo periodo di buio in cui ho sentito il cuore lentamente spegnersi, allora voglio solo dirti che non mi importa, ne è valsa la pena!

"E' vero che il ricordo non va via?"
Si... ho cercato di cancellarlo solo per scoprire che non mi era possibile. Così a volte ritorna, con una fitta al cuore, ed è come se non fossero passati che pochi giorni. Presto o tardi la polvere coprirà i ricordi di questi anni, solo tu resterai intatta, immacolata.

"Mi hai odiato?"
Si... e no... a volte avrei desiderato esserne capace, a volte lo desidero ancora. Ho provato tanta rabbia, perché non capivo, perché avevo l'impressione che tu non volessi capire. Nonostante tutto non sono mai riuscito ad odiarti. Per l'importanza che hai avuto e che hai ancora, per tanti motivi che non so spiegarti.

"Mi avresti sposato?"
Si... del resto te l'ho chiesto, ed anche se si scherzava so che il vero me, quello che resta nascosto in un angolino nascosto per paura di essere deriso, illuso, abbandonato quando non serve più, non avrebbe desiderato altro dalla vita. Avrei portato all'altare il mio grande amore, avrei mai potuto dirle di no?

"Rinunceresti a tutto per me?"
Si... se me lo avessi chiesto lo avrei fatto, senza pentimenti, senza remore. Ogni sacrificio sarebbe stato un piacere se avesse potuto avvicinarmi a te. Perché io so qual è il tuo reale valore e niente al mondo ha più importanza.

"Rinunceresti a me?"

Si... me lo hai chiesto. Ed io l'ho fatto.

ON AIR: Anna Nalick - Breathe (2AM)