lunedì 22 dicembre 2008

Buon Natale (eccetera eccetera)

Parto.

Iniziano le vacanze anche per me. Cambiamento d'aria in attesa di trovare la forza per cambiare anche tutto il resto.

Intanto faccio gli auguri a tutti:
   - A chi condivide con me gioie e dolori quotidiani.
   - A chi lavorerà mentre gli altri si danno al cazzeggio.
   - A chi non vedo da tempo ma so che comunque c'è, perchè è così da quando eravamo ragazzini.
   - A chi è andato via senza salutare, forse perché ha detto addio fin troppe volte.
   - A chi ha fatto del male senza volerlo.
   - A chi ne ha fatto con intenzione.
   - A chi soffre e a chi è felice.

Un augurio particolare però và ad una certa vagabonda. Spero che tu stia bene e che sia felice, oggi, domani... sempre.

Sono stato rapido ma la pre-partenza mi costringe a sistemare in fretta e furia le ultime cose (e poi chi conta davvero per me sa già cosa penso)... per cui saluto tutti e vò. Ci vediamo nel 2009!

mercoledì 17 dicembre 2008

Strani giorni

Ci sono giorni in cui ti viene da riflettere...

Sono quei giorni in cui ti alzi ed è come se sapessi già tutto quello che ti succederà. Non c'è una spiegazione, semplicemente qualunque cosa ti capiti il primo pensiero è sempre lo stesso: "me l'aspettavo". In giorni del genere anche un evento che in altre circostanze avrebbe avuto ripercussioni ben più significative sembra avere un impatto "soft". E badate bene che ciò non significa che lo scoppio non si sia sentito, solo che avendo le mani sulle orecchie il rumore è arrivato attutito.

Oggi è uno di quei giorni, il classico giorno in cui pensi che forse sarebbe meglio non uscire di casa ma, non trovando argomentazioni valide neppure ai tuoi stessi occhi a sostegno della tesi ed avendo impegni improrogabili, sei costretto ad alzare il culo e farlo muovere. E così può capitare che qualcuno ti si avvicini mentre sei distratto per salutarti e che tu resti sorpreso e che tu perda il dono della parola, facendo tra l'altro una pessima figura.

Ora chi mi conosce avrà immaginato come "resti sorpreso" rappresenti un simpatico eufemismo. La verità è che l'effetto è stato devastante come sempre. La verità è che mi sono sentito letteralmente il cuore in gola e ricacciarlo al suo posto è stato difficile. La verità è che avrei voluto avere più tempo per fare almeno qualche domanda nonostante mi sia quasi costantemente guardato le scarpe (che sono sì fighe ma non fino a questo punto). La verità è che ho pensato che c'erano troppe persone e che tutti meno due avrebbero dovuto sparire. La verità è che ti ho vista un po' stanca ma sempre così bella.

Mentre scrivo mi rendo conto che ormai non è più oggi... è già ieri, e allora vi dico che ieri era un giorno strano, oggi non so come sarà, e domani è ancora troppo lontano per preoccuparsene.

ON AIR: Verdena - Trovami un modo semplice per uscirne (live)

[...]
e non ho più rocce leggere ormai
e non c’è più luce, per guardarci ormai
[...]

giovedì 11 dicembre 2008

Sonni improvvis(ati)

Ti ho sognata, di nuovo. Ero stanco così ho deciso di stendermi sul letto per qualche minuto. Davo un'occhiata distratta alla televisione accesa a fare da sottofondo senza prestarle eccessiva attenzione e lentamente, complice il torpore che si era creato sotto le coperte, sono scivolato in un tiepido sonno. Così ti ho sognata, di nuovo, ed eravamo io e te e nessun altro, ed era così reale.

Eravamo all'aperto, nel sogno, e l'aria era fredda. Raffiche di vento affilate come rasoi mi tagliavano la faccia ma non lo sentivo. Ti guardavo, i capelli corvini scompigliati, gli occhi profondi fissi su di me, un sorriso dolce e immensamente triste sulle labbra.

Cercavo di parlarti ma i suoni che uscivano dalla mia bocca si perdevano nella notte, non riuscivi a sentirmi, non potevi, forse non volevi mentre ostentavi indifferenza di fronte ai miei sforzi. Urlavo, sempre più forte, la gola graffiata dallo sforzo e una vena di disperazione a farsi strada su per le corde vocali.

"Ascoltami!"... e tu imperturbabile.
"Parlami!"... e solo silenzio a ferirmi le orecchie.


Volevo correre verso di te, afferrarti per le braccia e scuoterti, svegliarti dalla malìa che ti teneva lì, impassibile, a pochi passi di distanza e nonostante questo ad anni luce da me. Mi accorgevo di non riuscire a muovere un solo passo ed avevo paura, paura che andassi via senza che fossi riuscito a dirti ciò che provavo, paura che non ricordassi più chi io fossi.

Tutt'intorno era buio, lentamente ciò che mi circondava era sparito e d'improvviso avevi iniziato a sbiadire anche tu. Stavi andando via, di nuovo, inghiottita dall'oscurità più opprimente che avessi mai visto, e non potevo fermarti, di nuovo, come se il passato non passasse mai...

...poi un rumore, mi sono svegliato di soprassalto, con l'assurda convinzione che girandomi ti avrei trovata lì, ma tu lì non ci sei più.

ON AIR: U2 - The ground beneath her feet (Acoustic)

venerdì 5 dicembre 2008

Magari le frasi di circostanza a volte non sono solo frasi di circostanza.

Magari quando si è combattuto tanto contro i mulini a vento si perde davvero il contatto con la realtà e Sancho sembra solo un grottesco buffone.

Magari "nessuno sarà mai come" è il fottuto, angosciante, perverso, sbagliato pensiero ricorrente anche di qualcun'altro.

Magari lo so che ad ogni rifiuto, ad ogni gesto indifferente, ad ogni sms senza risposta è come se ti stringessero il cuore così forte da mandare il sangue dritto al cervello come un colpo di pistola, però magari continuare ad insistere e a sperare non ha davvero più senso.

Magari un muro non è un muro, magari è il frangiflutti di chi per troppe volte ha lasciato che mari in tempesta lo annegassero ed ora vorrebbe navigare tranquillo per un po', per ritrovare la forza, per ritrovare la voglia.

Magari qualcuno non è così stupido da non capire che ne varrebbe la pena e ciononostante semplicemente non ci riesce. Magari ne avrebbe voglia ma non riesce a fingere, non vuole fingere. Magari è stupido e sbagliato ma cerca solo di essere se stesso. Magari non trattiene nulla, semplicemente qualcosa manca.

O magari non ho mai capito nulla... e continuo a non capire.

lunedì 1 dicembre 2008

A parte il fatto che (mi manchi)

Delle volte è una foto a ricordarmi di te... scattata mentre eri distratta e per questo ancora più bella.

Delle volte è un profumo a ricordarmi di te... come un ricordo d'infanzia, sei odore di buono.

Delle volte è un pensiero a ricordarmi di te... ritorna dal passato e mi travolge, pesante di sentimenti che ancora si agitano confusi, mentre cerco il modo di liberarmi dai nodi che stringono il cuore.

Delle volte è una parola a ricordarmi di te... il tuo modo di esprimerti, la paura di renderti vulnerabile, le lunghe chiacchierate per il semplice piacere di stare assieme.

Delle volte è un viso a ricordarmi di te... finchè non lo scopro sconosciuto, con il cuore che intanto sembra voler sfondare il petto e correre a nascondersi lontano, spaventato dall'idea di soffrire ancora.

Ma più spesso sono io a ricordarmi di te, la sera quando non riesco a prendere sonno o al mattino quando non vorrei svegliarmi perchè in un sogno ti ho ritrovata. E ti ricordo bella com'eri la prima volta che ti ho vista, bella come quando ti ho detto addio, ed è un'immagine che non va via.

Delle volte vorrei dimenticarmi di te...

ON AIR: Cristina Donà - Niente di particolare

lunedì 24 novembre 2008

Sensi che ricordano e ritornano da te, lontani e stanchi di me.
Da quello che ho perduto.
...
Per quello che ritroverò.

[...]

When your hands run to someone else…
I want to rest.
[...]

ON AIR: The Niro - About Love and Indifference

giovedì 20 novembre 2008

Una storia...

Un uomo cammina solo per la strada, il passo stanco e pesante. Si ferma un attimo, il tempo di accendere una sigaretta, dare il primo tiro, espirare nicotina mista a vapore nella notte fredda. Alza lo sguardo per seguire le spire di fumo che si intrecciano e si perdono in un silenzio irreale. Stranamente nel bagliore alogeno delle infinite luci della città un angolo di cielo resta limpido, dal punto in cui si trova può vedere le stelle, suggestione di un mare di fiammelle accese nel concerto del buio... e si ritrova a pensare alla donna che ha amato. Da quanto non ha sue notizie? Un mese forse, forse un anno, a volte ha l'impressione di percepire l'arrivo di ricordi che cercano di fare breccia nel muro della quotidianità come se venissero da un passato remoto.

Si sono allontanati di comune accordo, stavano cercando di tenere vivo un sentimento nato morto per metà e vissuto all'ombra di bugie e tradimenti. Nonostante le voci che erano circolate quando alcune mezze verità erano infine venute a galla l'uomo sa che il suo amore era stato puro, scevro di ogni malizia, ma non per questo meno intenso o appassionato. Le aveva donato l'anima, ed era stato come prendere un grosso respiro e fare un salto nel vuoto senza sapere se la corda che ci si è legati alla vita si tenderà prima di schiantarsi al suolo. Ora che tutto è così diverso ripensa con un brivido al rischio che ha corso investendo tutto sè stesso in una storia priva di qualsiasi garanzia e si stupisce di avere trovato il coraggio di lasciarsi trasportare lasciando da parte ogni ritrosia, ogni prudenza, simile a vela gonfiata da un vento tanto forte quanto passeggero.

Lei però non lo ha mai amato davvero e lui in fondo questo lo ha sempre saputo. Ha sperato fino all'ultimo di riuscire a farle cambiare idea, ha sperato di strapparla al passato nonostante il futuro fosse nebuloso, insicuro. Ma lei è scappata per tornare tra le braccia di chi ha avuto la fortuna di rubarle il cuore. L'uomo ha sacrificato tanto di sè per lei, per amor suo è stato in silenzio quando gli ha chiesto di stare lontano, chè equilibri fragili come lacrime di cristallo correvano il rischio di essere spezzati. Con un sorriso amaro ripensa al detto che sua madre gli ripeteva spesso quando era piccolo... "chi ha il pane non ha i denti". Ogni rinuncia l'ha accettata per non vederla soffrire e perché era stanco di soffrire, ed anche se le botte che ha preso sono state tante e forti non ha rimpianti.

I rintocchi di una campana distante lo scuotono, la sigaretta accesa si offre ai timidi refoli di vento della sera, il fumo continua a salire alto in ampie volute, è stato solo un attimo, un attimo lungo una vita.

ON AIR: Simone Patrizi - Se poi mi chiami

venerdì 14 novembre 2008

Stop

Avete mai pensato che se non chiedo consigli probabilmente è perchè non voglio consigli?
Parlare è così facile, specie quando l'argomento è qualcun altro, e questa semplicità nello spargere parole è legata alla conoscenza scarsa, superficiale, di ciò su cui ci si sta pronunciando.

Non credete che io abbia una testa e sia capace di usarla? Credo di aver dato dimostrazione, spesso se non sempre, di avere il grado di raziocinio necessario a sviluppare un pensiero coerente e sensato anche da solo, quindi non vedo davvero la necessità di queste continue imbeccate.

Se non affronto un argomento semplicemente non mi va di farlo, la mia vita, i miei rapporti con le persone, sono questioni che riguardano me e queste persone. Posso decidere di raccontare alcune cose perchè credo che un esempio concreto valga più di tanti discorsi astratti, come posso decidere di non farlo. Spesso non lo faccio, quasi tutti siete a conoscenza di frammenti, perlopiù marginali, di quello che ho per la testa e delle mie esperienze.

Quindi come credete di poter esprimere un giudizio? Come pensate di poter dire "guarda che dovresti fare questo e questo e questo". State svilendo la mia intelligenza, non pensate che tutte le considerazioni che a voi sembrano così giuste da spacciarle al resto del mondo come piccoli dogmi personali io sia in grado di farle anche da solo?

Quello che davvero non sopporto è che nonostante mi sforzi in ogni maniera di far comprendere alla gente quanto sia sbagliato, ciò che dico viene sempre, invariabilmente, interpretato, e tra l'altro interpretato con superficialità.

Non potete esprimere giudizi nè dare consigli, anche se in buona fede (voglio crederci e apprezzare comunque per questo il gesto). Non sapete che dietro ogni parola ci sono mille pensieri che si intrecciano e si separano, non potete conoscerli, non voglio che li conosciate! Lascio questo piccolo spiraglio aperto perchè tutto sommato ho piacere a scrivere qui, sento che mi fa bene, è ogni volta come se mi togliessi un macigno dalle spalle ma, e spero di ripeterlo per l'ultima volta, io sono molto più di queste parole!

Se ora non sono come vorreste non cercate di convincermi che sono sbagliato... forse un giorno cambierò o forse no, in ogni caso sarà una mia scelta, autonoma e di cui mi assumerò le responsabilità, come ho sempre fatto. Lasciatemi respirare.

ON AIR: Guano Apes - Open your eyes

lunedì 10 novembre 2008

Come un fiume in piena

Un altro giorno cercando di fare finta di niente e un'altra sera a fare i conti con la mancanza del niente che quasi vorresti che non ci fosse rimasto niente di niente e fare terra bruciata intorno e in un falò lasciare che si consumino i ricordi sperando che trascinino via con se, intrecciati indissolubilmente come sono, anche i desideri e le attese puntualmente disattese e le illusioni che bastasse un gioco di prestigio per cambiare il presente passandoci sopra il mantello e recitando la formula magica... ma io non la conosco la formula e le ho provate tutte ma non sono mica riuscito a trovarla. Nonostante tutto ho continuato a cercare e a cercare anche quando mi dicevano "lascia perdere" e "stai sbagliando" e  "ma non ti accorgi che?". Di cosa dovevo accorgermi? no perchè questa cosa io non l'ho mica mai capita, e tutti lì a dire che non mi rendevo conto eccetera mentre io mi rendevo conto benissimo e proprio per quello insistevo e non volevo lasciarla andare e cercavo di farle capire che l'amore c'era ed era Amore ed era lì, come la canzone... "Love is in the air" e magari non era proprio nell'aria ma era dentro di me e tutto intorno a me e se ne rendeva conto chiunque, io ne ero contento perchè non pensavo che fosse qualcosa da nascondere ma forse a qualcuno poteva dar fastidio e così nascondiamolo, che tanto l'importante è che c'è l'amore. E ora invece? l'amore dov'è? andato via? o magari si è solo nascosto perchè era stanco di sentirsi deriso e umiliato e messo da parte? Amore e amare e amarti e odiarti perchè non ci sei, e se non ci sei è perchè non hai voluto esserci. La vita decide sceglie fa e disfa ma una bella mano gliela si dà noi comunque e io le ho dato prima un dito e siccome non le bastava ho lasciato che si prendesse la mano e poi il braccio e poi anche tutto il resto. Rinunce fatte con un sorriso a denti stretti perchè c'era un fine superiore che però era superiore solo per la metà che sta aldiquà della barricata e che si è stancata di tutto e di tutti e manda a fare in culo tutto e tutti che sarà una cosa brutta ma dà una gran soddisfazione. Alla fine questo rimane, niente di niente di niente di niente e neppure la consolazione di poter domandare "come stai?", "cosa fai?", "a cosa stai pensando?", per sapere o per parlare o forse solo per sentire la tua voce... chissà... e chissà se...

mercoledì 5 novembre 2008

Prenderla così...

Sono come questa stanza in cui continuo a cercare un po' di quiete, sono buio. Tutto quello che ho è un silenzio pesante, opprimente. Filtra appena un po' di luce dall'esterno, a volte mi fermo davanti alla finestra ad osservarla, ascoltando brandelli di conversazioni, desideroso di cose che neppure so. Altre volte tiro giù la persiana, convinto che sommare silenzio a silenzio sia non la migliore ma pur sempre una soluzione.
Nel buio però ritrovo solo il ricordo malinconico di occhi infinitamente dolci, e rabbioso di assenze, vuoti, risentimenti.

Mi sono giurato che avrei fatto finta di niente, sarei andato avanti per la mia strada senza fermarmi a cercare ciò che non posso più vedere, ma è un'assenza così pesante. Ci sono stati l'amore, la rabbia, cento altri sentimenti... e mille sfumature... e milioni di pensieri, mai l'indifferenza. Ancora oggi a volte mi chiedo cosa sei stata. Non c'è una risposta perché stata tutto e niente, ed io ho fatto a lungo finta di non accorgermene per non dover affrontare tanti sbagli, non solo miei. Quanti compromessi tacitamente accettati, quante grida soffocate, quanta rabbia mai confessata; quest'ultima la sento ancora adesso, a volte così forte da riuscire a controllarla a fatica. Per te che non lasci scelte, che sei tutto o niente, che sei scappata ogni qualvolta credevo di averti raggiunta, che sei cambiata tutte le volte che ero convinto di averti compresa, che sei riuscita a far male proprio quando ero più vulnerabile.

Mi restano come compagne di viaggio le preoccupazioni (futili) e le ansie (immotivate), perché sono fatto così, non riesco a ignorare l'agitazione che deriva dal non sapere come stai, non ce la faccio a fingere che non sia un macigno sul cuore questo senso di "lontananza".

Ma hai ragione, sono solo parole...

La verità è che mi manchi anche se non vorrei, mi manchi quando penso a tutto quello che ho dovuto chiudere in un cassetto senza sapere se si riaprirà, mi manchi tutte le volte che mi piacerebbe chiamare semplicemente per chiederti come stai, mi manchi quando vorrei vederti sorridere, mi manchi quando avrei voglia di piangere, mi manchi.

ON AIR: Petra Magoni & Ferruccio Spinetti - Prendila così


"...cerc(o) di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu..."

domenica 2 novembre 2008

Scrivere Libero II - cose che non ho e che vorrei

Non ho un campetto polveroso per andare a giocare quando sono nervoso, o pensieroso, o semplicemente ne ho voglia.
Non ho la giusta percezione di me, di quello che sono, di quello che vorrei essere, so solo quello che non sono.
Non ho più tanta voglia di combattere e credo che forse sarebbe il caso di arrendermi, deporre le armi finalmente.
Non ho voglia di uscire, di conoscere persone (ma forse queste non le vorrei neppure).
Non ho una lavatrice, il che mi obbliga a lavaggi manuali che alla mia schiena non vanno molto a genio.
Non ho una macchina in cui rifugiarmi quando ho voglia di andarmene via, lontano, senza stare a pensarci su, perchè a volte quello che conta davvero è muoversi, sentire il paesaggio scivolare via, afferrare solo macchie indistinte.
Non ho accanto la persona che vorrei, ed è il vuoto più grande, quello che pesa di più, quello che ogni giorno mi allontana da tutto ciò che di buono avrei potuto essere.
Non ho un ombrello, e fuori piove fitto... ma forse bagnarmi è ciò di cui ho bisogno, gocce fredde come il ghiaccio per scrollarmi di dosso questo maledetto torpore.
Non ho più voce per urlare la mia rabbia e il mio dolore.

Per Scrivere Libero - II Edizione

ON AIR: Andy McKee - Rylynn

venerdì 31 ottobre 2008

[...]
Disperazione e gioia mia

[...]

ON AIR: Lucio Battisti - Ancora tu

mercoledì 29 ottobre 2008

Rabbia. La sente dentro, montare sempre più, senza controllo. Come se gli avessero acceso un fuoco al centro del petto e l'incendio divampasse senza controllo, diffondendosi a tutto il corpo. Non agli occhi però, si rende conto che ha la vista offuscata. Gli occhi umidi, non vuole piangere ancora, si sente così debole eppure batte i pugni sul tavolo, con violenza, in un'improvviso scatto d'ira così estraneo alla sua natura e per questo ancor più volento si alza, e inizia a colpire l'aria vedendo in essa un volto, null'altro che la proiezione di tanto dolore.
Si lascia andare sul letto, sfinito, ormai non ne può più, vorrebbe solo poter abbassare le palpebre con la facilità con cui tira giù le persiane e dormire. Dormire e dimenticare. Dormire e smettere di continuare a lacerarsi il cuore. Vorrebbe spegnersi, e risvegliarsi in un mondo diverso, vivo di persone diverse, ma non ci riesce. Troppi i pensieri, i fili da annodare, troppe le parole e i gesti che esigono nuova attenzione. Sente un pulsare sordo e costante alle tempie, un dolore che si irradia fino alla mascella e si accorge che sta serrando i denti. E' la sua reazione, come se avesse paura che anche un solo spiraglio aperto possa trasformarlo nella copia mal riuscita del vaso di Pandora.
Cerca di rilassarsi, qualche respiro profondo, lascia che la tensione nei muscoli si allenti ma la Domanda, la madre di tutti i quesiti, torna a tormentarlo come un vecchio disco incantato... perché?
Si è dato almeno un milione di risposte, altrettante ne ha sentite da amici e non, eppure sembra che nessuna lo abbia mai convinto davvero.
Si sente sconfortato, deluso, amareggiato da qualcosa che pure sapeva sarebbe accaduto. Forse però la cosa che lo spaventa di più è che si sente svuotato, senza avere la minima idea di come reagire, al contrario chiedendosi se vale davvero la pena di reagire.

Ha perso tutte le sue battaglie.

sabato 25 ottobre 2008

Essere, voce del verbo -

E se fossi io ad aver sbagliato tutto?

...sempre, da sempre...


Non sono quello che volete, non posso esserlo e sono stanco di provarci.

...scortese, incostante, sarcastico, stronzo...


Tutto quello che dico non è creduto, o è male interpretato.
Tutto quello che faccio urta la sensibilità di qualcuno.

...non capisci...

Parole che feriscono, perché io ora non sono forte, non abbastanza, ed è come se chiunque passi voglia gettare uno sguardo distratto, senza fermarsi ad osservare... vedere non equivale a capire. Guardate giù, in fondo agli abissi più scuri, ma solo se non temete che una crisi di vertigini vi faccia perdere l'equilibrio.

...ossessioni, rimorsi, una fiamma che avvampa più forte quando pensi che ormai sia sopìta...

Basta, io sono questo, nel male che mi rinfacciano e nel bene che in pochi vedono, e non voglio cambiare nè continuare a smussare me stesso in funzione degli spigoli di chiunque altro.
Sono i miei pensieri, le mie parole, i miei gesti, e non permetterò a nessun altro di portarmeli via.


ON AIR : Audioslave - Be Yourself

lunedì 20 ottobre 2008

Al mattino

Si alza, facendo bene attenzione a non incontrare nessuno, "perché ad inizio giornata sono intrattabile" si giustifica, aggiungendo come corollario che "in realtà lo sono per tutto il giorno".
Un caffè, sigaretta, piccoli rituali, abluzioni mattutine, per ritrovare sè stesso in quei semplici gesti, per iniziare a mettere in moto muscoli e cervello.

Ad ogni sorgere del sole mille pensieri iniziano a sbattergli contro le tempie confusamente, arruffati come quelle cuffiette che si ripropone di avvolgere con cura ogni volta che le utilizza e che invece, puntualmente, gli fanno perdere almeno dieci minuti nel tentativo di sgrovigliarle, che gli viene quasi da gridare, col sarcasmo tipico di chi si sveglia male da giorni, e ancora più tipico di lui, "fanculo! m'è passata la voglia di ascoltare qualsiasi cosa avessi stupidamente pensato di ascoltare, e fanculo pure alla tecnologia, domani vado a comprarmi un fottutissimo grammofono a manovella!".
Dicevamo... pensieri, vanno e vengono come le onde quando sei sdraiato -distratto- sul bagnasciuga, l'acqua ti raggiunge all'improvviso e ti accorgi con un piacevole brivido di come ti si sono rinfrescate le chiappe, solo che qui la sensazione è meno piacevole. E non sono neppure così semplici da sbrogliare come le dannate cuffiette, questi suoi cavolo di pensieri. Loro scappano, rifuggono le classificazioni, si nascondono dietro fili di cotone che a lui, in uno strano gioco di prospettive irreali sembrano colonne di cemento armato costruite per tenere in piedi grattacieli; "Escher avrebbe capito come mi sento" mormora a mezza voce.

Ancora mezzo intontito accende il computer, rumore di ventole che iniziano a girare, hanno calore da dissipare, ruotano senza sosta cercando di tenere il ritmo, in una lotta serratissima contro le leggi sulla conservazione e trasformazione dell'energia. Ci sono giorni in cui non avrebbe voglia di far partire quella benedetta scatoletta, però ogni volta si ripete "e se qualcuno mi ha cercato? se avessi ricevuto una mail importantissima? se il destino del mondo dipendesse dal fatto che io mi colleghi all'internet ora?" (probabilmente quest'ultima domanda è un po' pretenziosa ma lasciamogli la piccola soddisfazione di ritenersi -virtualmente- indispensabile per pochi minuti).

La tentazione però è lì in agguato, ti aspetta dietro un angolo, ti invita a seguirla subdolamente, ti si piazza fuori dal campo visivo soffiandoti contro l'aroma di una torta appena sfornata e quando tu, troppo debole per resistere alla tentazione, segui quella scia odorosa con un filo di bavetta alla bocca e l'incapacità assoluta di formulazione di pensieri razionali -bam!- ecco che quella torta ti finisce in piena faccia. Roba da farcisi grasse risate se non fosse tuo il volto pieno di panna e crema pasticciera.
Ma stiamo divangando di nuovo, parlavamo di tentazione, si... ecco, la sua tentazione è rappresentata da un omino blu e tutto il suo allegro e colorato mondo di "instant messaging", e quasi senza volerlo, stile seduta spiritica, il mouse si muove sull'iconcina.

"Vabbè, visto che ormai ci sono tanto vale dare un'occhiata, giusto il tempo di vedere chi c'è" mente, sapendo di mentire ma ignorando il fatto per non dover fare i conti con la propria coscienza con cui ancora non riesce a scendere a patti: "In un mondo corrotto proprio a me doveva capitare un fottuto grillo parlante incorruttibile!" si dice con rabbia, confortato dal fatto che essendo solo nella stanza nessuno possa pensare che sia pazzo sentendolo insultarsi da solo. In realtà vuole controllare se c'è una persona in particolare, perché non sa dove sia finita, se stia bene o no, e per quanto abbia ripetuto almeno mille volte negli ultimi giorni "possano cascarmi mani e braccia -e pure il pistolino, cacchio!- se provo a farmi vivo io!!!" starebbe più tranquillo sapendola viva e con tutti i pezzi ancora al proprio posto.

Invece tutto quello che ottiene in cambio è silenzio, chiede al monitor "dove sei?" ed è tentato dall'idea di prenderlo a pugni quando questo non risponde ma, come si usa dire, "ambasciatore non porta pena", e soprattutto non porta i soldi necessari a ricomprarlo dopo.

E così ritorna a vivere la sua giornata, cercando di non far caso a quel pensiero fisso in un angolo della sua mente.

martedì 14 ottobre 2008

[...]
And I know when you lie
If were talking on the phone or one on one.
The truth you never hide
I don't need you to tell me there's
Something wrong
Because your eyes are unmistakable...

remember remember remember
that your heart's not unbreakable...
[...]



ON AIR : Richie Kotzen - Remember

venerdì 10 ottobre 2008

Ingranaggi

Sono un meccanismo complesso, facile che un qualsiasi insignificante intoppo mandi a puttane tutto il meccanismo. Mi sento come se avessero portato via di nascosto una ruota dentata, ed ora il resto degli ingranaggi gira a vuoto. Se almeno sapessi qual è il pezzo mancante potrei tentare di sostituirlo, ed invece mi hanno mandato per il mondo senza libretto di istruzioni.

Forse mento a me stesso e in realtà so perfettamente dove sia il problema, forse me lo tengo dentro perché altrimenti si innescherebbe una serie di reazioni a catena che porterebbero chissà dove. Quel che so è che ogni maledetto giorno mi sveglio nonostante tutto quel che desidero sia continuare a dormire, per non pensare.

Non riesco a decidere se ho pagato troppo o troppo poco, resta la sensazione di essere caduto in mare con un blocco di cemento per scarpe. Sgomitare, agitarsi furiosamente, non serve a nulla se non a stancarmi ancora di più. Gridare è inutile, sott'acqua nessuno potrebbe sentire. E se anche riuscissi a riemerge, siamo sicuri che qualcuno avrebbe voglia di ascoltare?

Perché tutto ruota invariabilmente attorno allo stesso baricentro, come se un filo invisibile mi tenesse legato a ciò che sono stato, come se non trovassi il coraggio di tagliarlo... o come se in realtà fosse già stato spezzato ed io rimanessi testardamente convinto che il sacrificio di cercare di riannodare i capi possa servire a qualcosa, o a qualcuno.

A volare troppo alti si corre il rischio di sfiorare il sole, di bruciarsi e ricadere al suolo, con violenza, senza possibilità di attutire il colpo. Frammenti di quel che si era si spargono così dapperttutto e per quanta attenzione si possa fare tentando di recuperarli inevitabilmente qualcosa andrà perduto. Resta solo da rialzarsi e ricominciare a camminare, ma non è semplice tornare nell'ombra quando, anche solo per pochi attimi, la luce più calda e dolce ha irradiato corpo e anima.

Così mi allontano, dai rimorsi, dai ricordi, convinto che presto la nebbia impenetrabile attraverso la quale procedo a stento si diraderà. Ma in quella nebbia continuo a cercare un volto, occhi familiari che non ci sono più, sostituiti da risate beffarde e sguardi di scherno.

Volevo essere importante, ma se non posso neppure chiamarti per paura di chi si volterebbe sentendo pronunciare il tuo nome cosa mi rimane?

ON AIR: System Of A Down - Lonely Day

martedì 7 ottobre 2008

SI

Sarebbe stata la mia risposta... se mi avessi chiesto...

 "Sei innamorato di me?"
Si... mi sono innamorato di te, di mille particolari di te. Dei tuoi occhi, del sorriso, delle mani, di quel misterioso sapere, sempre, dove accarezzarmi, del tuo accenderti improvviso, di infinite altre cose ancora.

"Vorresti baciarmi?"
Si... l'ho desiderato come niente altro prima. Non volevo che si capisse ma non riuscivo a trovare la maniera per nasconderlo. Ed ogni volta era come se il prima non fosse esistito e il dopo non avesse importanza, ogni istante era solo quell'istante, e i desideri, le preghiere, nascevano e morivano lì, sulle labbra, come farfalle, pochi splendidi battiti d'ali prima di svanire.

"Secondo te sono bella?"
Si... e l'ho sempre pensato, già da prima che divenisse scontato sentirlo pronunciare dalle mie labbra. Sei bella perché potrei guardarti all'infinito senza annoiarmi. E' bello ciò che tutti possono vedere ed ancor di più quello che tieni nascosto dentro.

"Credi davvero che dovremmo stare insieme?"
Si... ne ero (ne sono?) convinto e non so spiegarti quale sia il motivo. Ho provato a trovare giustificazioni razionali e poi a demolirle, perché alcune cose restano solo bei sogni. Nonostante tutto non ho mai avuto dubbi, sentivo che era così con una forza e una sicurezza che non avevo mai provato prima, non potevo fare a meno di credere a una sensazione così forte. Su alcune cose non ci si sbaglia.

"Pensi davvero che dovrei correre il rischio di ricominciare tutto daccapo con te?"
Si... penso che avremmo potuto provarci. Sono assolutamente certo che ne sarebbe valsa la pena. Non serve aggiungere altro, hai guardato i miei occhi, sai che non ho mai pronunciato frasi del genere con leggerezza.

"Mi ami?"
Si... sei stata la prima e l'unica a cui avrei -ho- risposto di si, anche se la reazione non è stata quella che speravo. Anche se ha significato splancare ogni porta, abbandonare qualsiasi tipo di difesa, offrirmi completamente senza più possibilità di trovare rifugio. Si, si e ancora si.

"E davvero mi hai amato così tanto da star male?"
Si... forse a voler tirare le somme sono state più le volte in cui ho sofferto per te di quelle in cui mi hai fatto sentire bene, ma quando ci sei riuscita... ti dico solo che non cambierei quei momenti per niente al mondo, e se il prezzo da pagare è stato un lungo periodo di buio in cui ho sentito il cuore lentamente spegnersi, allora voglio solo dirti che non mi importa, ne è valsa la pena!

"E' vero che il ricordo non va via?"
Si... ho cercato di cancellarlo solo per scoprire che non mi era possibile. Così a volte ritorna, con una fitta al cuore, ed è come se non fossero passati che pochi giorni. Presto o tardi la polvere coprirà i ricordi di questi anni, solo tu resterai intatta, immacolata.

"Mi hai odiato?"
Si... e no... a volte avrei desiderato esserne capace, a volte lo desidero ancora. Ho provato tanta rabbia, perché non capivo, perché avevo l'impressione che tu non volessi capire. Nonostante tutto non sono mai riuscito ad odiarti. Per l'importanza che hai avuto e che hai ancora, per tanti motivi che non so spiegarti.

"Mi avresti sposato?"
Si... del resto te l'ho chiesto, ed anche se si scherzava so che il vero me, quello che resta nascosto in un angolino nascosto per paura di essere deriso, illuso, abbandonato quando non serve più, non avrebbe desiderato altro dalla vita. Avrei portato all'altare il mio grande amore, avrei mai potuto dirle di no?

"Rinunceresti a tutto per me?"
Si... se me lo avessi chiesto lo avrei fatto, senza pentimenti, senza remore. Ogni sacrificio sarebbe stato un piacere se avesse potuto avvicinarmi a te. Perché io so qual è il tuo reale valore e niente al mondo ha più importanza.

"Rinunceresti a me?"

Si... me lo hai chiesto. Ed io l'ho fatto.

ON AIR: Anna Nalick - Breathe (2AM)

domenica 28 settembre 2008

It's a cold winter

Domenica sera.

Strade vuote. Desolate.

Freddo. L'inverno sembra più vicino ogni giorno che passa, e questi giorni stanno passando lenti e stanchi. Controvoglia ho tirato fuori dall'armadio qualche maglia più pesante (ti vorrai mica ammalare? Non ti bastano gli acciacchi che già hai? Perché andarsene a cercare degli altri?), inizierò ad indossarle, una sull'altra, sperando di riacquistare una temperatura adatta alla vita, ma la situazione non cambierà.

Perché il freddo viene da dentro, previsioni meteo per il futuro: gelo costante, rischio di assideramento. Vorrei non fosse così nonostante sappia che ora non ho motivi per spingermi a cambiare. Mi sono rintanato in un angolo confidando nella protezione del silenzio, e se la voglia di uscire è sotto le scarpe, figuriamoci quella di vedere gente! E' un circolo vizioso, me ne rendo conto, più coltivo questo desiderio di solitudine più diventa difficile trovare motivi per allontanarmene. Ho piazzato un bel divieto d'accesso all'ingresso di me e se qualcuno non dovesse accorgersene sappia per tempo che proseguire oltre è inutile, più avanti ci sono solo altri divieti, non è consentita la sosta, tantomeno la fermata.

Mi accontento di me (bugiardo! menzogna!!!), non chiedetemi di aprire, non suonate, tanto le uniche persone che ho voglia di vedere posseggono le chiavi e alle altre non risponderò.

Il tempo lenisce ogni dolore ma quando fa così freddo anche le vecchie ferite tornano a farsi sentire.

mercoledì 24 settembre 2008

Heroes

Avevo iniziato a vedere Heroes, mi aveva incuriosito ma avevo abbandonato presto perchè dimenticavo sempre il giorno in cui veniva mandato in onda. Ora su Italia 1 è iniziata la seconda stagione, così è tornata la curiosita. Ho recuperato le puntate che mi mancavano della prima serie e mi sto rimettendo al passo.
Sto guardando Heroes insomma... e mi piace!!!

Free Image Hosting at www.ImageShack.us


Tra l'altro recentemente mi hanno detto che somiglio a codesto ometto (anche se secondo me io sono più fico :D ), tale Milo Ventimiglia:


Free Image Hosting at www.ImageShack.us

Ma in realtà mi piace Heroes perché c'è lei (e vi assicuro che questa foto non le rende giustizia):


Free Image Hosting at www.ImageShack.us

Tralasciando le facezie, mi affascina l'idea che una persona qualunque possa svegliarsi e scoprire di avere dei poteri assurdi... ed esserne spaventata, non sapere cosa farne, come gestirli. Credo che i fumetti da cui una serie come Heroes trae ispirazione abbiano delle componenti psicologiche di grande interesse e fin troppo sottovalutate.

Ma forse la verità è che in fondo sono solo un bambino che si rifiuta di crescere, che continua a sognare, ad immaginare, ad inventare storie... e se devo proprio dirla tutta mi sto bene così. :)

martedì 23 settembre 2008

E lasciami sfogareeeeeee....

Ho qualcosa dentro che scalpita per venire fuori. Rabbie confinate nei più remoti recessi dell'animo, sigillate perché ne sono io stesso spaventato. Ho voglia di essere cattivo con chi mi ha fatto del male, con chi pensa di farmi del bene, con chi mi guarda con sufficienza, con chi non ha la capacità di comprendere o le capacità per comprendere. Ho voglia di colpire, mordere, straziare... eppure non lo faccio. Combatto una sorta di guerra fredda tra me e me, strategia del terrore, se trovassi il coraggio di farmi esplodere come un ordigno atomico chi può dire quali sarebbero i risultati?

Perché anche le parole feriscono, tagliano come i famigerati coltelli dello Chef Tony. Sono armi affilate e nelle mani, nelle bocche, sbagliate possono fare danni inimmaginabili, io lo so.

Fondamentalmente sono un impulsivo, quando sono a contatto con situazioni che mi coinvolgono profondamente non riesco ad applicare i filtri che di solito sovrappongo alla vita. In queste circostanze parlo, d'impeto, ed ho, purtroppo, il "dono" di saper far male. Per questo da sempre preferisco rimanere in silenzio, evitare i diverbi. Nessuno capirebbe.

Avrei tante cose da sputare in faccia a troppa gente, ciononostante continuo a farmi i cazzi miei, del resto... cui prodest?

lunedì 15 settembre 2008

Niente di più...

Guardarti negli occhi per vederti distante, lontana da me, lontana da noi. Parlarti sapendo che non mi ascolti, che non capisci. Pochi raggi di sole obliqui bucano nubi grigie, come spilli, si rifrangono e si spezzano sui vetri di queste finestre mentre osservo il mondo fuori. Inizia a piovere, no, sono solo lacrime, ricordi che mi accarezzano il viso, e cadono.

Stanco, sento la vita scorrermi attorno, così veloce da non riuscire a fermarla in un immagine, si lascia dietro scie che provo a seguire ma le gambe sono così pesanti, e così forte è la voglia di fermarsi a riposare ancora un po', come quando ero bambino e l'estate rimanevo incantato su di un albero a guardare il cielo attraverso le fronde. E tutto era semplice.

Ora ho delusioni e ferite da nascondere, perché ad ogni domanda è come se una pugnalata, l'ennesima, aprisse uno squarcio in ciò che resta di quel che un tempo era un cuore. Sorridere, far finta che tutto vada bene, aggrapparmi, naufrago, al ricordo di un sorriso.

Ieri principessa, regina forse mai.

Niente di più...

ON AIR: Andy McKee - When she cries

mercoledì 10 settembre 2008

lunedì 8 settembre 2008

E-state sereni

Di nuovo Settembre.

Le vacanze sono finite e, giusto per sottolinearlo nel caso non me ne fossi accorto, sono raffreddato. Il caldo però continua ad essere a tratti opprimente, anche qui dove speravo invece di poter rifiatare dopo avere convissuto per un mese con una temperatura media di 34-35 gradi. Nonostante tutto questo sono felice.

Quando sono partito avevo un fortissimo desiderio di andar via, come non mi capitava dai primissimi anni di vita fuori. Ero lontano da casa da mesi ma non era un motivo sufficiente, l'ho capito dopo, ed ho capito che mi mancavano i luoghi, certamente, ma ancora di più mi mancavano le persone.

Tutto è successo come sempre, come se ognuno di noi non fosse andato via che per pochi giorni. Convenevoli di rito, senza esagerare però, tanto ci conosciamo da una vita e i formalismi hanno perso ogni importanza anni fa. L'intesa, l'affiatamento di chi ti conosce quasi quanto te stesso, il capirsi con uno sguardo, un cenno, il parlare con gente che ha vissuto le tue stesse esperienze, che è come te, ecco cos'era quel senso di mancanza degli ultimi tempi.

Persone che ci sono da sempre... e persone che sono arrivate, un po' per caso e un po' no, ad offrire la loro compagnia, a condividere un po' del proprio tempo.

E i luoghi, la Grottangeles che in un modo o in un altro continua a stupirmi, il calore ed i colori del Salento... il mare. Il mare d'estate, pieno di gente al punto che a volte diventa difficile trovare un lembo di spiaggia libero. Il mare che a guardarlo da lontano ha tutte le sfumature del blu. Il mare così trasparente che anche a 50 metri dalla riva riesci ancora a vederne il fondo. La spiaggia che al tramonto, quando la maggior parte dei bagnanti ormai è andata via, diventa il posto più bello dell'universo... e ti convinci di aver trovato la tua dimensione e non vorresti andare via per nessuna ragione al mondo. Il mare che di notte, quando tutto intorno è silenzio, sembra intonare una ninna-nanna per tutti coloro che hanno ancora voglia di ascoltare.

E' stata una bella estate, avrei voluto che non finisse così in fretta, davvero, non so se sono pronto a riaffrontare le questioni che ho lasciato in sospeso, so che il mio cuore oggi è ancora distante, è rimasto a casa.

mercoledì 30 luglio 2008

Vacation

Parto.


Vado in vacanza per un po'. Mi allontano per un po' dai pensieri, dalle preoccupazioni. Provo a dimenticare il me che sono quando sono qui e prendo un po' di ferie da me stesso.


Bisogno di mare, di sole, di prendere un po' di colore. Bisogno di vedere facce sconosciute, di ascoltare parole nuove.


Parto, ma tornerò presto...


Image Hosted by ImageShack.us

martedì 29 luglio 2008

See you soon

Guardarti partire, altro non posso, e sentire il vuoto, perdermici in un goffo tentativo di attraversarlo.
Non ho più direzione e i piedi sono stanchi, da tempo guidano loro la marcia senza sapere dove andare, movimento casuale alla ricerca di cose che non so. Tanta era la foga di trovare che credo di aver perso di vista l'obiettivo.

Verso una lacrima per uno sguardo che si volta. Una lacrima per spalle che si allontanano. Una lacrima per i sogni che muoiono soli, in silenzio. Una lacrima perché che ho desiderato odiarti tanto da non voler rivedere più il viso. Una lacrima perché so di non essere in grado di farlo. Una lacrima perché sei la più bella e la più distante.

Credevo di non avere più lacrime ed invece sento le guance bagnarsi. Credevo che lasciarti andare via sarebbe stato più semplice ed invece continuo a soffrirne...

giovedì 24 luglio 2008

Occhi

Ogni volta che ti penso quel che vedo sono i tuoi occhi...

I tuoi occhi, che guardano ciò che hanno attorno con curiosità, incessantemente in movimento. I tuoi occhi nonostante tutto ancora ingenui.
I tuoi occhi dolci, di una dolcezza che fa male al cuore. I tuoi occhi che sanno accarezzare, lievi e gentili.
I tuoi occhi, che osservano cercando di cogliere segnali appena percettibili, che esaminano con garbo, senza invadenza.
I tuoi occhi, che sembrano brillare quando sei felice, che si fanno più grandi.
I tuoi occhi, che sono stati il mio orizzonte, che mi hanno guidato in luoghi sicuri quando le certezze si sgretolavano ed io ero semplicemente io, privo davanti a loro di qualunque difesa.
I tuoi occhi sfuggenti, timorosi di esprimere le cose che non si possono nascondere.
I tuoi occhi scuri, e profondi, di cui a volte ho avuto paura io, preoccupato che sapessero dove guardare, cosa guardare.
I tuoi occhi, che restano appena socchiusi quando stai per addormentarti, avidi di luci e colori, anche quando la stanchezza vince ogni resistenza.
I tuoi occhi, che sono stati la prima cosa di cui mi sono innamorato. I tuoi occhi che continuo a cercare nei volti  sconosciuti che mi passano accanto.
I tuoi occhi affilati come lame di rasoio, e fermi, decisi, sicuri, forse più di quanto io sarò mai.
I tuoi occhi, che a volte ti fanno sembrare una bambina, che per qualche assurdo motivo danno vita ogni volta ad un sorriso e al desiderio di stringerti così forte da farti male.
I tuoi occhi, che non sono altro che te. I tuoi occhi in cui tempo fa mi sono perso, e Dio se è dura ritrovare la strada!
I tuoi occhi che continuano a voltarsi per guardare altrove, il male che fanno, come lance che trapassano la carne.
I tuoi occhi, che si addolciscono per qualcun'altro, e le gelosie di cui non riesco a liberarmi.
I tuoi occhi, che riescono ancora a confondermi, che piegano la mia volontà senza neppure rendersene conto.

I tuoi occhi, perchè per trovarvi quello che desidero sarei disposto a rinunciare a tutto.

mercoledì 23 luglio 2008

Mia (agg. possessivo femm.)

Qualche giorno fa ho sentito una canzone alla radio. Sul momento non sono riuscito a riconoscerla, sapevo solo che apparteneva al mio passato, alla mia adolescenza. Ho rivisto un ragazzino con la testa tra le nuvole immaginare il suo futuro, la scuola, il lavoro, l'amore, come in un film.

Tu sei mia .. quando vuoi
ma sei mia, mia
tu vai via … tornerai
perché sei mia
quanto tu non lo sai


Col passare del tempo mi è rinvenuto alla memoria quale fosse il titolo della canzone. Mi ha stranito pensare che sono passati già più di dieci anni. Soprattutto mi ha sorpreso un pensiero, io sono ancora quel ragazzino pieno di speranze, di sogni, di illusioni. Una parte importante di me non è mai cresciuta, continuo a sognare e ad avere fiducia, speranza.
Lo faccio nonostante le delusioni, le botte, le parole che bruciano e aprono ferite che non si rimarginano.
Lo faccio perchè è insito nella mia natura, perchè è il solo modo di vivere che conosco.
Lo faccio per quel ragazzino che è in me... che è la parte migliore di me.

sabato 19 luglio 2008

Per quante strade dovrò rincorrerti?
Per quanto tempo?
In quali carezze cercherò le tue mani? In quali parole la tua voce? In quanti occhi ancora continuerò a cercare i tuoi occhi?

Due sole parole, semplici, pesanti come macigni, e due persone, occhi negli occhi. Parole che avresti voluto dire, il pensiero di un attimo e poi no, non sarebbe giusto, e silenzio.

Quelle parole... le ho sentite guardandoti, pronunciate senza muovere le labbra, chiare mentre ti fissavo, non ti toglievo lo sguado di dosso, non ci riuscivo. Ed ora... ora non mi non mi importa più nulla di cosa è giusto e cosa no, aspetto solo che trovi il coraggio di urlarle al cielo come ho fatto io...

sabato 12 luglio 2008

Sui sogni e loro assenza

Avevo un sogno. Nonostante non lo avessi mai rivelato a nessuno tutti ne erano a conoscenza. Ho lasciato che si radicasse, che crescesse, pensavo che avrei potuto coglierlo quando sarebbe stato maturo.
Poi è arrivato il maltempo, e ha distrutto tutto quello che avevo lentamente e faticosamente coltivato.

Adesso non ho più un sogno, e mi sento vuoto. Ho tanti ricordi, roba che a volte mi trovo con i lucciconi agli occhi; ho affetto e tanta, tanta stima... ma non ho più il mio sogno. Neppure il tempo di accorgermi che ero sveglio e lui era già sparito.

Lentamente anche il ricordo diventa meno vivido, sto lasciando che scivoli via anche se non vorrei. Inseguirlo ancora? E fino a quando? Soprattutto con quali prospettive?

Un nero profondo mi circonda mentre aspetto che un nuovo sogno faccia breccia in questa coltre scura vincendo le mie resistenze. Perché in fondo non vorrei che succedesse, perché ci sono cose che non vanno mai via, mai.

Ho bisogno di ritrovarmi per tornare a perdermi.

mercoledì 9 luglio 2008

Noia

In questi giorni non ho molta voglia di scrivere, mi preoccupo un po'.
Vero anche che non ho troppe cose da raccontare dal momento che mi sono "leggermente" isolato dal mondo per rifiatare.
Potrei scrivere banalità ma sarebbe un ulteriore spreco di tempo, oppure potrei parlare di cose più serie e più sentite rischiando di aprire ancora una volta ferite per cui ho scoperto già da tempo che i punti di sutura non reggono davvero.
Conclusione? Non ce n'è. Nè ci sono morali o altro... scriverò quando qualcosa mi passerà per la testa, sperando che torni a passarci qualcosa presto!

(Per inciso, tutto questo nasce da una immagine che ho visto saltellando di pagina web in pagina web e che riporto "in sovrimpressione")

 Image Hosted by ImageShack.us

sabato 5 luglio 2008

Se la vita fosse un film

Ebbene si, dopo essere riuscito a passare indenne attraverso miriadi di catene di S. Antonio, attirandomi in tal modo diverse esistenze colme di sfortuna cosmica, alla fine cedo a quella che un vera e propria catena non è. Si tratta piuttosto di un gioco e a me giocare piace, per cui vi spiego brevemente di cosa si tratta:

"indicare (motivandolo, mi raccomando) di quale personaggio letterario e di quale personaggio cinematografico vi innamorereste (non l’attore o l’attrice attenzione! ma il personaggio da questi interpretato). Quindi nominare sei blogger (possibilmente tre donne e tre uomini) e comunicarglielo".


Credevo che fare una selezione sarebbe stato semplice ma più ci pensavo più mi rendevo conto di quante volte mi sono innamorato di un personaggio da film.
Mi sono innamorato della sete di vendetta stemperata da uno sguardo che mi ha sempre fatto sciogliere di Beatrix Kiddo (Uma Thurman), oltre che della sua tutina gialla.
Ho amato, al punto di vederla come moglie ideale, di Arwen (Liv Tyler), della sua bellezza eterea, del suo essere l'incarnazione perfetta della principessa delle fiabe.
Ho perso la testa per Nancy Callahan (Jessica Alba), spogliarellista "sui generis" in un film "sui generis" come Sin City. Ho desiderato strapparle via di dosso i vestiti, dimenticare il bene e il male, abbandonarmi alla passione.
Sono rimasto senza respiro vedendo Jinx (Halle Berry) uscire dall'oceano in bikini, bella al punto da far perdere consistenza a tutto quello che aveva intorno come già aveva fatto Ursula Andress prima di lei.
Ho provato insieme amore, tenerezza, desiderio di protezione, empatia e tante altre cose ancora per la bellissima Satine (Nicole Kidman), stella del Moulin Rouge.
Mi sarebbe piaciuto girare il mondo al fianco di Lara Croft (Angelina Jolie), ammirarne la forza e la bellezza, lasciare il controllo nelle sue mani delicate ma decise.
Avrei voluto avere una vicina come Holly Golightly (Audrey Hepburn), osservare incantato la sua delicatezza, sorridere stupito per la sua ingenuità, accompagnarla a fare colazione da Tiffany.

E queste sono solo alcune delle donne di cui mi sono innamorato guardando uno schermo, man mano che scrivevo me ne venivano in mente tante altre. Ognuna di loro ha qualcosa che mi ha affascinato, ognuna rappresenta qualcosa che non ho e che vorrei avere... e poi, sognare non costa nulla.

Per finire dovrei chiedere ad altre sei persone di partecipare al gioco ma confesso candidamente di non conoscere altri sei blogger, questo spazio è sempre stato un piccolo mondo autosufficiente, svincolato da tutto e da tutti, quindi indicherò solo due o tre persone sperando che nessuno abbia da ridire:

Nuvola Notturna
Piseit
Saria
S. (spero che tu capisca che ce l'ho proprio con te e so che no hai un blog ma puoi sempre lasciarmi un commento, mi piacerebbe sapere cosa scriveresti...)

mercoledì 25 giugno 2008

Mi dispiace

"Oh, once in your life you find someone
Who will turn your world around...
Yeah, nothing could change what you mean to me
Oh there's lots that I could say
But just hold me now..."



Mi dispiace di essere così infantile e capriccioso.
Mi dispiace ogni volta che non riesco a staccarmi da te.
Mi dispiace, tutte le volte che mi chiedono "c'è qualcosa per cui rinunceresti a tutto?", non poter pronunciare il tuo nome... mi dispiace dover ammettere che è ancora così.
Mi dispiace se in alcuni momenti non riesco a guardarti negli occhi, perché quando lo faccio tempo e spazio non hanno più importanza, perché temo che tu possa leggermi dentro, a fondo, fino a scoprire segreti che non confesso neppure a me stesso.
Mi dispiace se al pensiero di non vederti mi sento morire, è stupido, lo so, ma ogni volta è come la prima volta, ed ogni arrivederci è come l'addio che ho paura di pronunciare. Mi dispiace se ad ogni partenza porti via anche un pezzo di me... sento che mi rimangono così pochi pezzi... e mi dispiace...

"Baby you're all that I want
When you're lying here in my arms
..."

ON AIR: Heaven - Bryan Adams

martedì 24 giugno 2008

Per quel breve (e intenso, desiderato, temuto, amato, odiato...) indimenticabile istante in cui siamo stati così vicini a veder cambiare le cose da farmi credere che potesse succedere davvero, per il tempo che è passato (e che "non è una buona ragione"), per il mio cuore che stenta a ritornare mio.

Ciò che ci allontana è davvero più forte di ciò che ci sospinge l'una verso l'altro?

...


ON AIR: Mai come ieri - Mario Venuti & Carmen Consoli

martedì 17 giugno 2008

Musica nelle vene


Negli ultimi giorni ho ascoltato a lungo una canzone. L'ho lasciata entrare, le ho permesso di scorrermi dentro, l'ho sentita mia. E' stata un brivido al centro esatto della schiena la prima volta, lo è ancora ogni volta, ed ora non è più solo una canzone, ora ha un viso e un cuore e un'anima.


Tutto questo vivere
Nascondersi dagli altri,
Che senso ha?



Ha voglia di vederla ma si chiede se sia il caso. Pensa che a lei potrebbe far piacere ma non si è trattato mai soltanto di loro due. La gente, i sussurri, la sensazione di essere sempre, invariabilmente fuori posto e il desiderio di urlare con rabbia che è tutto il mondo intorno ad essere sbagliato.

Tutte le paure
Riposte sotto al letto le hai viste mai?

E tutte le promesse che non hai mantenuto
Ci pensi mai?


Le si avvicina, è una attrazione che non riesce a spiegarsi, sa solo che c'è e che nonostante i tentativi di contrastarla, ucciderla, soffocarla tra le pieghe dell'anima continua ad essere così manifesta... si chiede perchè, forse una spiegazione non esiste. Tutto ciò che conta è lei, così vicina da essere intoccabile. Ha voglia di baciarla eppure non osa fare il primo passo. Così quando lei prende l'iniziativa lui la stringe forte per non farla andare via, perchè ha paura che ogni volta sia l'ultima volta, perchè ogni bacio è una promessa che muore sulle labbra, perchè vorrebbe strapparle via tutti i dubbi.


Anche perchè in questo modo
E' un mondo che ti esplode dentro
Qualcosa non va


Lui sa che lei è importante, lo ha sempre saputo, ancora prima di esserne cosciente. Cerca una maniera per farglielo capire ma come può mostrarle in che maniera lei ha trasformato il suo universo? Come può chiederle di avvicinarsi al fuoco che ha dentro senza che lei si bruci e scappi via spaventata?


Tutto questo perdersi
Per poi ritrovarsi
Che senso ha.


E' così distante. I sogni restano tali, amarla è stata la cosa più bella e straziante che gli sia mai capitata. Fughe e ritorni, fino al giorno in cui l'attesa sarà vana, lei non tornerà e resterà il ricordo del tocco delle sue mani, del suo sorriso, dei suoi occhi...

Demoni privati
Custoditi in fondo al petto
Li hai visti mai?
E tutti i grossi errori
Che poi hai ripetuto
Ci pensi mai?


Intanto ha in testa ancora mille domande, e le cose che non sa sono quelle che ha paura di chiedere. A volte in un attimo, quando è distratto, tornano a fargli visita i demoni del passato, e allora il suo viso si rabbuia al ricordo del dolore che a volte gli toglieva il respiro, della speranza alternata alla sfiducia, della mancanza di ogni stimolo. Si sente stanco e non può fare a meno di chiedersi se avrebbe potuto evitare tanti errori, per sè stesso e, soprattutto, per lei.

Perchè chiudendo forte gli occhi
Sul mondo che ti esplode dentro,
Qualcosa non fai.


Chiude gli occhi ed è il suo volto l'ultima cosa che vede prima di addormentarsi...

domenica 15 giugno 2008

Oggetti

Una valigia posata a terra, in una angolo della stanza. Piena per metà, vestiti, qualche libro. Tutto come sempre e davanti agli occhi il simbolo di una vita fatta di arrivi e partenze. Mentre sistema le ultime cose sentire il peso di ogni arrivederci, il dolore degli addii.
Cerco di nascondermi, allontano il pensiero, poso lo sguardo altrove, non voglio che veda, che capisca quanto mi addolori lasciarla andar via ancora e ancora. Gli occhi però non sono in grado di mentire... "guardami, cos'hai?".
E voler gridare che non è giusto mentre tutto quel che esce dalla bocca è un sussurro. Voler prendere quella maledetta valigia e svuotarla, scaraventarla lontano, un gesto inutile, pur sempre un gesto.
La cerniera che si chiude è come un laccio che mi stringe il collo, e per un attimo non riesco a respirare. Vuoto d'aria.
"Ti accompagno", l'illusione che sia ancora qui. Un saluto, una carezza, c'è così tanto sole ed io vedo solo ombre. La sua schiena sempre più lontana, deja-vu, ogni volta perderla con la speranza di ritrovarla.

Dicono che non ci si può ribellare al proprio destino, io non credo che sia così; destino è quello che scegliamo, le azioni che compiamo, quelle che restano sospese. Sono io. Costruisco il mio destino attimo per attimo, preso dalla dannata paura di sbagliare. E con il coraggio di non tirarmi indietro...

ON AIR: Epo - Luce propria

giovedì 12 giugno 2008

E' notte fonda, la casa è silenziosa, vorrei mettermi a letto e dimenticare tutto ma non riesco a prendere sonno. Lascio la mente libera di vagare. I ricordi si mischiano alle fantasie, voci e volti che parlano e appaiono e scompaiono.
Cosa faccio? Perchè mi comporto così? Vorrei avere qualche risposta o almeno non farmi tante domande. Cosa sto inseguendo? In nome di cosa combatto questa battaglia? In nome di chi?
Vivere è guardare in faccia i propri errori, dunque se non riesci a considerarli tali significa che stai lentamente morendo dentro?
Continuo a ripetermi che non posso comportarmi in altro modo, che sono così e niente, nessuno, potrà cambiare la mia natura. Ma non sto solo cercando le più comode giustificazioni?
La maggior parte delle volte mi ferisco da solo, non è masochismo, solo l'illudersi di chi è ingenuo e finge di saperne di più, solo la rabbia, lo sconforto, di chi non vuole arrendersi all'agonia dei propri sogni e per loro continua a lottare. Qualche volta invece mi feriscono ma forse è semplicemente l'effetto di chi si scontra con la realtà.
In alcuni momenti vorrei semplicemente dimenticare, mi capita quando non ho la forza di impedirmi di ricordare. In alcuni momenti vorrei avere la forza di correre via lontano e chiedo perchè non lo faccio, è coraggio o codardia?
E poi, come è possibile dire e fare sempre le cose sbagliate? Magari sbaglierei qualsiasi cosa facessi o dicessi.
Sento che qualcosa mi sfugge ed è una sensazione quasi tangibile; è come se mi mancasse un pezzo, sempre lo stesso, e continuassi ad arrabattarmi cercando soluzioni provvisorie che non durano, non possono durare.
Continuo a ripetermi fino a che le lacrime non iniziano ad offuscarmi la vista "non lo sei, non lo sei mai stato, non lo sarai mai". E' come un mantra, la preghiera di chi non ha più nulla da perdere tranne sè stesso.
Vorrei capire perchè.
Perchè...

martedì 10 giugno 2008

Vecchie storie

Qualche anno fa scoprii di nutrire un certo interesse nei confronti della letteratura russa e mi avvicinai a Dostoevskij. La prima opera che lessi fu un romanzo breve intitolato "Le notti bianche". Di recente ho dato una sistemata ad alcuni dei libri che ho in casa e, tra gli altri, c'era anche lui. L'ho preso e ne ho sfogliato alcune pagine, ho riletto alcune frasi, e mi sono tornate alla mente le sensazioni che provai all'epoca della sua lettura.

La storia parla di un giovane "sognatore" (personaggio particolarmente caro a Dostoevskij e che per tutto il romanzo resta senza nome) che durante le cosidette notti bianche (che in seguito scoprii essere chiamate così perchè il sole in quel periodo dell'anno tramonta dopo le 22), in una Pietroburgo deserta, incontra una ragazza, Nasten'ka, che aspetta da ormai quasi un anno il ritorno del fidanzato.
L'intera vicenda è racchiusa in quattro intense notti in cui i ragazzi si avvicinano, imparano a conoscersi, in cui lui arriva persino ad innamorarsi e a sperare che quella fanciulla possa strapparlo alla sua vita spenta e ai suoi sogni evanescenti. La città disabitata diventa l'immenso palcoscenico di una storia d'amore delicata, tenera, sublimata. Una panchina unisce i giovani... e la stessa panchina li separa la quarta notte, quando Nasten'ka racconta con gioia al ragazzo del ritorno del suo fidanzato. Un'altro sogno infranto, un nuovo brusco risveglio per chi ha creduto di aver incontrato la sua anima gemella.

Durante i bei tempi che furono rimasi affascinato da questo racconto, colpito dalla dolce malinconia che l'autore era riuscito a raccontare. Oggi invece credo di averlo compreso in maniera diversa, forse più profonda; sento che nonostante due secoli di differenza il protagonista ed io siamo simili... tutta la vicenda richiama alla mente storie vissute, piccole gioie, dolori che increspano il cuore, appena nascosti sotto la sottile superficie della normalità di facciata.

Penso all'amore, a quanto è bello e misterioso e doloroso, a quanti lo hanno raccontato e in quanti modi, e soprattutto alla fortuna di chi può dire di averlo incontrato e riconosciuto.

sabato 7 giugno 2008

Red Passion

Ho accarezzato a lungo l'idea che potesse succedere. Ho immaginato che succedesse un milione di volte ed era sempre diverso, sempre uguale, un turbinio di emozioni senza principio nè fine.
Averla a pochi centimetri da me, annusarne il profumo, sentirne il respiro, percepire il battito del suo cuore accelerare. Osservare il suo corpo con calma, quasi con metodo, come un pittore che cerca di fissare nella mente l'immagine della modella che sarà tutto il suo mondo finchè il dipinto non sarà finito.
Accorgermi con stupore ogni volta rinnovato della sua bellezza, non appariscente ma decisa... e scoprire che la desidero ancora, oggi come allora.
Studiarne il viso apparentemente sereno e con un mezzo sorriso accorgermi che per un attimo l'ha attraversato un velo di tensione quando ci siamo sfiorati, casualmente, forse no. Soffermarmi sulle labbra increspate in un sorriso appena percettibile e sentire le ultime difese della ragione cedere il passo a forze superiori. Accarezzarne il naso, le guance e cadere davanti ai suoi occhi, di nuovo, come se ogni residuo di prudenza venisse spazzato via da venti di tempesta. Ad un tratto provare timore per quello che potrebbero vedere quegli occhi che sanno dove guardare... e d'improvviso dimenticare tutto e cercarla, giocare con lei, avvicinarmi quel tanto che basta per farle sentire il calore di una passione assopita forse, dimenticata mai, e allontanarmi ancora per vedere se ha il coraggio di avvicinarsi tanto da bruciarsi.
Infine toccarla, lasciare che il desiderio avvolga entrambi e abbandonarcisi, senza pensare a ciò che è giusto e a ciò che non lo è, senza chiedersi perché, come se non esistesse domani, per un attimo che vale una vita intera.

domenica 1 giugno 2008

Lavoro da cuore

La mia vita è faticosa. Sono un cuore e lavoro ventiquattro ore su ventiquattro, mai un giorno di ferie o una mezz'ora per prendere un aperitivo assieme agli amici reni. E' un lavoro impegnativo, oserei direi che ho un ruolo vitale nell'organigramma aziendale ma non vorrei peccare di presunzione. E' dura ma, come sempre accade a chi ha grandi responsabilità, a volte ottengo anche grandi soddisfazioni.
Ad esempio, prendiamo qualche giorno fa, credevo di dover trascorrere una giornata di normale amministrazione e invece c'è stato di che sudare.

Il capo si è alzato piuttosto tardi, la sera prima avevamo fatto un po' tardi, dunque buona parte della mattinata è stata piuttosto tranquilla; le cose sono iniziate a farsi complicate subito dopo le solite faccende quotidiane, colazione, abluzioni mattutine eccetera. D'improvviso ho dovuto rispondere a un accenno d'ansia accelerando un po' il battito... niente di particolare ma dopo un paio di impennate di ritmo ho iniziato a chiedermi cosa stesse succedendo, così ho chiesto un po' ai miei vicini e mettendo insieme i vari brandelli di informazione (sono un cuore molto intuitivo!) ho capito che il motivo era lei. Il capo aspettava di andarla a trovare, strano che non lo abbia capito subito, eppure in passato è successo spesso che lei moltiplicasse il mio lavoro, dovrebbe pagarmi gli straordinaridi cui è causa!

La situazione si è stabilizzata fino a che non siamo usciti di casa, e da li è stata una progressione costante lungo tutto il tragitto... passo, battito, passo battito, passo, due battiti, passo, tre battiti... ad un certo punto mi sono sentito un treno lanciato a tutta velocità ed il capo deve essersene accorto perchè ha tirato un paio di respiri profondi lasciandomi il tempo di riacquistare un'andatura più o meno regolare. Peccato che la quiete non sia durata granché!

Dovete infatti sapere che ogni volta che il capo la vede non riesce più a controllarsi e a controllarmi... cerca di fare lo spavaldo o l'indifferente ma so io che succede qui dentro!!! I muscoli entrano tutti in tensione, lo stomaco sobbalza, i polmoni cercano di inspirare quanta più aria possibile e io, povero cuore costretto a pompare sangue dapperttutto con tutta la forza di cui sono capace per evitare che il capo svenga come una femminuccia.

Non so davvero cosa il capo veda in lei, fino a non molto tempo fa erano problematiche per me tanto la sua presenza quanto la sua assenza; oggi per fortuna sembra che il boss abbia trovato una certa capacità di autocontrollo; cionostante ogni volta che sta vicino a lei il mio lavoro aumenta, e non sempre per agitazione o nervosismo. Un sentimento molto forte lega il mio capo a questa ragazza, si capisce da come batto per lei, diversamente da come batto per chiunque altro.

A volte mi chiedo cosa fa il suo cuore e mi sorprendo a desiderare che almeno per una volta pulsi all'unisono con me.

venerdì 30 maggio 2008

Scrivere Libero II - vi presento un amico

Per il compito di oggi la "maestra" mi ha chiesto di descrivere un amico. Ho pensato a lungo a chi avrei potuto scegliere, ci sono persone a cui voglio un bene dell'anima ma parlare di loro sarebbe stato troppo difficile mentre con altre i rapporti sono forse meno intensi ma si tratta comunque di presenze che hanno avuto un ruolo importante nella mia vita. Così dopo tanti pensamenti e altrettanti ripensamenti ho deciso di parlarvi del mio amico più vecchio e più caro.
Di lui posso dirvi che è tondo e resistente, di solito porta un vestito di cuoio con un disegno geometrico composto da tanti pentagoni bianchi e neri anche se non disdegna di cambiare a volte, colorandosi tutto di rosso o scegliendo dei bei disegni simili a tatuaggi. Se qualcuno di voi se lo stesse chiedendo rispondo che si, il mio amico di più vecchia data è un pallone.
Sin da quando ho memoria dei miei gesti mi vedo in sua compagnia, stentavo ancora a camminare quando ho iniziato a giocarci e da allora non ci siamo mai lasciati. Mi ha sempre rimbalzato accanto docile ed anche se è capitato che mi colpisse duramente, in viso, nella pancia o in altre zone particolarmente delicate, si è trattato sempre di piccole scaramucce.
Se provo a pensarci un attimo affiorano alla mente i ricordi di mille volte in cui quando le cose stentavano ad andare per il verso giusto mi sono sfogato con lui e sento ancora forte il bene che mi faceva. Abbiamo trascorso insieme lunghi pigri pomeriggi estivi, abbiamo sguazzato nell'acqua e nel fango, qualche volta ci siamo addirittura rotolati nella neve.
Ho perso il conto delle volte in cui la mamma mi ha sgridato perché sgattaiolavo fuori di casa prima di aver finito i compiti per giocare con lui, credo che lei non abbia mai compreso fino in fondo il rapporto che abbiamo.
Al mio pallone ho raccontato tutto quello che mi succedeva, mi è sempre piaciuto pensare che quella camera d'aria contenesse una piccola anima di aria compressa che rimbalzasse all'unisono con la mia. Credo che lui sia stato l'unico con cui mi sono sentito sempre me stesso, con la testa sgombra da ogni pensiero o preoccupazione... e questa sua capacità di farmi dimenticare tutto il resto è la qualità che apprezzo di più.
Ora che sono cresciuto e non ho più tanto tempo libero a disposizione ci siamo un po' allontanati, ci vediamo meno spesso, però a volte mi prende una voglia tremenda di giocare con lui così lo prendo sotto braccio e lo porto con me, solo io e lui, ed in quei momenti è come se avessi di nuovo dodici anni e quella sfera fosse tutto il mio mondo.
Vi racconterei tante altre cose ma la campanella sta per suonare e a casa mi aspettano per il pranzo, l'unica cosa che mi preme dirvi è che anche se a molti di voi sembrerà assurdo, stupido o magari folle... io al mio pallone voglio un bene dell'anima!

Per Scrivere Libero - II edizione...

giovedì 29 maggio 2008

Letture...

"Qualche volta una specie di gloria illumina lo spirito di un uomo. Succede quasi a tutti. Lo si può sentir venire su o prepararsi come il detonatore che sta per dar fuoco alla dinamite. E' un sentimento nello stomaco, un piacere dei nervi, degli avambracci. La pelle gusta l'aria e ogni respiro profondo è dolce. I suoi inizi danno il piacere di un bello sbadiglio aperto; balena nel cervello e tutto il mondo se ne accende davanti agli occhi. Uno può aver vissuto tutta la vita nel grigiore, e la sua terra e i suoi alberi possono essere cupi e bui. Gli avvenimenti, anche quelli importanti, possono esserglisi affollati intorno pallidi e senza volto. E poi la gloria, e un canto di grillo gli accarezza le orecchie, l'odore della terra gli sale osannante alle narici, e la luce variegata sotto un albero gli allieta gli occhi. Allora l'uomo si riversa all'esterno, come un torrente, eppure non sminuisce se stesso. E io credo che l'importanza di un uomo nel mondo possa esser misurata dalla qualità e dal numero delle sue glorie. E' qualcosa di solitario ma ci mette in rapporto col mondo. E' madre di ogni creatività, e separa ogni uomo dagli altri.
Non so come sarà negli anni che verranno. Nel mondo si stanno verificando cambiamenti mostruosi, ci sono forze che plasmano un futuro di cui non conosciamo il volto. Alcune di queste forze ci sembrano cattive, forse non in sè stesse, ma perchè la loro tendenza è di eliminare altre cose che per noi sono buone. E' vero che due uominoi possono alzare una pietra più grossa che non un uomo solo. Un gruppo di persone può costruire un'automobile più presto e meglio di un uomo solo, e il pane che esce da un grosso stabilimento è più uniforme e a buon mercato. Quando il nostro cibo, e il vestiario e le case dove abitiamo nascono nella complicazione della produzione di massa, un tale metodo è destinato a inserirsi nel nostro modo di pensare e a eliminare ogni altro. Nella nostra epoca la produzione di massa o collettiva ha fatto il suo ingresso nel regno dell'economia, della politica, perfino della religione, e alcune nazioni hanno sostituito l'idea della collettività a quella di Dio. Questo è il pericolo, nella mia epoca. C'è una grande tensione nel mondo, verso un punto di rottura, e gli uomini sono infelici e confusi.
In un'epoca simile, mi sembra naturale e buono pormi queste domande. In che cosa credo? Per che cosa e contro cosa devo combattere?
La nostra specie è la sola specie creativa, e ha un solo strumento creativo, la mente e lo spirito individuale dell'uomo. Niente è mai stato creato da due uomini. Non ci sono buone collaborazioni, sia in musica sia in arte, o in poesia, in matematica, in filosofia. Una volta che abbia avuto luogo il miracolo della creazione, il gruppo può edificare ed estendere, ma il gruppo non inventa mai nulla. La cosa preziosa giace nello spirito individuale dell'uomo.
E ora le forze spiegate intorno al concetto di gruppo hanno dichiarato una guerra di sterminazione alla cosa preziosa, allo spirito dell'uomo. Per mezzo di diffamazioni, affamandolo, con le repressioni, la direzione forzata e i possenti colpi di martello del condizionamento, lo spirito libero e vagabondo è continuamente inseguito, impastoiato, attutito, narcotizzato. La nostra specie sembra essersi messa sulla triste via del suicidio.
E io credo in questo: che lo spirito individuale liberamente esplorante sia la cosa più preziosa del mondo. E' per questo che io vorrei combattere: la libertà per lo spirito di prendere, senza costrizioni, la direzione che desidera. E contro questo io devo lottare: ogni idea, religione o governo che limita o distrugge l'individuo. Questo è ciò che sono e per questo io sono. Io posso capire perché un sistema costruito in base a un modello debba cercare di distruggere lo spirito libero, perché quello è una cosa che per sola forza di analisi può distruggere quel sistema stesso. Lo capisco benissimo, e mi ribello a questo e lotterò per difendere e conservare la sola cosa che ci differenzia dagli animali che non creano. Se la gloria può essere uccisa, allora siamo perduti."


(John Steinbeck - "La valle dell'Eden")

martedì 27 maggio 2008

Alla finestra

Quando ho bisogno di pensare mi siedo sul davanzale della finestra della mia camera. E' esposta ad est, così dopo mezzogiorno inizia a riscaldarsi. Il calore del sole sulla pelle mi dà una sensazione di piacevole torpore, è come se il tempo rallentasse, come se le percezioni si dilatassero per raggiungere un livello diverso di consapevolezza.
Mi piace vedere i colori vividi del primo pomeriggio, intensi, la luminosità del cielo terso di maggio. Mi piace sentire con un brivido un leggero refolo di vento accarezzare il mio corpo rilassato. Ritrovo una serenità che da mi sembra di aver perduto da tempo. Mi piace soprattutto guardare il sole spegnersi dolcemente dietro il profilo netto dei monti all'orizzonte, e i contorni delle case sfumare nel delicato rossore del tramonto.

Penso a me, a quel che sono, a chi sono; mi sembra quasi di capire e di capirmi ma non è altro che la sensazione di un istante, troppo breve per contare qualcosa, troppo intensa per essere ignorata.
Penso a chi mi sta attorno, a come altre vite abbiano incontrato la mia sfiorandola a volte, altre volte deviandone il suo corso con la forza irresistibile di sentimenti forse non compresi appieno ma vissuti con infinita passione.
Penso al passato con nostalgia e al futuro con speranza mista a timore. E' la paura di perdere ciò che più amo, la stessa maledetta paura che mi fa sbagliare così spesso costringendomi a comportarmi come non dovrei.
Penso alle opportunità che la vita offre ogni istante di ogni giorno, all'isitintività che mi ha fatto perdere la strada così spesso e che pure nelle scelte più importanti mi ha condotto sicura dove neanch'io sapevo desiderare di voler andare.

Questa finestra col suo piccolo scorcio di mondo fuori è metaforicamente una finestra su di me, sulle mie domande di sempre e sulle risposte che forse, col tempo, arriveranno.

ON AIR: Chromium - The Church

giovedì 22 maggio 2008

Cielo cupo

"...e respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini ci allontaniamo per poi ritrovarci più vicini..."


Strana sensazione di perdere il contatto con le cose che ami, di spingerle via lontano mentre tenti di tirarle verso te, e timore che un giorno (che sembrava lontano e invece ora appare così vicino) non riuscirai più a raggiungerle. Chissà se è così che deve andare, se sto perorando una causa nata persa. Mi piacerebbe essere trasparente, lasciare che chiunque mi guardi possa leggere le mie inquietudini e tentare di capirle, o quantomeno restarne alla larga. Sono pericoloso, posseggo abissi in cui ho paura di guardare, demoni furenti che si agitano, scalciano urlandomi la loro voglia di uscire, ho fame di violenza... sete di sangue che a volte riesco a controllare a fatica. Credevo che la vita sarebbe stata diversa, che l'amore sarebbe stato diverso, che sarei stato diverso io. Mi spaventa l'intensità di alcuni sentimenti, il modo con cui monopolizzano la mia attenzione, la percezione della loro incontrollabilità.
Forse ho più bisogno di essere salvato di quanto non pensassi.

ON AIR: Lucio Battisti - La Collina dei Ciliegi

venerdì 16 maggio 2008

Se mi avessero dato 1 euro per ogni sbaglio che ho fatto a quest'ora sarei l'uomo più ricco del mondo, o almeno ben piazzato tra i primi cinque. Ci sono giornate, come ieri per fare un esempio, in cui con questa tecnica potrei incassare svariate migliaia d'euro. Da tempo non mi capitava di desiderare di poter completamente cancellare un intero giorno, come il disegno sulla lavagna di uno studente dispettoso, eppure un cassino così potente ancora non è stato inventato.

Agisco d'istinto, a volte è un bene (se così non fosse alcune cose non troverei mai il coraggio di farle), altre è una croce... e pesa. Purtroppo dimentico che è la mia croce e non è giusto caricarne il peso sulle spalle di qualcun'altro.

Anche se mi dicono di non farlo, che non ce n'è bisogno, non riesco a fare a meno di continuare a chiedere scusa e sperare che col tempo vada tutto un po' meglio.

martedì 13 maggio 2008

Nuove conoscenze

Negli ultimi tempi la vita mi sta scorrendo davanti lenta, monotona. Non me ne lamento, per carità, è così solo perché io non voglio altrimenti, in questo momento la ripetitività è il mio anello salvagente. Però anche quando per un qualsiasi motivo rinunci ad essere protagonista e decidi di fare la comparsa per un po' può capitarti di fare incontri inaspettati quanto piacevoli.

Prendiamo ieri ad esempio, mi hanno presentato una ragazza; visto il preavviso minimo non ho potuto prepararmi per bene all'incontro ma ripensandoci ora non ce n'è stato bisogno e confesso che il merito di ciò non è mio (come al solito...).

E' difficile da credere, lo so, ma già dalla prima occhiata ho capito tante cose: innanzitutto, per non smentire la nomea che mi è stata ingiustamente attribuita, devo confessare che è davvero bella, in alcuni momenti mi ha ricordato un'altra giovane donna che conosco e per cui confesso di stravedere... il che è tutto dire!
Quello che sto per scrivere è forse anche meno credibile di quanto sopra ma giuro che a colpirmi di più è stato il suo sguardo, non sono sicuro di riuscire a spiegarmi ma è stato come se un piccolo nucleo scintillante di dolcezza nascesse dai suoi occhi per poi irradiare tutto il viso.

Ho avuto l'impressione che sia una ragazza piuttosto timida (tra simili ci si riconosce subito) ma forse era solo l'imbarazzo di avere a che fare con uno sconosciuto, però l'ho vista molto gentile, mi è sembrata simpatica, allegra e forse anche per questo mi è piaciuta sin dal primo impatto, istintivamente. In più conoscendo l'affetto che prova per lei chi me l'ha presentata e nutrendo in questa stessa persona una fiducia cieca, sono convinto che si tratti di una ragazza eccezionale.

Abbiamo parlato un po', a dire il vero ho parlato solo io però sono convinto che lei abbia ascoltato con attenzione. Le ho raccontato qualcosa di me, della mia situazione, dei miei timori e desideri, non volevo che si facesse una idea sbagliata, e le ho chiesto un favore.

Purtroppo però il tempo è tiranno e lei non abita più qui da qualche giorno. Quando ho saputo che era andata via e i motivi che l'avevano spinta così lontano mi si è stretto il cuore, magari non abbiamo avuto modo di conversare di tante cose ma sono comunque contento di aver fatto la sua conoscenza e le persone belle non si dimenticano mai!

Spero che nel posto in cui si è trasferita si trovi bene, mi hanno detto che il panorama è incredibile ed anche la compagnia è tutt'altro che malvagia!
Da quel che ho visto poi anche se non è fisicamente presente è come se ci fosse e sono convinto che sarà sempre così... l'immortalità vera è continuare a vivere nel cuore e nei pensieri delle persone a cui si è voluto bene e che ci vogliono bene.

mercoledì 7 maggio 2008

Rage against the *********

Da un po' di notti dormo poco e male, colpa di una tosse che a quanto pare mi considera il suo migliore amico e forse anche di qualche pensiero che incurante della regola per cui "il passato è passato" continua a ronzarmi in testa. In tutto ciò non ci sarebbe nulla di male, non fosse che sono troppe le volte in cui non riesco a controllare il mio "stream of consciousness" e mi ritrovo idee e immagini che attraverso secanti e/o tangenti si allontanano sempre più dal loro punto di origine.
In questo modo mi ritrovo a costruire milioni di storie senza capo nè coda, perso in investigazioni del mio privato e del suo pubblico interfacciarsi col mondo.

In un ansia da ragionamento deduttivo mi chiedo il perché di tutto ciò che vedo e il risultato è che ogni risposta si trascina dietro altre domande; come in una spirale, solo che anziché raggiungerne il fuoco la percorro allargando sempre di più la traiettoria.
Anche ora mi rendo conto di avere iniziato a sragionare, non era questo il discorso che avevo in mente di fare, però sono in balia delle scelte di percorso prese da tutte quelle parti di me su cui non riesco ad esercitare pieno controllo.

Ecco, forse il problema consiste proprio in questo, nel controllo, nella sua assenza oppure nella sua esasperata presenza; è una vita intera che cerco di disciplinare il mio modo di fare, riuscendoci a volte, altre volte no. Quello che mi fa rabbia è che scopro di essere capace di mandare giù fin troppe cose, mascelle serrate, pugni chiusi, un tremendo desiderio di colpire, per far male, per farmi male... mentre poi tutto quello che faccio è voltarmi per non essere costretto a guardare.

Non sono mai stato tipo da covare rabbia in silenzio, preferisco lasciare che le situazioni mi attraversino perché so che se esplodessi gli effetti sarebbero devastanti... eppure in certi momenti l'odore della violenza mi attrae terribilmente....

domenica 4 maggio 2008

[...]
e sono niente senza amore, sei tu il rimpianto e il mio dolore
che come il tempo mi consuma.

Lo sai o non lo sai, che per me sei sempre tu la sola,
chiama quando vuoi, basta un gesto forse una parola,
che non c'è sesso senza amore, dura legge nel mio cuore,
che sono un'anima ribelle.
[...]



ON AIR: Antonello Venditti - Ricordati di me

domenica 27 aprile 2008

Domande... maledetto bisogno di provarci, di capire... mettere da parte l'orgoglio, per una volta, come ogni volta?
Sentire tutto scivolare tra le dita... affannarsi per raccoglierlo... restano solo briciole.
Dalle controversie tra ragione e sentimento nascono incoerenze di gesti e parole.
Fughe... non conducono ad approdi sicuri... non si può scappare da sè.
Acqua alla gola... non avere la forza di nuotare uccide.
Trattenere tutto dentro... sperare di implodere... di annullarsi tra le pieghe più nascoste dell'universo... ma senza far rumore, come un fiocco di neve... il primo...

ON AIR: Giovanni Allevi - Panic

sabato 26 aprile 2008

Per SCRIVERE LIBERO II - prima edizione

A volte dimenticare le regole non può che far bene, anche se il risultato fa sorridere liberarsi dalle costrizioni aiuta a tirar fuori chi siamo davvero!
Devo dire che poter tornare a Scrivere Libero è piacevole e spero che diverta voi tanto quanto diverte me...

Una volta mi anno chiesto di dire chi sono e io non sapevo che dovevo rispondere, così ci o pensato un sacco di tempo, che proprio non ciavevo gnente di migliore da fare, e dopo tutto 'sto pensare ho pensato una cosa troppo fica: io non sono V., sono una palla da discoteca, come quelle che si atacano al soffito, tutte fatte di specchiettini che sbrilluccicano in tanti modi strambi quando ci vanno a finire sopra le luci (o le lucciole?). Che ti puoi incantare a guardarmi e pensi, soprattutto se ti hai calato qualcosa di bello peso, "cazzo che trip, potrei rimanere a guardare 'sta palla per ore!", e ti perdi e ti incanti nei riflessi sempre diversi... e nel mentre che mi guardi io continuo a girarmi intorno, come che sto cercando quello che non ce ma che propio non mi voglio arendere.
E rifletto, e quando sono stato colpito da un raggio per un attimo mi accendo e sparpalio intorno a me quella luce, che così tutti possono provare per un po quello che provo io. Ma la lucentezza di una palla da discoteca e effimera (che non so se è la parola giusta, me la spiegata una volta una luce strobo che fa sempre la parte della secchiona solo perché sa parlare bene, ma non è mica colpa mia se in discoteca vedo solo tamarroni che mi imparano male le cose, e comunque la strobo mi a detto che effimera è una roba che dura propio pochissimissimo e poi sparisce... mah) e quando tutti vanno a casa che si e fatto tardi e anno sonno, e inizia a vedersi una fettina di sole e il locale chiude io resto sola al buio, ferma, un po' stanca e un po' triste, e mi viene da ricordarmi di quando brillavo e di quella luce che pensavo non si spegnerebbe mai.
La musica presto o tardi finisce...

venerdì 25 aprile 2008

Tutte scuse...

Buonasera a tutti, il proprietario del blog che state leggendo si profonde nelle sue più sentite scuse per le assenze e i ritorni intermittenti. Purtroppo, non potendo essere qui questa sera, ha mandato una persona di fiducia, cioè me, a fare le sue veci ed io farò del mio meglio per rispondere alle vostre domande e non deludere la fiducia dell'autore.

Innanzitutto vi informo che lui sta bene, ha accumulato un po' di tempo lontano dagli affanni per cercare di fare -farsi- chiarezza ma l'ultima volta che l'ho sentito ha detto che stava rientrando. La sua voce sembrava più o meno la solita, forse un po' meno triste e un po' più stanca e rassegnata; mi chiedo, e sicuramente ve lo starete chiedendo anche voi, dove questo allontamento lo abbia condotto... ma sono certo che sarà lui a raccontarvelo direttamente non appena potrà.

In secondo luogo, e con questo veniamo al motivo principale per cui sono stato mandato qui, lui vorrebbe scusarsi. Mi ha raccontato, io penso di aver capito cosa prova ed ora cercherò di spiegarlo anche a voi: a volte si usano espressioni "crude" perché la rabbia è più forte del buonsenso e, ironia della sorte, a volte questa rabbia scaturisce proprio da altre parole usate forse male, forse bene, sicuramente in modo incisivo. A volte non sono le parole stesse, ma chi le pronuncia.
A tali espressioni è facile rispondere con frasi colme di risentimento, rabbia, malinconia, delusione. Facile si ma non giusto ed è per questo che ci scusiamo.

Infine, lui vorrebbe che vi dicessi questo: anche se al momento non ha voglia di vedere o di parlare con alcune persone, quelle stesse persone non le ha dimenticate, anzi, e il suo evitarle è stato il modo per tenerle a distanza dai posti in cui fanno più male. Nonostante tutto l'affetto resta immutato e immutabile.

Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, avrei voluto darvi ulteriori notizie ma non so davvero niente di più. Spero che ci rivedremo presto, ora non mi resta che salutare e tornare alle mie mansioni, buona serata a tutti.