mercoledì 25 giugno 2008

Mi dispiace

"Oh, once in your life you find someone
Who will turn your world around...
Yeah, nothing could change what you mean to me
Oh there's lots that I could say
But just hold me now..."



Mi dispiace di essere così infantile e capriccioso.
Mi dispiace ogni volta che non riesco a staccarmi da te.
Mi dispiace, tutte le volte che mi chiedono "c'è qualcosa per cui rinunceresti a tutto?", non poter pronunciare il tuo nome... mi dispiace dover ammettere che è ancora così.
Mi dispiace se in alcuni momenti non riesco a guardarti negli occhi, perché quando lo faccio tempo e spazio non hanno più importanza, perché temo che tu possa leggermi dentro, a fondo, fino a scoprire segreti che non confesso neppure a me stesso.
Mi dispiace se al pensiero di non vederti mi sento morire, è stupido, lo so, ma ogni volta è come la prima volta, ed ogni arrivederci è come l'addio che ho paura di pronunciare. Mi dispiace se ad ogni partenza porti via anche un pezzo di me... sento che mi rimangono così pochi pezzi... e mi dispiace...

"Baby you're all that I want
When you're lying here in my arms
..."

ON AIR: Heaven - Bryan Adams

martedì 24 giugno 2008

Per quel breve (e intenso, desiderato, temuto, amato, odiato...) indimenticabile istante in cui siamo stati così vicini a veder cambiare le cose da farmi credere che potesse succedere davvero, per il tempo che è passato (e che "non è una buona ragione"), per il mio cuore che stenta a ritornare mio.

Ciò che ci allontana è davvero più forte di ciò che ci sospinge l'una verso l'altro?

...


ON AIR: Mai come ieri - Mario Venuti & Carmen Consoli

martedì 17 giugno 2008

Musica nelle vene


Negli ultimi giorni ho ascoltato a lungo una canzone. L'ho lasciata entrare, le ho permesso di scorrermi dentro, l'ho sentita mia. E' stata un brivido al centro esatto della schiena la prima volta, lo è ancora ogni volta, ed ora non è più solo una canzone, ora ha un viso e un cuore e un'anima.


Tutto questo vivere
Nascondersi dagli altri,
Che senso ha?



Ha voglia di vederla ma si chiede se sia il caso. Pensa che a lei potrebbe far piacere ma non si è trattato mai soltanto di loro due. La gente, i sussurri, la sensazione di essere sempre, invariabilmente fuori posto e il desiderio di urlare con rabbia che è tutto il mondo intorno ad essere sbagliato.

Tutte le paure
Riposte sotto al letto le hai viste mai?

E tutte le promesse che non hai mantenuto
Ci pensi mai?


Le si avvicina, è una attrazione che non riesce a spiegarsi, sa solo che c'è e che nonostante i tentativi di contrastarla, ucciderla, soffocarla tra le pieghe dell'anima continua ad essere così manifesta... si chiede perchè, forse una spiegazione non esiste. Tutto ciò che conta è lei, così vicina da essere intoccabile. Ha voglia di baciarla eppure non osa fare il primo passo. Così quando lei prende l'iniziativa lui la stringe forte per non farla andare via, perchè ha paura che ogni volta sia l'ultima volta, perchè ogni bacio è una promessa che muore sulle labbra, perchè vorrebbe strapparle via tutti i dubbi.


Anche perchè in questo modo
E' un mondo che ti esplode dentro
Qualcosa non va


Lui sa che lei è importante, lo ha sempre saputo, ancora prima di esserne cosciente. Cerca una maniera per farglielo capire ma come può mostrarle in che maniera lei ha trasformato il suo universo? Come può chiederle di avvicinarsi al fuoco che ha dentro senza che lei si bruci e scappi via spaventata?


Tutto questo perdersi
Per poi ritrovarsi
Che senso ha.


E' così distante. I sogni restano tali, amarla è stata la cosa più bella e straziante che gli sia mai capitata. Fughe e ritorni, fino al giorno in cui l'attesa sarà vana, lei non tornerà e resterà il ricordo del tocco delle sue mani, del suo sorriso, dei suoi occhi...

Demoni privati
Custoditi in fondo al petto
Li hai visti mai?
E tutti i grossi errori
Che poi hai ripetuto
Ci pensi mai?


Intanto ha in testa ancora mille domande, e le cose che non sa sono quelle che ha paura di chiedere. A volte in un attimo, quando è distratto, tornano a fargli visita i demoni del passato, e allora il suo viso si rabbuia al ricordo del dolore che a volte gli toglieva il respiro, della speranza alternata alla sfiducia, della mancanza di ogni stimolo. Si sente stanco e non può fare a meno di chiedersi se avrebbe potuto evitare tanti errori, per sè stesso e, soprattutto, per lei.

Perchè chiudendo forte gli occhi
Sul mondo che ti esplode dentro,
Qualcosa non fai.


Chiude gli occhi ed è il suo volto l'ultima cosa che vede prima di addormentarsi...

domenica 15 giugno 2008

Oggetti

Una valigia posata a terra, in una angolo della stanza. Piena per metà, vestiti, qualche libro. Tutto come sempre e davanti agli occhi il simbolo di una vita fatta di arrivi e partenze. Mentre sistema le ultime cose sentire il peso di ogni arrivederci, il dolore degli addii.
Cerco di nascondermi, allontano il pensiero, poso lo sguardo altrove, non voglio che veda, che capisca quanto mi addolori lasciarla andar via ancora e ancora. Gli occhi però non sono in grado di mentire... "guardami, cos'hai?".
E voler gridare che non è giusto mentre tutto quel che esce dalla bocca è un sussurro. Voler prendere quella maledetta valigia e svuotarla, scaraventarla lontano, un gesto inutile, pur sempre un gesto.
La cerniera che si chiude è come un laccio che mi stringe il collo, e per un attimo non riesco a respirare. Vuoto d'aria.
"Ti accompagno", l'illusione che sia ancora qui. Un saluto, una carezza, c'è così tanto sole ed io vedo solo ombre. La sua schiena sempre più lontana, deja-vu, ogni volta perderla con la speranza di ritrovarla.

Dicono che non ci si può ribellare al proprio destino, io non credo che sia così; destino è quello che scegliamo, le azioni che compiamo, quelle che restano sospese. Sono io. Costruisco il mio destino attimo per attimo, preso dalla dannata paura di sbagliare. E con il coraggio di non tirarmi indietro...

ON AIR: Epo - Luce propria

giovedì 12 giugno 2008

E' notte fonda, la casa è silenziosa, vorrei mettermi a letto e dimenticare tutto ma non riesco a prendere sonno. Lascio la mente libera di vagare. I ricordi si mischiano alle fantasie, voci e volti che parlano e appaiono e scompaiono.
Cosa faccio? Perchè mi comporto così? Vorrei avere qualche risposta o almeno non farmi tante domande. Cosa sto inseguendo? In nome di cosa combatto questa battaglia? In nome di chi?
Vivere è guardare in faccia i propri errori, dunque se non riesci a considerarli tali significa che stai lentamente morendo dentro?
Continuo a ripetermi che non posso comportarmi in altro modo, che sono così e niente, nessuno, potrà cambiare la mia natura. Ma non sto solo cercando le più comode giustificazioni?
La maggior parte delle volte mi ferisco da solo, non è masochismo, solo l'illudersi di chi è ingenuo e finge di saperne di più, solo la rabbia, lo sconforto, di chi non vuole arrendersi all'agonia dei propri sogni e per loro continua a lottare. Qualche volta invece mi feriscono ma forse è semplicemente l'effetto di chi si scontra con la realtà.
In alcuni momenti vorrei semplicemente dimenticare, mi capita quando non ho la forza di impedirmi di ricordare. In alcuni momenti vorrei avere la forza di correre via lontano e chiedo perchè non lo faccio, è coraggio o codardia?
E poi, come è possibile dire e fare sempre le cose sbagliate? Magari sbaglierei qualsiasi cosa facessi o dicessi.
Sento che qualcosa mi sfugge ed è una sensazione quasi tangibile; è come se mi mancasse un pezzo, sempre lo stesso, e continuassi ad arrabattarmi cercando soluzioni provvisorie che non durano, non possono durare.
Continuo a ripetermi fino a che le lacrime non iniziano ad offuscarmi la vista "non lo sei, non lo sei mai stato, non lo sarai mai". E' come un mantra, la preghiera di chi non ha più nulla da perdere tranne sè stesso.
Vorrei capire perchè.
Perchè...

martedì 10 giugno 2008

Vecchie storie

Qualche anno fa scoprii di nutrire un certo interesse nei confronti della letteratura russa e mi avvicinai a Dostoevskij. La prima opera che lessi fu un romanzo breve intitolato "Le notti bianche". Di recente ho dato una sistemata ad alcuni dei libri che ho in casa e, tra gli altri, c'era anche lui. L'ho preso e ne ho sfogliato alcune pagine, ho riletto alcune frasi, e mi sono tornate alla mente le sensazioni che provai all'epoca della sua lettura.

La storia parla di un giovane "sognatore" (personaggio particolarmente caro a Dostoevskij e che per tutto il romanzo resta senza nome) che durante le cosidette notti bianche (che in seguito scoprii essere chiamate così perchè il sole in quel periodo dell'anno tramonta dopo le 22), in una Pietroburgo deserta, incontra una ragazza, Nasten'ka, che aspetta da ormai quasi un anno il ritorno del fidanzato.
L'intera vicenda è racchiusa in quattro intense notti in cui i ragazzi si avvicinano, imparano a conoscersi, in cui lui arriva persino ad innamorarsi e a sperare che quella fanciulla possa strapparlo alla sua vita spenta e ai suoi sogni evanescenti. La città disabitata diventa l'immenso palcoscenico di una storia d'amore delicata, tenera, sublimata. Una panchina unisce i giovani... e la stessa panchina li separa la quarta notte, quando Nasten'ka racconta con gioia al ragazzo del ritorno del suo fidanzato. Un'altro sogno infranto, un nuovo brusco risveglio per chi ha creduto di aver incontrato la sua anima gemella.

Durante i bei tempi che furono rimasi affascinato da questo racconto, colpito dalla dolce malinconia che l'autore era riuscito a raccontare. Oggi invece credo di averlo compreso in maniera diversa, forse più profonda; sento che nonostante due secoli di differenza il protagonista ed io siamo simili... tutta la vicenda richiama alla mente storie vissute, piccole gioie, dolori che increspano il cuore, appena nascosti sotto la sottile superficie della normalità di facciata.

Penso all'amore, a quanto è bello e misterioso e doloroso, a quanti lo hanno raccontato e in quanti modi, e soprattutto alla fortuna di chi può dire di averlo incontrato e riconosciuto.

sabato 7 giugno 2008

Red Passion

Ho accarezzato a lungo l'idea che potesse succedere. Ho immaginato che succedesse un milione di volte ed era sempre diverso, sempre uguale, un turbinio di emozioni senza principio nè fine.
Averla a pochi centimetri da me, annusarne il profumo, sentirne il respiro, percepire il battito del suo cuore accelerare. Osservare il suo corpo con calma, quasi con metodo, come un pittore che cerca di fissare nella mente l'immagine della modella che sarà tutto il suo mondo finchè il dipinto non sarà finito.
Accorgermi con stupore ogni volta rinnovato della sua bellezza, non appariscente ma decisa... e scoprire che la desidero ancora, oggi come allora.
Studiarne il viso apparentemente sereno e con un mezzo sorriso accorgermi che per un attimo l'ha attraversato un velo di tensione quando ci siamo sfiorati, casualmente, forse no. Soffermarmi sulle labbra increspate in un sorriso appena percettibile e sentire le ultime difese della ragione cedere il passo a forze superiori. Accarezzarne il naso, le guance e cadere davanti ai suoi occhi, di nuovo, come se ogni residuo di prudenza venisse spazzato via da venti di tempesta. Ad un tratto provare timore per quello che potrebbero vedere quegli occhi che sanno dove guardare... e d'improvviso dimenticare tutto e cercarla, giocare con lei, avvicinarmi quel tanto che basta per farle sentire il calore di una passione assopita forse, dimenticata mai, e allontanarmi ancora per vedere se ha il coraggio di avvicinarsi tanto da bruciarsi.
Infine toccarla, lasciare che il desiderio avvolga entrambi e abbandonarcisi, senza pensare a ciò che è giusto e a ciò che non lo è, senza chiedersi perché, come se non esistesse domani, per un attimo che vale una vita intera.

domenica 1 giugno 2008

Lavoro da cuore

La mia vita è faticosa. Sono un cuore e lavoro ventiquattro ore su ventiquattro, mai un giorno di ferie o una mezz'ora per prendere un aperitivo assieme agli amici reni. E' un lavoro impegnativo, oserei direi che ho un ruolo vitale nell'organigramma aziendale ma non vorrei peccare di presunzione. E' dura ma, come sempre accade a chi ha grandi responsabilità, a volte ottengo anche grandi soddisfazioni.
Ad esempio, prendiamo qualche giorno fa, credevo di dover trascorrere una giornata di normale amministrazione e invece c'è stato di che sudare.

Il capo si è alzato piuttosto tardi, la sera prima avevamo fatto un po' tardi, dunque buona parte della mattinata è stata piuttosto tranquilla; le cose sono iniziate a farsi complicate subito dopo le solite faccende quotidiane, colazione, abluzioni mattutine eccetera. D'improvviso ho dovuto rispondere a un accenno d'ansia accelerando un po' il battito... niente di particolare ma dopo un paio di impennate di ritmo ho iniziato a chiedermi cosa stesse succedendo, così ho chiesto un po' ai miei vicini e mettendo insieme i vari brandelli di informazione (sono un cuore molto intuitivo!) ho capito che il motivo era lei. Il capo aspettava di andarla a trovare, strano che non lo abbia capito subito, eppure in passato è successo spesso che lei moltiplicasse il mio lavoro, dovrebbe pagarmi gli straordinaridi cui è causa!

La situazione si è stabilizzata fino a che non siamo usciti di casa, e da li è stata una progressione costante lungo tutto il tragitto... passo, battito, passo battito, passo, due battiti, passo, tre battiti... ad un certo punto mi sono sentito un treno lanciato a tutta velocità ed il capo deve essersene accorto perchè ha tirato un paio di respiri profondi lasciandomi il tempo di riacquistare un'andatura più o meno regolare. Peccato che la quiete non sia durata granché!

Dovete infatti sapere che ogni volta che il capo la vede non riesce più a controllarsi e a controllarmi... cerca di fare lo spavaldo o l'indifferente ma so io che succede qui dentro!!! I muscoli entrano tutti in tensione, lo stomaco sobbalza, i polmoni cercano di inspirare quanta più aria possibile e io, povero cuore costretto a pompare sangue dapperttutto con tutta la forza di cui sono capace per evitare che il capo svenga come una femminuccia.

Non so davvero cosa il capo veda in lei, fino a non molto tempo fa erano problematiche per me tanto la sua presenza quanto la sua assenza; oggi per fortuna sembra che il boss abbia trovato una certa capacità di autocontrollo; cionostante ogni volta che sta vicino a lei il mio lavoro aumenta, e non sempre per agitazione o nervosismo. Un sentimento molto forte lega il mio capo a questa ragazza, si capisce da come batto per lei, diversamente da come batto per chiunque altro.

A volte mi chiedo cosa fa il suo cuore e mi sorprendo a desiderare che almeno per una volta pulsi all'unisono con me.