giovedì 28 febbraio 2008

Playlist della settimana vol.2

Jimi Hendrix - Hey Joe

Guns N' Roses - Knocking on Heaven's Door

Beatles - Let it be

Lorenzo Cherubini - A te

Joni Mitchell - My old man

Negramaro - Quel posto che non c'è

John Coltrane - A Love Supreme: Part I, Acknowledgement

mercoledì 27 febbraio 2008

PUPS,PUFF(CL)

Arrivare alla fine di una storia è come leggere l'ultima pagina di un libro che per un breve periodo ti ha completamente assorbito facendoti dimenticare tutto il resto, in fondo sai fin dal primo istante che "non c'è niente che sia per sempre" ma lasci che la sospensione dell'incredulità ti trasporti in un mondo in cui tutto ciò che desideri è tutto ciò che è. Così quando l'unica parola rimasta è fine il sentimento più intenso è una malinconia profonda, la sensazione che d'ora in avanti sarà tutto diverso. E ti scopri a ripensare a immagini e sensazioni riaffioranti da un passato non troppo lontano: è come sedersi a sfogliare gli album di foto delle ultime vacanze. Ogni scatto ti riporta indietro ai momenti che hai vissuto... alcuni dei ricordi sono già sbiaditi, altri sono ancora tanto nitidi, quasi aggressivi nella loro chiarezza, come sogni già sognati mille e più volte.

Proprio ora, come se la scena si ripetesse davanti ai miei occhi, rivedo un pomeriggio di settembre, faceva ancora molto caldo. Il sole filtrava dalle persiane abbassate per metà donando una calda colorazione ambrata alla stanza. Se mi concentro un attimo riesco a sentirmi nuovamente pervaso dal senso di quiete di quel momento, nonostante la provvisorietà della situazione pareva che tutto fosse assurdamente perfetto nella sua imperfezione. Ed ho questa immagine impressa nella mente, di una ragazza seduta di un letto tanto grande rispetto a lei da sembrare che potesse inghiottirla tra le sue pieghe da un momento all'altro, e lei con le ginocchia al petto e lo sguardo curioso e intimorito. La luce metteva in risalto la sua bellezza semplice ed io cercavo di spiarla di sottecchi nel tentativo di non farmi notare, affascinato da quella presenza che sembrava emanare qualcosa di particolare. Solo col tempo avrei capito di cosa si trattava, in quel momento mi accontentavo di rubare uno sguardo apparentemente casuale ogni tanto. Ricordo anche di non essere stato particolarmente loquace, altro atteggiamento che più avanti sarebbe cambiato radicalmente.

Ecco, ormai i pensieri hanno preso il sopravvento sulla mia parte razionale, da sempre troppo debole. Ora mi rivedo in una fresca sera autunnale, non ne sono assolutamente sicuro ma credo sia una delle prime, forse addirittura la prima, in cui siamo usciti noi due soli. Non c'era malizia, nessuna premeditazione, solo due persone che piaciutesi a pelle, incuriosite l'uno dall'altra, hanno deciso di andare a bere qualcosa insieme. Nel locale non c'era troppa gente, sembrava che ormai i bei tempi delle serate universitarie affollate all'inverosimile e delgi schiamazzi che mi tenevano sveglio fino a notte fonda fossero ormai tramontati. Nonostante questo ricordo che stavo bene, c'era lei ed era l'unica presenza imprescindibile in quel momento. Era vestita di nero, capelli corvini, quegli occhi scuri che porto impressi nell'anima quasi mi avessero marchiato a fuoco, e la sua pelle pallida a creare uno strano, seducente contrasto. Bevevamo e parlavamo di niente, scherzavamo, ridevamo, credo più grazie all'alcol che alla brillantezza della mia conversazione, ed io ero felice. Assolutamente, incondizionatamente felice. E' stata una delle ultime volte che mi sono sentito così, quasi immerso nel mio personale universo parallelo, dimentico del mondo reale e di tutti i problemi che presto o tardi sarebbero tornati a bussare alla mia porta. Ricordo, e non posso fare a meno di sorridere, che lei si sentì male, ancora poco avvezza a rhum e tequila. Adesso mi sembra tutto così assurdamente comico ma allora, mentre la riaccompagnavo a casa e la guardavo salire le scale con un po' di difficoltà, mi sentii in colpa per non aver considerato che forse non era il caso di farle bere roba tanto forte.

Quel portone... l'ho riaccompagnata a casa moltre altre volte. Una volta, per gioco, proprio lì le ho chiesto di sposarmi. Purtroppo non avevo diamanti a portata di mano così mi dovetti accontentare dell'anellino del tappo di una bottiglia di plastica. Lei mi guardava a metà tra lo stupito e lo sconvolto ed io solo molto tempo dopo mi resi conto che probabilmente, se follemente mi avesse detto di si, sarei corso in chiesa a parlare con il prete non appena fosse tornato a splendere il sole.

Abbiamo parlato a lungo, conversazioni di ore, attraverso discorsi apparentemente innocui le ho rivelato parti immense di me, rincorrrendo parole, frasi, idee ho cercato di comprendere qualcosa in più di lei. E poi c'era quel piccolo gioco, così tipico di me, da sempre sospeso tra il detto e il non detto: annotavo le iniziali delle parole di alcune frasi per ridere di lei, tanto bella anche quando si arrabbiava perché mi rifiutavo di dirle cosa significavano. E La guardavo a lungo, con la paura che un giorno non avrei più potuto farlo, sapendo già, inconsciamente che il giocattolo che avevo atteso tanto a lungo di avere era troppo fragile per le mie goffe mani.

Quante volte è stata a un passo da me, pochi centimetri che in un attimo si trasformavano in chilometri perché non sono mai stato capace di accettare di non essere l'unico. Rivedo ogni suo movimento, a volte quando sono sovrappensiero mi sembra addirittura di risentirne il profumo. Si divertiva a provocarmi, le riusciva dannatamente bene e d'altronde con me sfondava una porta aperta. Ricordo che a volte l'ho desiderata così intensamente da dovermene allontanare. A volte mi sorprendo a cercare i suoi occhi tra quelli delle persone che mi passano accanto, solo per rendermi conto che lei non c'è.

Del resto la vita non è sempre rose e fiori ed io mi sono avventurato su sentieri che sapevo mi avrebbero condotto a terre aride e desolate. Ho tentato con ogni fibra del mio essere di riscrivere il nostro destino e tutti i miei sforzi mi si sono rivoltati contro; anche se cerco in ogni modo di dimenticare, di superare il vuoto che si è creato dentro me sono ancora troppo debole per riuscirci. Questo continuo senso di irrequietudine mi ha spinto ad allontanarmi, a cercare il silenzio fuori da me nella speranza di riuscire a riportarlo anche in me, consapevole però che il mio cuore avrà sempre un punto cieco in corrispondenza di lei.

Adesso che il presente torna a reclamare la mia attenzione mi sovviene una frase... beh, sappi che tengo da parte in gran segreto un frammento di luna per te, lo avevo raccolto tanto tempo fa nella speranza di poterti rendere felice nel caso in cui me lo avessi chiesto... e seppure non dovessi mai tornare a reclamarlo sarà tuo per sempre.

lunedì 25 febbraio 2008

49 Scrivere Libero - VITA

Resto in casa.
Seduto.
Sulla sedia con le rotelle, una di quelle da ufficio.
Guardo il monitor, la pagina bianca di Word.
Il cursore lampeggia, si fa beffe di me.
Ho messo la mia vita in pausa.
Volevo scrivere. Di lei.
Ma non ho più parole.
Vivi e lascia vivere.
Lasciatemi.
Vivere.

Per Scrivere Libero 100

venerdì 22 febbraio 2008

Lettera a me

Ciao, come stai?
E' da tanto che non ci sentiamo, vero? Allora, che ne dici di raccontarmi qualcosa, cosa hai fatto in tutto questo tempo? Ma come, davvero sei stato quasi sempre chiuso in casa? Non ci posso credere! Non ti annoia rimanere intrappolato sempre tra le stesse quattro mura? Dici che non è un bel periodo eh? Ti capisco sai, il problema è che ci illudiamo di poter fuggire dall'evidenza costruendole attorno un muro di bugie; a forza di ripetersele smettono di essere stupide menzogne e diventano la nostra verità, almeno fino a quando non siamo costretti a confrontarci con la realtà... e quanto fa male vedersi sbattere in faccia la propria stupidità, vero?

Mi piacerebbe poterti consolare, dirti che domani andrà meglio, che il dolore non dura per sempre ma voglio essere del tutto sincero con te, penso che te lo meriti: non ho idea di come sarà domani o dopodomani o nelle prossime settimane, mesi, anni... non ti arrabbiare ora, lo so, non sono per nulla consolante e mi dispiace, però non me la sento di dirti che va tutto bene, che presto tutto si sistemerà.

Si, so cosa hai passato, capisco i motivi per cui ti sei sentito preso in giro, capisco che non hai capito quasi nulla e questo ti rode, però secondo me non è così, credo che ti siano solo sfuggite le cose più importanti! No no no, non fraintendermi però, non ti sto dando dell'idiota, dico solo che le domande che hai fatto erano giuste mentre probabilmente le risposte non del tutto e almeno di questo non hai tutta la colpa. Del resto ammetto che neppure io ho capito granchè in questa faccenda.

Non vuoi proprio dirmi cosa c'è che non va, vero? Sei così silenzioso, anche più del solito, e questo onestamente mi preoccupa, se prima qualche parola in una giornata la spiccicavi ora temo che spesso mi toccherà conversare da solo. E non te la prendere, lo sai che scherzo... non c'è bisogno che tu mi dica niente, ti conosco abbastanza bene e so cosa ti passa per la testa.

Ti ricordi quando eravamo piccoli? Giocavamo in quel benedetto campetto dalla mattina alla sera, c'era sempre il sole. Ricordi quando tornavamo a casa sporchi dalla testa ai piedi, tanto che tua mamma voleva farci spogliare fuori di casa? Non c'erano pensieri, niente ansie, dubbi... prendevamo dai giorni che venivano quel che capitava. Non so se capita anche a te ma spesso rimpiango quei tempi, eravamo piccoli, si, non potevamo fare quasi nulla da soli ma eravamo spensierati e con le idee molto più chiare di adesso.

Visto? Mi ci è voluto parecchio impegno ma un mezzo sorriso te l'ho strappato! Ora devo andare, si è fatto tardi e domani devo alzarmi presto, ma tu non smettere di sorridere e quando ti sentirai triste tanto da pensare di non farcela pensa a quello che sto per dirti: non darti tanta pena, rialza la testa e non chiuderti in te stesso... so che lo stai facendo quindi non dirmi che sto sparando cazzate! Continua a donare pezzi di cuore a chi ti sta intorno: molti ti deluderanno, tratteranno il tuo dono come carta straccia, ci passeranno sopra senza pensare alle tue sofferenze, qualcuno quel dono lo abbandonerà distrattamente in un mucchietto assieme a tanti altri senza neppure comprendere quanto per te sia prezioso, pochi, pochissimi ne avranno la cura che merita... e una sola un giorno accetterà di condividere il suo cuore con te. Quando questo succederà vedrai che tutto il resto non avrà più alcun senso!

Con affetto,
V.

giovedì 21 febbraio 2008

Al mio grande amore segreto... con lo smalto rosso da vamp, il corpo più bello che abbia mai visto, i capelli ricci lunghissimi, un sorriso che dopo averlo visto ti chiedi come hai fatto a vivere senza, l'energia dei coniglietti duracell e su per giù anche il loro stesso quoziente intellettivo... GRAZIE!

martedì 19 febbraio 2008

Playlist della settimana vol.1

Depeche Mode - Personal Jesus
[forza]

Ben's Brother - Let me out
[decisioni]

Negramaro - Una volta tanto (canzone per me)
[illusioni]

Zetazero - Ora stasera
[modi d'essere]

Bruce Springsteen - Girls in their summer clothes
[speranze]

Radiohead - Karma Police
[angoscia]

Francesco De Gregori - Pezzi di vetro
[tenerezza]

Incubus - I wish you were here
[desideri]

giovedì 14 febbraio 2008

Piccoli dettagli al buio

Quando mi sono svegliato questa mattina mi ero ripromesso di non scrivere, di lasciar scivolare via questa giornata cercando di non pensarci troppo... invece mi ritrovo qui davanti a queste pagine e a tutto quello che significano per me e le dita si muovono senza obbedire alla mia volontà.

Oggi è San Valentino, fuori c'è un bellissimo sole ma non ho voglia di festeggiare, non ho una donna con cui festeggiarlo. Sapevo che questo sarebbe stato un brutto periodo ma non lo avevo immaginato così nero. Da tempo mi sento come se fossi entrato in una lunghissima galleria di cui non si vede la fine. Io corro, corro disperatamente fino a non avere più fiato mentre tutto intorno resta uguale e se mi fermo sembra che non abbia fatto un passo. Sono così stanco, a volte ho l'impressione di scorgere la luce fuori di qui e allora moltiplico i miei sforzi. E' solo un'illusione, peccato che con un inquietante gioco prospettico questo dannato tunnel torni ogni volta ad allungarsi, ad inghiottirmi.

Sapete, comprendo che dalle mie parole possa trasparire una mancanza di fiducia, forse addirittura "un pipito" (cit.) di autocommiserazione. Potrei addurre mille giustificazioni, dire che ho il difetto di drammatizzare accadimenti già di per sè abbastanza tristi o che doverla lasciare andare dopo averla amata tanto (e non potete immaginare cosa voglio intendere con "tanto") mi ha svuotato interamente, sarebbe tutto vero. Potrei parlarvi di gelosie, risentimenti, rabbia, di lacrime che ho trattenuto a fatica, di altre che non mi è riuscito di fermare, di suppliche, prese di coscienza, di invocazioni al cielo, di una mancanza di serenità che dura da così tanto che non ricordo neppure quando è iniziata. Potrei raccontarvi questo e tanto altro ancora ma la verità è che ho paura.

Sono terrorizzato all'idea di perderla, e ancor più mi atterrisce il pensiero che potrei perdere me stesso. Rimanere solo mentre continuo a inseguire un sogno che non arriverà mai è quello che più mi spaventa. Ero pronto ad impegnarmi con lei, avrei accettato per lei di cambiare qualsiasi cosa, consapevole che tante rinunce, tanti sforzi avevano avuto il fine di farmela incontrare. Adesso, e lo dico con nel cuore tutta l'angoscia che un uomo possa sopportare, non ho più nessuna certezza. Come un sacchetto di plastica soffiato via dal vento la vita mi spinge qua e la senza preoccuparsi di me... del resto chi si preoccupa di una busta come tante altre?

Ho creduto di essere diverso, speciale, ho peccato di superbia e sono stato per questo giustamente punito. Quanto più sei in alto quando cadi, tanto più l'impatto è devastante.
Chiedo scusa a tutti, perdonatemi... cercavo solo di afferrare un sogno...

martedì 12 febbraio 2008

Felice S.V.

Vaffanculo.... vaffanculo.... VAFFANCULO!
Mi hanno scavato voragini nel cuore, anzi, me le sono procurate da solo.

Cerco di dimenticare, di non pensarci ma come è possibile che non ci riesca? Ci sono cose che ancora non posso vedere, non voglio vederle, prego di riuscire ad evitare di trovarmele sbattute in faccia all'improvviso. Che senso ha soffrirne ancora, preoccuparsi di quello che potrebbe accadere o di quello che so che accadrà?

Guardandola credo che il mondo possa essere migliore, quello che non riesce ad essere migliore purtroppo sono io.

Una fiamma spenta.

Ho bisogno di qualcuno che mi stia vicino, che mi faccia sentire considerato, qualcuno per cui possa rappresentare l'inizio e la fine.

Non sei tu e ti chiedo se puoi, se vuoi, di provare a capire cosa ciò significhi per me, specie in giorni in cui vedi fiori e cuoricini e ragazzini completamente persi nell'immaginare il loro amore. Ogni cosa riporta alla mente tanti desideri, tante speranze, attese che ti hanno portata lontano.

Sono solo e mi pesa, potrei far finta di niente ma cosa ne ricaverei? Solo altro dolore. Milioni di parole, di gesti che avrei voluto e non ho potuto fare,  si accumulano e pesano, mi opprimono, mi tolgono il respiro.

In momenti così anche solo una carezza può salvarti dall'inferno.

La situazione non può essere diversa da com'è, neanche io posso esserlo. Odio questi giorni con tutte le mie forze e odio la mia debolezza. Odio stare così e odio il fatto che a volte tu non lo capisca ma mi rendo conto che non è colpa tua.

Non mi entra in testa, hai ragione, e non ci entrerà mai. Non riuscirò mai a vedere quella scena senza sentirmi morire, è questo l'unico motivo per cui dico certe cose. Non per farti del male, unicamente per non farne a me stesso.

Ti chiedo troppo, lo so, ma spero che tu riesca a comprendere la mia pena.

47 Scrivere Libero - VIAGGIO

Il più lungo viaggio che ho intrapreso è stato quello alla scoperta di me.
Ho camminato lungo il viale alberato della mia tranquillità.
Mi sono fermato ad osservare il tramonto sulle rive di mari d'amore e sono fuggito quando tempeste di passione ne hanno sconvolto la quiete.
Ho sorvolato con poco interesse i miei deserti di difetti.
Mi sono perso in tortuosi splendidi labirinti di pensieri.
Ho conosciuto gente invisibile, sentito profumi inesistenti, nelle più belle città della mia immaginazione.
A pensare che sono appena partito mi sento felice. Si.

Per Scrivere Libero 100...

venerdì 8 febbraio 2008

giovedì 7 febbraio 2008

Una volta tanto

Avete mai avuto la sensazione che la musica, mentre ascoltate, smetta di essere suono per trasformarsi in immagine?

A me è successo, di nuovo, oggi.

Ero quasi sicuro che l'album dei Negramaro non mi avrebbe colpito, che sarebbe scivolato senza alti nè bassi, poi però ho sentito questa canzone, un brivido lungo la schiena, e ho avuto un attimo di smarrimento.

Imprinting di sensazioni passate mentre rivedo me steso sul letto a fissare il soffitto nel lunghissimo pomeriggio... estate calda, aria a tratti soffocante. Ricordo il telefono sul comodino accanto a me, così vicino da sembrare irragiungibile e una lettera iniziata milioni di volte perché qualsiasi parola mi sembrava banale, inutile. Ricordo, stranamente, ogni pensiero, come se lo avessi partorito ora. Ricordo sopra ogni cosa di averla immaginata, incantevolmente assorta, immersa in un mondo del quale non avrei mai fatto parte, e di aver sperato che in quell'attimo anche lei pensasse a me...

[...]

Una volta tanto dimmi sempre,
sarà per sempre.
Quanto ti costa dirmi sempre se poi sempre è una bugia.

Prendimi in giro e dimmi sempre ah
sarà per sempre.
Ma che ti costa dirmi sempre se poi sempre è una bugia.

Se chiudo gli occhi forse sei
tutti gli errori quelli miei.
Almeno tu fossi poesia
saprei cantarti e così sia.

Chiudessi gli occhi affogherei;
è un fiume in piena di vorrei.

[...]

Se chiudo gli occhi non ci sei
in fondo a tutti i miei vorrei.
Almeno tu lasciassi scia, saprei come lavarti via.

lunedì 4 febbraio 2008

Solo buio intorno

Passi lenti e silenziosi. Un uomo cammina solo, il bavero della giacca alzato per proteggersi dal freddo dell'inverno, forse i brividi che sente però nascono da un angolo remoto della sua anima, da profondità insondabili, inconfessabili. Un'ombra scura più della notte che lo avvolge e protegge.

Cammina, ha il mare alla sua sinistra, a tratti si ferma a guardarlo e si chiede cosa succede oltre l'orizzonte. Ricorda quando da bambino credeva che il mondo finisse in quelle acque, che lì dove riusciva ad arrivare la vista fosse il principio e la fine di ogni cosa e sognava, piccolo Ulisse ancora pieno di sogni e ambizione, di violare i misteri delle colonne d'Ercole della sua immaginazione. Ora sa che erano solo fantasie di un fanciullo, eppure continua a desiderare, certe notti, di poter salire su una barca, farsi inghiottire dalla notte, remare... remare fino a perdere le forze per poi lasciarsi trasportare dalle correnti verso terre lontane dove poter dimenticare il suo dolore.

In lontananza vede le luci della città riflettersi nell'acqua scura e sente le onde scagliarsi impetuose contro i frangiflutti. C'è profumo di mare. La luna, vezzosa, si nasconde dietro le nubi. "Che si stia avvicinando un temporale?" pensa, e per un attimo la fitta coltre di pensieri che lo turba si squarcia, "forse dovrei rientrare... avrei proprio dovuto portare un ombrello".

Se poteste vederlo forse capireste il turbinio di sensazioni che gli imperversa intorno, a tratti sembra che i demoni del suo passato assumano consistenza e gli danzino intorno sbeffeggiandolo mentre  lui, ignaro, cerca di scacciare passioni mai dimenticate.

Cammina solo, abbassa lo sguardo nelle rare occasioni in cui qualcuno gli passa accanto, forse vergognandosi della sua debolezza. Ha uno sguardo così bello, occhi di un verde limpido, profondi e dolci, però non riesce a nascondere il velo di tristezza che li copre.

Cadono le prime gocce di pioggia, lo sorprendono, resta immobile sotto la debole luce di un lampione. La sua ombra sembra un buco nero pronto ad inghiottirlo, quasi desidera che un oblio eterno lo costringa a strapparsi di dosso una parte di sè, la più importante. Alza la testa per rivolgere il viso al cielo scuro, per sentirsi l'acqua scorrere addosso. E' ancora lì ma ora accanto a lui c'è lei che ride felice per quel temporale improvviso, sembra passata un'eternità. Il ricordo di lei è vivido, allunga una mano nell'assurda speranza di poterla toccare ancora, accarezzarla come quel giorno, baciarla.

Stringe il pugno con forza e l'immagine scompare. Che sia passato un secondo, un minuto, forse un'ora? Non lo sa ma ha smesso di piovere. Sente le guance bagnate e stavolta non è il cielo su di lui. Sta piangendo. Domani avrà la forza di guardare avanti, oggi lascia che i rimorsi e la rabbia che lo dilaniano vengano fuori, oggi piove...

ON AIR : Skunk Anansie: You'll Follow Me Down

[...]
'Cos I don't want you, to forgive me,
you'll follow me down...
[...]

venerdì 1 febbraio 2008

Maybe... one day...

Perché non riesco a sputare fuori il veleno?
La rabbia, l'angoscia, l'ansia.
Può la volontà imbrigliare un cuore recalcitrante?
Amore e poi odio e ancora amore.
Perché ogni volta che ho di fronte lei sono così irrazionale?
...perché...