Eccoci.
Dopo anni di Splinder la di lui chiusura mi ha spinto, una volta tanto per tempo, alla ricerca di nuovi lidi virtuali su cui approdare. Gli esperimenti e la fatica, specie per salvare anni di me condensati in un blog, sono stati tanti ma credo di aver trovato la pace.
Mi piace qui, credo che mi fermerò per un po'... spero che non dispiaccia a nessuno. Per conto mio, siete tutti i benvenuti. Del resto si sa, più siamo e più ci divertiamo.
Che poi io ci penso e ci ripenso, e ci riripenso, e ririripenso, e così via. E la conclusione a cui giungo è sempre la stessa: "magnatavèlla n'emozione!"
E tutto ciò che ha un inizio prima o poi arriverà alla fine.
Sono stato bene a volte, e spesso male. Tra il principio ed il termine sono passati i giorni, e i mesi e gli anni. E gli occhi e il cuore sono pieni, stanchi e ammaccati eppure soddisfatti.
Dei mille e più volti quasi tutti sono ricordi sbiaditi.Alcuni resteranno, si trasformeranno in ricordi di dolci struggenti amori passati, mentre altri saranno storie da ricordare e raccontare quando signora Nostalgia deciderà di tornare a far visita.
Scrivo, senza motivi e senza un preciso filo logico. Scrivo perché è qui che ho cominciato e farlo ora che un altro capitolo si chiude mi sembra la maniera più naturale di far quadrare il cerchio. E' la mia vita che tenta di mordersi la coda, è il mio modo di ricordarmi che ci sono e sono ancora io, nonostante tutto, nonostante tutti. Scrivo perché nonostante sia contento c'è sempre una punta d'inquietudine ad accarezzarmi la pelle appena mi distraggo.
Un brindisi. A ciò che finisce, perché permette a tutto il resto di cominciare.
C'è che a me a volte la primavera fa venire un po' di tristezza anche quando c'è un sole grande grande fuori.
Capiamoci, non che mi manchino gli ormoni. Quelli ci sono e non hanno neppure bisogno delle belle stagioni per risvegliarsi. Però in alcuni momenti è più forte il senso di incompletezza. Che magari stai passeggiando distratto, ti pare di vedere una faccia conosciuta e resti per un istante sorpreso perché è impossibile che sia li. E quando realizzi che no, non è lei, è impossibile che lo sia, allora torna a salire quella sensazione amara che pensavi il tempo avesse cancellato.
Continuo a cercare gli occhi che ho perso, e a sperare che nuovi sguardi li sostituiscano. E intanto il sole è alto in cielo ed io devo uscire anche se non mi va.
Uno dei primi ricordi di quando ero bambino è legato a un campo di papaveri.
Era il primo giorno di scuola. L'estate era quasi finita e ricordo il giardino sotto casa, sembrava un mare rosso. Ricordo il grembiule e lo zainetto a tracolla. E ricordo l'ansia, la preoccupazione mista a timore per quello che sarebbe successo, la novità che rappresentava separarmi da casa. Quell'ansia non sarebbe più andata via ma allora non lo sapevo ancora.
Ho avuto una infanzia felice. Ci penso, a volte. Penso ai pomeriggi d'agosto che sembravano non finire mai, ai giochi, alle corse in bici, al tempo speso ad inseguire un pallone e con lui i sogni di ciò che sarebbe stato il futuro.
E poi il futuro è arrivato, ed è diventato presente prima e poi passato. E' strano come quello che immaginavo si sia rivelato diverso da ciò che è stato davvero. Ma forse non è poi così strano, forse il senso della vita è che per quanto tu possa immaginarla, per quanto si possano sognare milioni di possibilità, lei riesce sempre a sorprenderti.
Ho sempre desiderato fare mille cose diverse e forse questo mi ha condotto a non farne nessuna davvero bene. Tra così tanti interessi non sono riuscito a trovare la mia strada. Così, in alcuni giorni che vorresti finissero in un lampo, mi attanaglia la vecchia ansia. L'incertezza su cosa sarà, su cosa farò, su cosa sarò, e mi domando chi sono davvero.
Chi sono?
E il tempo passa, non si ferma, non ti lascia il tempo di capire. Chi sono e cosa voglio, cosa cerco, cosa aspetto, chi, e perché. E allora l'ansia diventa magone, un peso che opprime la bocca dello stomaco e avvolge i pensieri in una spirale di dubbio e rimpianto. Come è possibile che sia così semplice dimenticarsi di sè?
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