lunedì 3 dicembre 2007

Ritratto di uno sconosciuto

Cursore che lampeggia sullo schermo in attesa che il movimento febbrile di dita generi parole inascoltate e inascoltabili. Pagina bianca che illumina una stanza immersa nel buio. Trova conforto nella scrittura, rumore familiare di dita che corrono veloci sui tasti, monotonia musicale. Scrive perchè non ha molto altro da fare, questo almeno è quello che racconta agli altri... è un hobby, un piacevole diversivo, un modo per combattere una noia profonda.

In realtà quello che non dice quasi a nessuno è che il suo rapporto con le parole è molto più profondo. Intenso, appassionato, quasi fossero una, cento, mille donne che si contendono il suo amore. La sua mente le accarezza, le sfiora, le culla, le sceglie con cura maniacale per formare frasi, e periodi, e storie. Le ama solo per poi scoprire di odiarle ogni volta che vengono fuori di getto rompendo i filtri che ha sempre costruito tra sè e il mondo, quando rivelano ciò che è davvero, quando senza pudore mostrano -chiara come lenzuola stese ad asciugare nel sole di agosto- la sua anima. Le odia quando si nascondono, timide, spaventate dalle implicazioni nascoste tra significati e significanti.

Una penna e un foglio lo trasformano in un Don Chisciotte senza più illusioni, lancia e scudo di un cavaliere appartenuto a un mondo cancellato dal tempo, tanto legato ai suoi sogni quanto incapace di continuare a crederli realizzabili. Ha combattuto le sue battaglie, sfidato mulini, solo per scoprire che lottare contro il vento non ha senso, meglio lasciare che ti accarezzi il viso, che porti via sulle sue ali leggere le urla di rabbia e con esse il dolore. Meglio ascoltare il buon Sancho, delle volte dà l'impressione di essere un sempliciotto ma a pensarci chissà, in quel suo modo di fare scherzoso erano nascoste così tante verità.

Oggi però non ha niente di cui parlare, sta attraversando una fase in cui stanchezza e sconforto hanno sconfitto la volontà. Così ogni pagina diventa il suo strumento per fissare ricordi, emozioni, come quella volta che... o quell'altra quando disse... niente di nuovo insomma; è convinto che non è tempo di iniziare qualcosa di nuovo, sente di non essere abbastanza affidabile e qualunque cosa nascesse sotto queste premesse che futuro potrebbe mai avere?

Vorrebbe che il passato fosse passato, vorrebbe dimenticare, tornare a non sognare più; sa che sono solo sogni ma è un pensiero che non gli è di molto conforto tutte le mattine in cui si sveglia con la sensazione di aver perso di nuovo ciò che di più importante aveva... e vi posso assicurare che per lui non deve essere facile: provate solo a immaginare un continuo ritrovarsi nelle morbide tinte di un sogno che profuma di verità, solo per poi aprire gli occhi e scoprire che tutto è come prima, niente è uguale a prima... mentre chiudete gli occhi con forza, a un passo dalle lacrime, sperando di poter riportare indietro qualche frammento di quelle immagini evanescenti.

Ha il petto gonfio di desideri, ambizioni, speranze, scrivendone allenta la tensione provocata dalla loro morsa, nel tentativo di prolungare una fanciullesca spensieratezza al di là  delle costrizioni anagrafiche. Di tante cose ha scritto mostrandole orgogliose al mondo in cerca di un consenso. Alcune cose però le ha tenute per sè, le ha accartocciate, spiegazzate, le ha riposte in un angolo a cui è negato l'accesso a chiunque, troppo orgoglioso per mostrare quanto è profonda la sua insicurezza, ancora troppo debole per tornare ad offire il proprio cuore al pubblico ludribio.

Così scrive, ed ogni volta che lo fa il tempo si dilata e lui si sente libero. Di esprimere, di creare -demiurgo della parola- una nuova realtà, o semplicemente un'altra realtà.  Non finzione, non invenzione, non sofistica ricerca dei giardini dell'Eden, solo la propria realtà, in cui se hai fiducia, se ci credi, non è mai troppo tardi perchè le cose cambino.

"Uno scrittore è così" mi ripete spesso, anche se so per certo che non conosce un gran numero di veri scrittori; dunque forse sarebbe meglio dire che lui è così, non può fare a meno di guardare alla vita come se fosse un romanzo. Chissà, domani potrebbe voltare pagina e scoprire che la trama prenderà una piega inaspettata, del resto non è forse la vita la più fantasiosa delle sceneggiatrici?

Adesso non se la sente di pensarci, io che un po' lo conosco posso dire che si sta trascinando faticosamente lontano da qui, sta accettando una sconfitta compresa ma mai accettata anche se forse preferirebbe rimanere e combattere fino alla fine, invece è qui davanti a me che chiude gli occhi e desidera ardentemente che per pochi istanti ancora immagini del passato coprano il presente...

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