lunedì 16 marzo 2009

Ma 'ndo vai (se la banana non ce l'hai): cronaca di una morte annunciata (e di una resurrezione prospettata)

E' un attimo.

Inevitabilmente succede quando non te lo aspetti. Sei lì che ti godi il calore del sole pensando che forse si, forse finalmente sta arrivando la primavera e i prati stanno tornando a colorarsi di chiassose macchie di gente e forse il peggio è passato.


Poi però succede.

Ti fermi, i piedi inchiodati a terra, le gambe che sembrano pesare tonnellate, neanche fossero di piombo. Sciopero dei muscoli che non vogliono accondiscendere al desiderio di un cervello stanco e disperato, stressato e fin troppo stretchato, di allontanarsi il prima possibile, il più in fretta possibile.

In un attimo.

Il tempo di rendersi conto di chi sei e dove sei. Fare mente locale, focalizzare, vedo quel che vedo o è lo scherzo poco divertente di una mente sull'orlo di una crisi di nervi? Gli occhi saettano a destra e a sinistra cercando una via d'uscita alternativa che non c'è. Ormai ci sei dentro, una volta attraversate le forche caudine non c'è modo di voltarsi e tornare indietro. "E' una trappola, ragazzo, e tu ci sei cascato con tutte le scarpe!". E tu vorresti essere invisibile, al diavolo i sogni e le speranze di una vita, ora desideri unicamente essere Harry Potter, ti basterebbe anche essere solo un suo amico, perché se gli amici si vedono nel momento del bisogno ora hai un fottuto bisogno di quel fottuto mantello magico e di far finta di nulla;  invece invisibile non sei, occupi spazio, sei materia che si muove, carne, ossa, muscoli e nervi, cuore che batte così forte da pensare che chi ti sta intorno, sentendo il rumore di rullante, si giri a fissarti quando passi.

Farsi coraggio, che ci vuole?

Più semplice a dirsi che a farsi, ormai però sei stato individuato e agganciato, bersaglio (im)mobile, così facile da colpire che dopo un po' non dà neanche più soddisfazione. "Ormai è andata" pensi, "sii più indifferente che puoi, fai finta che non ci siano tutte queste persone... ma perchè non vanno a fare quello che devono fare?!?".

Un passo alla volta.

Senza fretta, e respira, accidenti! Tra i mille pensieri confusi ne spunta fuori uno, il più improbabile, e ti vedi mascherato come a Carnevale, uno schiaccianoci gigante capace di rompere una noce senza difficoltà tanto forte stai stringendo i denti. Assurdo? Si, ma almeno hai deviato l'attenzione e la tensione dalla situazione, mica poco!


E sorridi, santo Dio! Non sei mica a un funerale!!!

Vero, inserire tra le cose da fare nel prossimo secondo "stamparsi in faccia un bel sorriso". Ecco, così va bene... piuttosto forzato ma vista la situazione non ti si può certo chiedere di più. Vai ora, da bravo, saluta, sempre educato, pensa cosa direbbe mamma se sapesse che non ti comporti come ti ha insegnato.

Cammina, continua a camminare.

E stacca quegli occhi altrimenti tutta questa messinscena a cosa serve? Non guardare così, ti si legge come un romanzo giallo di seconda categoria, di quelli che sai già chi è l'assassino prima di leggerlo, a volte prima ancora di aprirlo! Dì qualcosa ma tieniti sul vago, anche se per la testa ti passa un'unica frase come se avessi attaccato alla fronte un display a led a scorrimento, "voglioandareviavoglioandareviavoglioandarevia!". Biascichi qualcosa del cui significato non sei del tutto convinto, che figura da cioccolataio!

Prima regola, non voltarsi indietro.

Anche se vorresti farlo, anche se le cose intelligenti da dire e quelle eclatanti da fare saltano su giusto un attimo dopo quello giusto. Non si torna indietro, stavolta no. Chiudi tutto a chiave, almeno due mandate grazie. Libera il pensiero, se oggi fà male domani ne farà meno. Torna fuori, lo vedi? Il sole è ancora lì.

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