giovedì 12 marzo 2009

Quando a non parlare con la gente inizi a pensare di essere pazzo

Ciao blog, come stai?
Certo che è da un bel po' che non ci si sente. Cosa hai fatto in tutto questo tempo? Te la sei spassata? Ti sei fatto leggere da mille persone? Da cento? Almeno da dieci, dai... no??? Scusami ma non riesco a crederti, sei un tipo così interessante! E poi sobrio, elegante. Ho visto che non hai più immagini nell'intestazione, hai ragione, questi siti di hosting non sono affidabili, una paio di mesi e ti cancellano tutto ma tu non ci pensare, troveremo un altro sistema e magari una nuova copertina.

Come sto io? Bene credo. In effetti è parecchio che non faccio un giro da queste parti, hai ragione, avrei dovuto farmi vivo ma non me la sentivo e se proprio vuoi saperla tutta non so neppure il perché. Eppure abbiamo sempre avuto un bel rapporto. Sai, forse il problema è che ti ho raccontato troppo quando tutto era troppo intenso e ora che mi sento... come dire... svuotato, mi sembrava così banale tornare e parlarti del tempo, o della crisi, o magari di qualche partita di calcio. Io e te siamo abituati a conversazioni molto più profonde e non volevo sminuirti.

Però è da un po' di tempo che mi sento pensieroso, le solite cose, lo sai. Troppo spesso mi capita di avere un approccio anche eccessivamente cerebrale a quel che mi succede e questo è il risultato. Credo che il problema sia che ho tagliato i ponti con buona parte delle persone che mi stanno attorno e più mi comporto così più mi rendo conto di non avere voglia di comportarmi diversamente.

Non parlo di me, non più. Farlo significherebbe ricominciare ad esporsi ed io non voglio farmi male di nuovo. Non c'è neppure bisogno di dire che tu rappresenti una eccezione, sei forse l'unico con cui sono sempre stato sincero, enigmatico a volte, a volte evasivo ma sincero.

Ti dico qualcosa che so non ti piacerà sentire: mi sforzo di far finta che non sia così, come quando pensi tanto intensamente a qualcosa da convincerti che sia vera, ma al passato ci penso ancora. Immagino dipenda dal mio assurdo modo di essere, da questo continuo sperare che ad ogni minuto, ad ogni secondo che passa le cose possano cambiare. Non sono capace di costringermi a smettere di sperare anche se dovrei.

Così da una parte penso alle sere che sono stato bene e a quelle in cui sembrava tutto sbagliato e inutile e fuori luogo e insensato e dall'altra mi domando ancora perché. C'è di buono che ora riesco a vedere che non sempre sono stato trattato come merito eppure questo non mi consola. Non provo rabbia, questo no, solo una gran tristezza.

Ecco, lo sapevo che avresti disapprovato. Dai, non fare così, le cose cambieranno. E non c'è bisogno di sottolineare che te l'ho detto mille volte senza che poi ci siano stati evidenti rinnovamenti! Facciamo così, prometto di passare un po' più spesso e di iniziare a scavare, che da qualche parte sono sicuro di avere ancora qualche semino di volontà.

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