venerdì 25 gennaio 2008

Spire di fumo

E' lì che continua a rimuginare su ciò che ha visto mentre si accende l'ennesima sigaretta. "Non fumare!", la voce di sua madre gli risuona nelle orecchie ad ogni primo tiro, "vuoi fare la fine di tuo nonno?". Ogni volta è sul punto di spegnere la cicca, dai sempre retta a mamma e papà, la lezione si è inculcata in lui piuttosto in profondità, lunghi discorsi su rispetto e obbedienza.

Pensava che avrebbe desiderato avere una catena ed un grosso lucchetto, di quelli che si usano per sbarrare i cancelli, ma sapeva che non era quello che lo avrebbe fatto stare meglio. Una catena per la donna che ami? Che senso avrebbe avuto? "E' lei che deve scegliere, capire", queste parole continuavano a ronzargli in testa, "lei sa cosa provo, sa chi sono... nel bene e nel male".

Provava una pesante frustrazione a non poter fare di più, eppure gli bastava girarsi e vederla, seduta al computer o china sui libri, lo sguardo assorto e l'espressione imbronciata, per dimenticare tutto il resto. La guardava cercando di non farsi notare per paura che lei leggesse nei suoi occhi storie che non voleva farle conoscere.

Dio quanto era bella, credeva di essere abituato ai suoi lineamenti, alle sue curve, agli atteggiamenti a metà tra quelli consapevoli di una donna e quelli istintivi, spontanei di una bambina. Invece ogni volta che la rivedeva era come la prima volta... un tuffo al cuore e subito dopo, quasi a rimediare agli attimi di scompenso precedenti, una accelerazione del battito; soprattutto tanta confusione però, sovraffollamento di parole in disordinati capannelli davanti alla barriera di labbra sigillate. Parlare con lei era una delle cose che preferiva nonostante la sua presenza per ignote ragioni lo faceva sempre sentire agitato.

Seguiva il movimento febbrile delle sue mani per poi risalire con lo sguardo alle spalle, al collo, alle labbra sottili, al piccolo neo che lo faceva impazzire -perfetta imperfezione- fino ad arrivare ai suoi occhi. Li adorava, erano la parte di lei che lo aveva colpito di più, tanto che a volte ancora adesso rimaneva a fissarli incantato. Attraverso loro aveva conosciuto lei, la sua forza, la determinazione, la dolcezza, il desiderio di non crescere, di continuare a vivere la favola della sua giovinezza, così come le sue fragilità, l'insicurezza, l'ingenuità. Attraverso loro col tempo aveva imparato a intuire i suoi stati d'animo: poteva dirgli che tutto andava bene, prendere in giro persone poco attente, ma a lui i suoi occhi non avevano mai mentito.

Ripensava a quando le aveva detto "ti amo" credendoci davvero, a quello che gli era costato esporsi così, al suo sguardo che gli aveva rivelato più di tutti i discorsi successivi, dolce, lusingato, imbarazzato ma soprattutto preoccupato per le implicazioni di quelle parole che lui, impulsivo come al solito, non aveva soppesato.

Intuisce una voce che lo chiama, era così sovrappensiero da aver dimenticato di non essere solo, la sigaretta è ormai consumata. In pochi minuti ha rivissuto così tante cose. Il suo sguardo ora è malinconico ma sereno. Non sa se sta guardando il suo grande amore, non sa se riuscirà ad innamorarsi di qualcuno come è successo con lei, poi i loro occhi si incrociano, lui li vede sorridenti... e non ha bisogno d'altro.

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