mercoledì 27 febbraio 2008

PUPS,PUFF(CL)

Arrivare alla fine di una storia è come leggere l'ultima pagina di un libro che per un breve periodo ti ha completamente assorbito facendoti dimenticare tutto il resto, in fondo sai fin dal primo istante che "non c'è niente che sia per sempre" ma lasci che la sospensione dell'incredulità ti trasporti in un mondo in cui tutto ciò che desideri è tutto ciò che è. Così quando l'unica parola rimasta è fine il sentimento più intenso è una malinconia profonda, la sensazione che d'ora in avanti sarà tutto diverso. E ti scopri a ripensare a immagini e sensazioni riaffioranti da un passato non troppo lontano: è come sedersi a sfogliare gli album di foto delle ultime vacanze. Ogni scatto ti riporta indietro ai momenti che hai vissuto... alcuni dei ricordi sono già sbiaditi, altri sono ancora tanto nitidi, quasi aggressivi nella loro chiarezza, come sogni già sognati mille e più volte.

Proprio ora, come se la scena si ripetesse davanti ai miei occhi, rivedo un pomeriggio di settembre, faceva ancora molto caldo. Il sole filtrava dalle persiane abbassate per metà donando una calda colorazione ambrata alla stanza. Se mi concentro un attimo riesco a sentirmi nuovamente pervaso dal senso di quiete di quel momento, nonostante la provvisorietà della situazione pareva che tutto fosse assurdamente perfetto nella sua imperfezione. Ed ho questa immagine impressa nella mente, di una ragazza seduta di un letto tanto grande rispetto a lei da sembrare che potesse inghiottirla tra le sue pieghe da un momento all'altro, e lei con le ginocchia al petto e lo sguardo curioso e intimorito. La luce metteva in risalto la sua bellezza semplice ed io cercavo di spiarla di sottecchi nel tentativo di non farmi notare, affascinato da quella presenza che sembrava emanare qualcosa di particolare. Solo col tempo avrei capito di cosa si trattava, in quel momento mi accontentavo di rubare uno sguardo apparentemente casuale ogni tanto. Ricordo anche di non essere stato particolarmente loquace, altro atteggiamento che più avanti sarebbe cambiato radicalmente.

Ecco, ormai i pensieri hanno preso il sopravvento sulla mia parte razionale, da sempre troppo debole. Ora mi rivedo in una fresca sera autunnale, non ne sono assolutamente sicuro ma credo sia una delle prime, forse addirittura la prima, in cui siamo usciti noi due soli. Non c'era malizia, nessuna premeditazione, solo due persone che piaciutesi a pelle, incuriosite l'uno dall'altra, hanno deciso di andare a bere qualcosa insieme. Nel locale non c'era troppa gente, sembrava che ormai i bei tempi delle serate universitarie affollate all'inverosimile e delgi schiamazzi che mi tenevano sveglio fino a notte fonda fossero ormai tramontati. Nonostante questo ricordo che stavo bene, c'era lei ed era l'unica presenza imprescindibile in quel momento. Era vestita di nero, capelli corvini, quegli occhi scuri che porto impressi nell'anima quasi mi avessero marchiato a fuoco, e la sua pelle pallida a creare uno strano, seducente contrasto. Bevevamo e parlavamo di niente, scherzavamo, ridevamo, credo più grazie all'alcol che alla brillantezza della mia conversazione, ed io ero felice. Assolutamente, incondizionatamente felice. E' stata una delle ultime volte che mi sono sentito così, quasi immerso nel mio personale universo parallelo, dimentico del mondo reale e di tutti i problemi che presto o tardi sarebbero tornati a bussare alla mia porta. Ricordo, e non posso fare a meno di sorridere, che lei si sentì male, ancora poco avvezza a rhum e tequila. Adesso mi sembra tutto così assurdamente comico ma allora, mentre la riaccompagnavo a casa e la guardavo salire le scale con un po' di difficoltà, mi sentii in colpa per non aver considerato che forse non era il caso di farle bere roba tanto forte.

Quel portone... l'ho riaccompagnata a casa moltre altre volte. Una volta, per gioco, proprio lì le ho chiesto di sposarmi. Purtroppo non avevo diamanti a portata di mano così mi dovetti accontentare dell'anellino del tappo di una bottiglia di plastica. Lei mi guardava a metà tra lo stupito e lo sconvolto ed io solo molto tempo dopo mi resi conto che probabilmente, se follemente mi avesse detto di si, sarei corso in chiesa a parlare con il prete non appena fosse tornato a splendere il sole.

Abbiamo parlato a lungo, conversazioni di ore, attraverso discorsi apparentemente innocui le ho rivelato parti immense di me, rincorrrendo parole, frasi, idee ho cercato di comprendere qualcosa in più di lei. E poi c'era quel piccolo gioco, così tipico di me, da sempre sospeso tra il detto e il non detto: annotavo le iniziali delle parole di alcune frasi per ridere di lei, tanto bella anche quando si arrabbiava perché mi rifiutavo di dirle cosa significavano. E La guardavo a lungo, con la paura che un giorno non avrei più potuto farlo, sapendo già, inconsciamente che il giocattolo che avevo atteso tanto a lungo di avere era troppo fragile per le mie goffe mani.

Quante volte è stata a un passo da me, pochi centimetri che in un attimo si trasformavano in chilometri perché non sono mai stato capace di accettare di non essere l'unico. Rivedo ogni suo movimento, a volte quando sono sovrappensiero mi sembra addirittura di risentirne il profumo. Si divertiva a provocarmi, le riusciva dannatamente bene e d'altronde con me sfondava una porta aperta. Ricordo che a volte l'ho desiderata così intensamente da dovermene allontanare. A volte mi sorprendo a cercare i suoi occhi tra quelli delle persone che mi passano accanto, solo per rendermi conto che lei non c'è.

Del resto la vita non è sempre rose e fiori ed io mi sono avventurato su sentieri che sapevo mi avrebbero condotto a terre aride e desolate. Ho tentato con ogni fibra del mio essere di riscrivere il nostro destino e tutti i miei sforzi mi si sono rivoltati contro; anche se cerco in ogni modo di dimenticare, di superare il vuoto che si è creato dentro me sono ancora troppo debole per riuscirci. Questo continuo senso di irrequietudine mi ha spinto ad allontanarmi, a cercare il silenzio fuori da me nella speranza di riuscire a riportarlo anche in me, consapevole però che il mio cuore avrà sempre un punto cieco in corrispondenza di lei.

Adesso che il presente torna a reclamare la mia attenzione mi sovviene una frase... beh, sappi che tengo da parte in gran segreto un frammento di luna per te, lo avevo raccolto tanto tempo fa nella speranza di poterti rendere felice nel caso in cui me lo avessi chiesto... e seppure non dovessi mai tornare a reclamarlo sarà tuo per sempre.

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