lunedì 20 ottobre 2008

Al mattino

Si alza, facendo bene attenzione a non incontrare nessuno, "perché ad inizio giornata sono intrattabile" si giustifica, aggiungendo come corollario che "in realtà lo sono per tutto il giorno".
Un caffè, sigaretta, piccoli rituali, abluzioni mattutine, per ritrovare sè stesso in quei semplici gesti, per iniziare a mettere in moto muscoli e cervello.

Ad ogni sorgere del sole mille pensieri iniziano a sbattergli contro le tempie confusamente, arruffati come quelle cuffiette che si ripropone di avvolgere con cura ogni volta che le utilizza e che invece, puntualmente, gli fanno perdere almeno dieci minuti nel tentativo di sgrovigliarle, che gli viene quasi da gridare, col sarcasmo tipico di chi si sveglia male da giorni, e ancora più tipico di lui, "fanculo! m'è passata la voglia di ascoltare qualsiasi cosa avessi stupidamente pensato di ascoltare, e fanculo pure alla tecnologia, domani vado a comprarmi un fottutissimo grammofono a manovella!".
Dicevamo... pensieri, vanno e vengono come le onde quando sei sdraiato -distratto- sul bagnasciuga, l'acqua ti raggiunge all'improvviso e ti accorgi con un piacevole brivido di come ti si sono rinfrescate le chiappe, solo che qui la sensazione è meno piacevole. E non sono neppure così semplici da sbrogliare come le dannate cuffiette, questi suoi cavolo di pensieri. Loro scappano, rifuggono le classificazioni, si nascondono dietro fili di cotone che a lui, in uno strano gioco di prospettive irreali sembrano colonne di cemento armato costruite per tenere in piedi grattacieli; "Escher avrebbe capito come mi sento" mormora a mezza voce.

Ancora mezzo intontito accende il computer, rumore di ventole che iniziano a girare, hanno calore da dissipare, ruotano senza sosta cercando di tenere il ritmo, in una lotta serratissima contro le leggi sulla conservazione e trasformazione dell'energia. Ci sono giorni in cui non avrebbe voglia di far partire quella benedetta scatoletta, però ogni volta si ripete "e se qualcuno mi ha cercato? se avessi ricevuto una mail importantissima? se il destino del mondo dipendesse dal fatto che io mi colleghi all'internet ora?" (probabilmente quest'ultima domanda è un po' pretenziosa ma lasciamogli la piccola soddisfazione di ritenersi -virtualmente- indispensabile per pochi minuti).

La tentazione però è lì in agguato, ti aspetta dietro un angolo, ti invita a seguirla subdolamente, ti si piazza fuori dal campo visivo soffiandoti contro l'aroma di una torta appena sfornata e quando tu, troppo debole per resistere alla tentazione, segui quella scia odorosa con un filo di bavetta alla bocca e l'incapacità assoluta di formulazione di pensieri razionali -bam!- ecco che quella torta ti finisce in piena faccia. Roba da farcisi grasse risate se non fosse tuo il volto pieno di panna e crema pasticciera.
Ma stiamo divangando di nuovo, parlavamo di tentazione, si... ecco, la sua tentazione è rappresentata da un omino blu e tutto il suo allegro e colorato mondo di "instant messaging", e quasi senza volerlo, stile seduta spiritica, il mouse si muove sull'iconcina.

"Vabbè, visto che ormai ci sono tanto vale dare un'occhiata, giusto il tempo di vedere chi c'è" mente, sapendo di mentire ma ignorando il fatto per non dover fare i conti con la propria coscienza con cui ancora non riesce a scendere a patti: "In un mondo corrotto proprio a me doveva capitare un fottuto grillo parlante incorruttibile!" si dice con rabbia, confortato dal fatto che essendo solo nella stanza nessuno possa pensare che sia pazzo sentendolo insultarsi da solo. In realtà vuole controllare se c'è una persona in particolare, perché non sa dove sia finita, se stia bene o no, e per quanto abbia ripetuto almeno mille volte negli ultimi giorni "possano cascarmi mani e braccia -e pure il pistolino, cacchio!- se provo a farmi vivo io!!!" starebbe più tranquillo sapendola viva e con tutti i pezzi ancora al proprio posto.

Invece tutto quello che ottiene in cambio è silenzio, chiede al monitor "dove sei?" ed è tentato dall'idea di prenderlo a pugni quando questo non risponde ma, come si usa dire, "ambasciatore non porta pena", e soprattutto non porta i soldi necessari a ricomprarlo dopo.

E così ritorna a vivere la sua giornata, cercando di non far caso a quel pensiero fisso in un angolo della sua mente.

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