mercoledì 29 ottobre 2008

Rabbia. La sente dentro, montare sempre più, senza controllo. Come se gli avessero acceso un fuoco al centro del petto e l'incendio divampasse senza controllo, diffondendosi a tutto il corpo. Non agli occhi però, si rende conto che ha la vista offuscata. Gli occhi umidi, non vuole piangere ancora, si sente così debole eppure batte i pugni sul tavolo, con violenza, in un'improvviso scatto d'ira così estraneo alla sua natura e per questo ancor più volento si alza, e inizia a colpire l'aria vedendo in essa un volto, null'altro che la proiezione di tanto dolore.
Si lascia andare sul letto, sfinito, ormai non ne può più, vorrebbe solo poter abbassare le palpebre con la facilità con cui tira giù le persiane e dormire. Dormire e dimenticare. Dormire e smettere di continuare a lacerarsi il cuore. Vorrebbe spegnersi, e risvegliarsi in un mondo diverso, vivo di persone diverse, ma non ci riesce. Troppi i pensieri, i fili da annodare, troppe le parole e i gesti che esigono nuova attenzione. Sente un pulsare sordo e costante alle tempie, un dolore che si irradia fino alla mascella e si accorge che sta serrando i denti. E' la sua reazione, come se avesse paura che anche un solo spiraglio aperto possa trasformarlo nella copia mal riuscita del vaso di Pandora.
Cerca di rilassarsi, qualche respiro profondo, lascia che la tensione nei muscoli si allenti ma la Domanda, la madre di tutti i quesiti, torna a tormentarlo come un vecchio disco incantato... perché?
Si è dato almeno un milione di risposte, altrettante ne ha sentite da amici e non, eppure sembra che nessuna lo abbia mai convinto davvero.
Si sente sconfortato, deluso, amareggiato da qualcosa che pure sapeva sarebbe accaduto. Forse però la cosa che lo spaventa di più è che si sente svuotato, senza avere la minima idea di come reagire, al contrario chiedendosi se vale davvero la pena di reagire.

Ha perso tutte le sue battaglie.

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