martedì 25 luglio 2006

Tempus Fugit

Le situazioni cambiano, si evolvono, ma restiamo sempre uguali a noi stessi. Ti volti a guardarti alle spalle e rivivi frammenti di memoria, immagini che compaiono all'improvviso nitide come se tutto fosse successo pochi attimi prima. Il tempo passa, le situazioni cambiano, si evolvono, e noi continuiamo a correre incontro al destino sperando che domani sia un giorno migliore. Dicono che nella vita si cambia, forse è vero, io credo di no.
Siamo quello che siamo da sempre, lo saremo per sempre, potrà cambiare l'apparenza, mitigata dalla saggezza, ma la sostanza resta; può cambiare il nostro modo di rapportarci con le persone, di guardare il mondo, ma non può cambiare la nostra essenza, e in fondo tutto questo mi conforta, perchè so che le persone che oggi sono i punti fermi della mia vita lo saranno anche in futuro.
Ho deciso di accettarmi, e di accettare chi mi circonda, cambiare qualcuno è impresa impossibile, per questo mi acconteto di vizi e virtù, del resto ognuno ha in sè qualcosa di positivo.

4 commenti:

  1. come si dice dalle mie parti: " Cu nasci tunnu nun mori quadratu!"

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  2. ah si? tutti hanno delle qualità? io ti sottoporrei volentieri un paio di soggetti e ti sfiderei a trovargli le qualità... mission impossible

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  3. ma si..siamo semplicemente imperfetti ed è questo il bello..ognuno di noi un curioso ed interessante labirinto di incongruenze che rendono alla conoscenza quel pizzico in più...
    é quella la molla che ci spinge ad andare avanti a conoscere sempre più un individuo al fine di arrivare ad accettare sia i suoi pregi sia i suoi difetti...

    bascioni :)

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  4. La linea d'ombra... la nebbia che io vedo a me davanti...
    per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovo.
    Mi offrono un incarico di responsabilità: portare questa nave verso una rotta che nessuno sa...
    è la mia età a mezz'aria, in questa condizione di stabilità precaria,
    ipnotizzato dalle pale di un ventilatore sul soffitto
    mi giro e mi rigiro sul mio letto.
    Mi muovo col passo pesante in questa stanza umida di un porto che non ricordo il nome,
    il fondo del caffè confonde il dove e il come
    e per la prima volta so cos'è la nostalgia, la commozione...
    nel mio bagaglio panni sporchi di navigazione,
    per ogni strappo un porto, per ogni porto in testa una canzone...
    è dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione,
    senza preoccupazione, soltanto fare ciò che c'è da fare
    e cullati dall'onda notturna sognare la mamma... il mare.
    Mi offrono un incarico di responsabilità:
    mi hanno detto che una nave c'ha bisogno di un comandante
    mi hanno detto che la paga è interessante
    e che il carico è segreto ed importante. Il pensiero della responsabilità si è fatto grosso:
    è come dover saltare al di là di un fosso che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato,
    saltare verso il tempo indefinito dell'essere adulto.
    Di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura:
    cosa sarò? dove mi condurrà la mia natura?
    La faccia di mio padre prende forma sullo specchio, lui giovane io vecchio,
    le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio
    "la vita non è facile, ci vuole sacrificio, un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione"
    arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione!
    E adesso è questo giorno di monsone,
    col vento che non ha una direzione,
    guardando il cielo un senso di oppressione,
    ma è la mia età: dove si sa come si era e non si sa dove si va, cosa si sarà.
    Che responsabilità si hanno nei confronti degli esseri umani che ti vivono accanto?
    E attraverso questo vetro vedo il mondo come una scacchiera
    dove ogni mossa che io faccio può cambiare la partita intera
    ed ho paura di essere mangiato ed ho paura pure di mangiare.
    Mi perdo nelle letture, i libri dello zen ed il vangelo,
    l'astrologia che mi racconta il cielo.
    Galleggio alla ricerca di un me stesso con il quale poter dialogare,
    ma questa linea d'ombra non me la fa incontrare.
    Mi offrono un incarico di responsabilità,
    non so cos'è il coraggio: se prendere e mollare tutto,
    se scegliere la fuga od affrontare questa realtà difficile da interpretare, ma bella da esplorare, provare a immaginare cosa sarò quando avrò attraversato il mare, portato questo carico importante a destinazione, dove sarò al riparo dal prossimo monsone.
    Mi offrono un incarico di responsabilità:
    domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire,
    getterò i bagagli in mare, studierò le carte
    e aspetterò di sapere per dove si parte, quando si parte
    e quando passerà il monsone dirò
    "levate l'ancora, diritta avanti tutta,
    questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione!"

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